Non ci sono notizie confortanti sul fronte dei prezzi – si continua a vendere molto malgrado i prezzi bassi – e quella delle superfici conferma le tendenze individuate nei mesi scorsi, con una riduzione dell’indica e un incremento del riso japonica a livello comunitario. Sul fronte interno, le semine del 2017 hanno premiato ovviamente l’indica (vedi tabella in basso). Sono i dati discussi dalla consulta risicola nazionale (vedi il rapporto), che si è riunita lunedì a Milano, presso l’Ente Risi. I tecnici hanno confermato un incremento dell’export trainato dalla Turchia, che probabilmente proseguirà, e un calo delle consegne verso l’Ue, una flessione delle importazioni a livello Ue, anche se, come avvisa l’Ente Risi, «tale risultato deve essere letto non tanto come una vera e propria inversione di tendenza, quanto come un segnale che il mercato europeo è ormai saturo. Si consideri, inoltre, che comunque le importazioni della campagna 2016/2017 sono seconde solo al dato record della campagna 2015/2016 e che il calo è in parte spiegato anche da questioni di carattere tecnico – agronomico (questione relativa alla sostanza attiva triciclazolo)». Anche sul fronte cambogiano non si annuncia una inversione di tendenza, mentre cresce del 47% il riso importato da Myanmar. I dati relativi ai trasferimenti di risone dimostrano che gli agricoltori non sono in grado di negoziare (aumento dei trasferimenti del 9%). Guardando alla campagna che si apre, si parla di un incremento deciso dell’export europeo di riso (+49,4%) e di un balzo del 15 e addirittura dell’89% di riso semilavorato e lavorato da Cambogia e Myanmar, a conferma del fatto che la strategia negoziale della Commissione europea non porta da nessuna parte. Con l’aggravante che ora il riso asiatico arriva pronto per lo scaffale.