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STRIGLIALO, PACCIAMALO… È BIO

da | 3 Ott 2020 | NEWS

risicoltura biologica-Risobiosystems

Sul numero del Risicoltore di agosto sono usciti i primi risultati del progetto Risobiosystems, finanziato dal Ministero delle politiche agricole e forestali (Mipaaf), che ha visto collaborare numerosi partner (CREA-RIS, in qualità di capofila, CREA-PB, Università degli Studi di Torino, Università degli Studi di Milano, CNR-IR-CRES ed Ente Nazionale Risi). Sappiamo che la divulgazione degli esiti di questa sperimentazione divide (leggi l’articolo sulle rivelazioni di Bocchi e la risposta di Carrà), ma qui ci occuperemo del puro dato tecnico. Presso i campi del Centro Ricerche sul Riso, sono state valutate due note tecniche nel controllo delle infestanti in risicoltura biologica, quali l’impiego combinato della falsa semina e dell’erpice strigliatore nella semina interrata e l’utilizzo dei residui della cover crop come copertura pacciamante (pacciamatura verde) nella semina in acqua.  

La strigliatura, prima tecnica di Risobiosystems

La prima tecnica, definita comunemente “strigliatura”, si basa sull’impiego dello strigliatore, ovvero un erpice estremamente leggero  composto da denti elastici che lavorano sui primi 4-5 cm di terreno estirpando le avventizie emerse. Solitamente, dopo due erpicature utili ad attuare una falsa semina, si effettua una o due strigliatura in pre-semina e fino a quattro in post-semina, posticipando la semina tra il 25 maggio e la prima settimana di giugno.

Per quanto riguarda la tecnica di semina, è importante interrare ad una profondità di 4-5 cm ed utilizzare una dose maggiorata di semente, per contrastare la minor germinabilità dovuta all’epoca tardiva e le perdite dovute alle strigliature.

La pacciamatura verde per il Risobiosystems

La seconda, scoperta della famiglia Stocchi, viene denominata “pacciamatura verde” e si basa sulla predisposizione di una coltura di copertura in successione prima del riso, seminandola a righe a fine agosto, solitamente consistente in un miscuglio di loiessa (Lolium multiflorum) o avena e leguminose (veccia e trifoglio) o nella semina di loiessa in purezza. La biomassa che se ne sviluppa viene trinciata o allettata a metà maggio, subito dopo la semina del riso.

Quest’ultima avviene a spaglio, dopodiché si esegue immediatamente la prima sommersione, che dura circa 5-7 giorni, in base alle temperature che regolano l’intensità dei fenomeni fermentativi a carico della biomassa di cover crop, che sviluppano allelopatie capaci di inibire lo sviluppo di infestanti. Dopo la prima sommersione, segue un’asciutta prolungata di circa due settimane, per poi sommergere nuovamente la risaia.

I risultati delle tecniche

L’efficacia delle tecniche del progetto Risobiosystems è stata valutata considerando due parametri: il numero di piante infestanti al m² in diversi momenti del ciclo colturale e il peso delle infestanti al m² valutato alla raccolta. Inoltre, per meglio valutare l’effetto della pacciamatura sull’emergenza delle infestanti, nella semina in acqua è stato effettuato un confronto tra parcelle in cui è stata mantenuta la cover e in cui è stata asportata. Nella semina interrata si è utilizzato S. Andrea (180kg/ha), a seguito dell’interramento di un erbaio di leguminose. Nella semina in acqua si è utilizzato S. Andrea (250kg/ha nel 2017 e 350 kg/ha nel 2018), la terminazione degli erbai è stata effettuata per mezzo di trinciatura o rullatura nel 2017 e con sola rullatura nel 2018. 

I risultati del Risobiosystems dicono che: per quanto riguarda l’utilizzo combinato di falsa semina ed erpice strigliatore, nel 2017 è stata osservata un’elevata presenza di Ammania coccinea, poco dannosa perché sviluppatasi tardi, così come le altre infestanti registrate. Nel 2018 il riso si trovava in successione alla soia ed il grado di infestazione è risultato più basso, con una presenza minima di malerbe già nelle prime fasi colturali. In entrambi gli anni, la quantità di biomassa di infestanti ottenute alla raccolta è risultata molto ridotta. In relazione all’impiego della pacciamatura verde, nel 2017 è stata osservata una rilevante differenza nel controllo delle infestanti tra le tesi con e senza copertura. Un maggior controllo delle infestanti è stato rilevato con il miscuglio loiessa + veccia, dove il maggior sviluppo della graminacea ha fornito una più fitta e duratura copertura del suolo. Nel 2018 il riso ha beneficiato della precessione con la soia.

Il peso secco delle malerbe alla raccolta del riso è risultato quasi nullo nelle tesi con pacciamatura e inferiore ai due terzi in quelle con asporto delle cover. Per quanto riguarda le specie infestanti presenti, anche in questo caso Ammannia coccinea è risultata la specie più invasiva, soprattutto in condizione di assenza di pacciamatura, per la sua capacità di insediarsi laddove il riso non copre adeguatamente e precocemente il terreno.

Questi risultati, dunque, hanno permesso di confermare l’efficienza della tecnica definita “strigliatura”,  da attribuirsi alla corretta gestione della falsa semina e delle operazioni di semina, legate all’accessibilità dei suoli ai mezzi meccanici e alla presenza di ottimali condizioni pedoclimatiche. Inoltre, il prolungamento della fase di falsa semina e il posticipo dell’epoca di semina consentono di andare incontro a l’instaurarsi di andamenti climatici caldi e asciutti.  

Anche l’impiego della pacciamatura verde nella semina in acqua ha mostrato un ottimo controllo delle infestanti a cui si aggiunge un limitato impiego di mezzi tecnici, dimostrando buone potenzialità produttive. È quindi possibile ricondurre il buon risultato finale della tecnica alla riuscita degli erbai intercolturali e alla conseguente produzione di biomassa epigea. La sperimentazione ha evidenziato l’importanza dell’impiego di graminacee per consentire una buona durata dell’effetto pacciamante. Infine, non bisogna dimenticare l’importanza di un’attenta gestione dell’acqua, individuando il momento più opportuno per procedere all’asciutta iniziale dopo la semina, ed evitando così eccessive perdite di germinelli, causate dall’effetto fitotossico della fermentazione. Autore: Ezio Bosso

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