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PSR LOMBARDO: ANALIZZIAMO LA MISURA 4

da | 12 Ago 2015 | NEWS, Norme e tributi

foto FlavioIl nuovo PSR della Lombardia, approvato dalla Commissione UE lo scorso 15 luglio e reso esecutivo dalla DGR 3895 del 24 luglio, diventa ora pienamente operativo con l’ emissione del bando contenente le Disposizioni Attuative per la Misura 4, concernente gli “Investimenti per immobilizzazioni materiali”, avvenuta il 31 luglio. Nel bando (pubblicato in Burl il 10 agosto: il testo può essere letto QUI) vengono elencati gli interventi ammissibili, le modalità e tempistiche di presentazione delle domande, i criteri per la formazione delle graduatorie di punteggio per l’ammissibilità al finanziamento. 

Ad una prima analisi emergono diversi elementi interessanti su cui pare opportuno focalizzare l’ attenzione del lettore. Innanzitutto si ribadisce che possono accedere ai contributi solo i soggetti, singoli o in forma societaria, che siano in possesso della qualifica di IAP (imprenditore agricolo professionale, come definito dal D.L.vo 99/04); inoltre le aziende richiedenti devono essere in regola con la “direttiva nitrati”. Tra gli interventi ammissibili figurano le costruzioni, le ristrutturazioni ed i risanamenti conservativi di fabbricati destinati all’attività agricola, o per lo stoccaggio di prodotti aziendali; gli adeguamenti impiantistici (compresi quelli che comportano smaltimento dell’ amianto); l’acquisto/realizzazione di dotazioni fisse per la lavorazione e conservazione dei prodotti aziendali (ma anche per gli eventuali effluenti zootecnici). Sono ammesse pure le spese per la realizzazione di capannine meteorologiche e di impianti per l’ abbattimento dell’ inquinamento puntiforme da fitosanitari (i cosiddetti “biobed”). 

Vengono ammessi anche gli acquisti di macchine “innovative” ricomprese nell’ Allegato 1 della delibera. Si tratta principalmente di macchine per la distribuzione di effluenti zootecnici che forse non interessano la grande maggioranza dei risicoltori. Tuttavia tra le macchine ammissibili si segnalano le irroratrici a manica d’ aria (peraltro di non agevole utilizzo a causa del peso in molti terreni di risaia) e soprattutto le macchine per la distribuzione a rateo variabile dei fertilizzanti (direttamente connesse con le tecniche dei agricoltura di precisione basate su sensori di vigore, droni e mappe di prescrizione, di cui Riso Italiano si è ampiamente occupato grazie alle esperienze degli amici Peppino Sarasso e Nino Chiò); inoltre sono ammesse le macchine combinate per la minima lavorazione e per la semina diretta su sodo, connesse con le pratiche di agricoltura “conservativa”. 

L’ entità dei contributi, erogati in conto capitale, è del 35% della spesa ammessa per la generalità delle aziende di pianura, mentre arriva al 45% per le aziende che abbiano per legale rappresentante un giovane agricoltore come definito dal reg. Ue 1305/13 ( le percentuali di contributo sono elevate del 10% per le aziende di montagna, ma questa è una casistica che ovviamente non interessa i risicoltori). La spesa ammissibile per domanda non può eccedere i 3 milioni di euro, ma non può neppure essere inferiore a 40 mila euro. 

Le Domande di contributo devono essere presentate mediante SISCO (e non più mediante Siarl) a partire dal 3 settembre e con termine al 3 novembre 2015. Potranno essere compilate direttamente dal richiedente se in possesso delle credenziali di accesso al portale o dai soggetti da lui delegati. Gli interventi devono essere iniziati dopo la data di protocollazione della domanda; potranno essere avviati anche prima della comunicazione di ammissione a contributo da parte della Regione, ma in tal caso l’ amministrazione pubblica si ritiene sollevata da ogni obbligo nei confronti del richiedente qualora la domanda non sia ammessa a finanziamento.

Qui entrano in giuoco i criteri per la formazione delle graduatorie di punteggio per l’ ammissibilità a finanziamento. Il bando introduce una distinzione tra le aziende di montagna (cui è destinato a priori un terzo della dotazione finanziaria totale di 60 milioni di euro) e le aziende non di montagna, cui il bando medesimo destina i restanti 40 milioni di euro di dotazione. Per le aziende non di montagna i criteri di attribuzione dei punteggi sono raggruppati in tre macroaree. La prima riguarda le caratteristiche intrinseche, di sostenibilità ambientale, di sostenibilità economica e di mitigazione dei cambiamenti climatici dell’investimento, come emergono dal Piano Aziendale allegato. La seconda area riguarda il comparto produttivo interessato. La terza le caratteristiche del richiedente e dell’azienda.

E’ ovviamente impossibile valutare a priori le molteplici possibili combinazioni che si potranno verificare nella pratica: ogni caso aziendale andrà valutato singolarmente cercando di esaltare i “punti di forza” del progetto di investimento minimizzandone gli eventuali “punto deboli”. In questa sede basta dire che nell’ attribuzione dei punteggi si va, ad esempio, dagli interventi di ristrutturazione e risanamento conservativo che hanno 18 punti (contro 15 delle costruzioni ex novo) fino al punto singolo per l’ applicazione di dispositivi per la riduzione delle emissioni da essiccatoi. Che il comparto riso (associato agli altri cereali) da diritto a 17 punti (contro i 25 della zootecnia da latte, i 21 della zootecnia da carne ed i 19 della viticoltura). Che le aziende condotte da giovani (al momento non è ancora uscito il bando per la misura connessa relativa al primo insediamento) potranno avere 8 punti, contro i 4 spettanti alle aziende con il 50% di titolari di sesso femminile o a quelle ricadenti in Aree Natura 2000.

Da segnalare che il bando prevede un meccanismo di “perequazione” che attribuisce una quota di punti decrescente  al crescere della dimensione aziendale (forse per rispondere alle critiche rivolte a precedenti strumenti programmatori, accusati di “dare i soldi a chi li ha già”). E che comunque la soglia minima per entrare in graduatoria è di 30 punti. Alle domande di finanziamento andranno allegati il piano di sviluppo aziendale, i progetti delle opere, i computi metrico-estimativi e tre preventivi di spesa (come già previsto dal vecchio PSR). Le aziende ricadenti in Aree Natura 2000 dovranno inoltre presentare la Valutazione di Incidenza degli interventi programmati.

Questo primo bando farà evidentemente da “screening” alla “fattibilità” di tutto il PSR, ma in particolare restituirà importanti indicazioni circa l’ interesse degli agricoltori verso questa prima tranche di finanziamenti (il PSR prevede in tutto una dotazione di 173 milioni di euro per gli investimenti in immobilizzazioni materiali).  E’ probabile che il primo bando del nuovo PSR lombardo, giunto al traguardo dopo un percorso non propriamente agevole, susciti grandi aspettative ed interesse da parte degli agricoltori. Giova comunque ricordare che gli eventuali contributi in conto capitale coprono solo una parte percentualmente minoritaria della spesa ammessa: gli eventuali programmi di sviluppo e miglioramento aziendale andranno quindi attentamente calibrati in funzione delle effettive esigenze delle aziende e  della loro reale sostenibilità economica, e non dovranno assolutamente concedere nulla a componenti “avventuristiche”. Le esperienze del passato hanno insegnato che inseguire progetti faraonici sulla base dell’ illusoria speranza del contributo pubblico può forse giovare a che vende impianti, macchinari e dotazioni, ma in genere non giova alle aziende ed agli imprenditori. Che peraltro sono sufficientemente “scafati” da  saper sfuggire alle progettualità chimeriche. Autore: Flavio Barozzi, dottore agronomo flavio.barozzi@odaf.mi.it (10.08.2015) (Brian Baer photo )

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