Non è una bella novità. Sa di beffa. E vien da chiedersi perché il Ministro Centinaio non stia dicendo nulla, per quanto la notizia circoli da giorni. Infatti, secondo il quotidiano francese Le Figaro, la Cambogia e i produttori di riso cambogiano hanno annunciato qualche giorno fa il ricorso alla Corte di Giustizia europea per chiedere di eliminare i dazi all’importazione sul riso Indica. Nell’inchiesta che ha portato alla reintroduzione di questi dazi, secondo i produttori asiatici, «la Commissione chiaramente non ha raccolto tutte le prove richieste. Sono state fatte ampie generalizzazioni», scrivono in una dichiarazione.
I diritti violati
L’indagine, secondo i cambogiani, «non prova che le difficoltà affrontate dall’industria dell’Unione Europea siano una conseguenza diretta del volume e dei prezzi delle importazioni dalla Cambogia». Secondo la tesi dei produttori asiatici, questi dazi doganali sono «dannosi per l’economia cambogiana e la sua industria, ma soprattutto per il suo popolo». Contattata da AFP, la Commissione europea non ha commentato. Il riferimento ai diritti del popolo cambogiano suona però come una beffa: una delle accuse più forti dell’Europa alla Cambogia era proprio quella di aver utilizzato i proventi della vendita del riso per migliorare le condizioni di vita dei contadini locali e, poiché l’esenzione daziaria era stata concessa nell’ambito di un’operazione di cooperazione per lo sviluppo, questo argomento è stato dirimente.
La clausola
I dazi della tariffa doganale comune sono stati ripristinati all’inizio dell’anno in via temporanea sulle importazioni di riso Indica originario della Cambogia e del Myanmar/Birmania. Si è trattato di una grande vittoria per l’Italia, che ha ottenuto l’adozione della clausola di salvaguardia. Il dazio applicabile in Europa per tonnellata del prodotto è pari a 175 per il primo anno, a 150 per il secondo anno e a 125 per il terzo anno. In Cambogia, circa la metà delle 625.000 tonnellate di riso prodotte nel Regno sono state esportate nei mercati dell’UE nel 2018, riporta il quotidiano francese.
Il silenzio del Ministro
La notizia, come abbiamo detto, è clamorosa: solitamente Le Figaro è ben informato su questi temi e c’era da aspettarsi una reazione cambogiana dopo la clausola. Se fosse confermato il ricorso al tribunale europeo, evidentemente i primi ad esserne stati informati sarebbero i nostri governanti, che hanno guidato l’offensiva europea contro la Cambogia. Per questo, il silenzio di Centinaio è sospetto: o non ne sa nulla, o preferisce affrontare l’argomento dopo le elezioni europee, per non perdere voti in risaia. Ma la filiera ha diritto di sapere. (Leggi l’articolo di Le Figaro)