L’introduzione di varietà di riso ottenute con tecniche di selezione innovative si sta diffondendo sempre più. Lo dimostra l’articolo scientifico de “Il Risicoltore” di maggio. Qui si afferma che, a proposito di una prova su riso trattato con Verresta e nei due anni precedenti con Beyond: «è risultata altamente resistente al Cicloxidim e al Quizalofop. E’ stata adeguatamente controllata dall’Imazamox». Il primo caso di resistenza del crodo agli inibitori dell’Accasi in Italia! Ma vediamo cosa sta succedendo.
Nella tabella (diffusa da Corteva Agriscience su dati di Ente Nazionale Risi), sono evidenziati i differenti tipi di riso coltivati in Italia nel 2024. Gli stessi sono suddivisi per precocità e tecnologia di resistenza agli erbicidi.
RISO RESISTENTE AGLI ERBICIDI ORMAI MAGGIORANZA
Analizzando la tabella appare chiaro come l’utilizzo di varietà di riso “resistenti” ad un principio attivo copre ormai la maggioranza delle coltivazioni.
Inoltre la liberalizzazione della tecnologia degli IMI tolleranti e la messa in commercio di formulati non legati alla sottoscrizione di contratti di coltivazione specifici, spingerà anche in futuro ad un aumento dell’utilizzo di questi tipi di risi. Questo costituisce un indubbio vantaggio per il risicoltore. Tuttavia porta inevitabilmente alla nascita di nuove problematiche.
Trattandosi di “mutazioni” del genoma del riso indotte in laboratorio ma assolutamente naturali, le stesse possono essere replicate anche dal “grande laboratorio della natura”.
Per questo motivo l’impiego di prodotti erbicidi attivi su tutte le graminacee che non presentano mutazioni specifiche nel proprio genoma causa la sopravvivenza di queste ultime, sia coltivate, sia spontanee.
Perciò si è assistito ad una selezione delle graminacee infestanti che “naturalmente” hanno una resistenza agli erbicidi. Nella tabella seguente è riportato uno studio (diffuso da Corteva Agriscience) che evidenzia una stima della diffusione delle infestanti resistenti nelle risaie italiane negli ultimi anni. (https://www.risoitaliano.eu/crescere-con-corteva/).
GIRE: GRUPPO ITALIANO RESISTENZE ERBICIDI
Il fenomeno è comune a tutte le coltivazioni, non solo al riso, e per questo è stato istituito il GIRE (Gruppo Italiano Resistenza Erbicidi) formato da numerosi membri sia pubblici che privati (per il riso è presente l’Ente Risi). Lo scopo del GIRE è quello di facilitare un’efficace gestione della resistenza favorendo la cooperazione e la comunicazione tra gli organismi di ricerca, le industrie e gli operatori del settore allo scopo di promuovere un uso responsabile e più efficace degli erbicidi, oltre ad una maggiore consapevolezza del problema delle “resistenze” basandosi su una gestione integrata delle malerbe.
In un recente articolo de “Il Risicoltore”, l’organo di informazione di Ente Risi, il GIRE ha portato un aggiornamento sulla situazione delle infestanti resistenti nelle risaie italiane.
In collaborazione con i tecnici risicoli (in particolare quelli dell’Ente Risi), sono stati prelevati campioni di semi di infestanti sopravvissute agli erbicidi in diverse risaie italiane. Le stesse si sono analizzate in laboratorio per verificarne la resistenza ai diversi principi attivi. I risultati sono indicati nella tabella seguente presa da “Il Risicoltore”.
IL GIAVONE RESISTENTE
I dati confermano un fenomeno in continua espansione rappresentando, potenzialmente, il principale problema per le risaie del futuro. Molto significativa la conferma della presenza nelle risaie italiane di giavoni che manifestano resistenze ai diversi erbicidi. Si tratta di un importante campanello di allarme. Cosa fare quindi per dilazionare il più possibile la diffusione di infestanti non più sensibili agli erbicidi in uso?
Nel sito del GIRE, trovate le principale raccomandazioni degli esperti. LEGGI QUI (http://gire.mlib.cnr.it/index.php?sel=lineeGuida) Tuttavia le stesse posso essere riassunte, a mio avviso, con un’unica parola: rotazione.
ALTERNARE LE TECNOLOGIE
Tutti gli agronomi sanno che alternare le diverse coltivazioni nello stesso campo consente di massimizzare i risultati produttivi e ridurre i costi. Tuttavia le condizioni di mercato delle colture alternative al riso sono insoddisfacenti.
Insomma, l’unica soluzione praticabile è quella di alternare le diverse tecnologie tra loro in modo da poter utilizzare principi attivi differenti nei diversi anni contenendo in più possibile le infestanti “resistenti”. Ciò avviene grazie ai diversi “meccanismi di azione” dei vari prodotti.
Come suggerito anche dallo stesso GIRE tra le diverse tecniche da considerare bisogna inserire la vecchia “falsa semina”. Quest’ultima consiste in trattamenti anche con glifosate o altri prodotti simili, consentendo di utilizzare un prodotto con meccanismo di azione completamente diverso da quelli in uso sui risi “tolleranti”.
NON BISOGNA LASCIARLO NASCERE
Alcuni tecnici sostengono: «Alternare le tecnologie nei diversi anni rappresenta la principale arma nelle mani dei risicoltori per combattere le “resistenze”, non occorre tuttavia trascurare l’impiego di prodotti contro la germinazione dei semi che, per ora, non hanno ancora generato infestanti che sfuggono al loro controllo». «Non bisogna lasciarlo nascere», potrebbe essere lo slogan di una ipotetica campagna contro le resistenze.
La crescente disponibilità di varietà di riso con granello differente e diversa “tecnologia” facilita questa attività, consentendo di fornire tipi con il granello richiesto dal mercato ma con diverse caratteristiche di coltivazione.
Pertanto, una avveduta scelta del riso da coltivare, indipendentemente dalla “facilità di coltivazione” della stessa, costituisce, a mio avviso, la principale arma a nostra disposizione. Autore: Franco Sciorati.
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