Si chiamano Gange e Karnak ma sono italianissimi. Parliamo delle variet di riso coltivate nella piana di Sibari, in Calabria. Anche quest’anno il raccolto sar ottimo. Pochi lo sanno, ma la Calabria, e in particolare l’area di Cassano allo Jonio, rappresenta la regione risicola pi a sud d’Italia e sta riaffermandosi sul mercato grazie all’intelligenza di un management particolare. Gi , perch il riso calabrese coltivato che da un vescovo: si tratta di Domenico Graziani e regge la diocesi di Cassano. Ovviamente, non guida il trattore n si occupa di fitofarmaci, ma il proprietario della Terzeria, un’azienda agricola che copre una parte significativa parte dei 600 ettari di risaie che si estendano tra il Pollino e la foce del Crati, in provincia di Cosenza. Da qualche anno, la diocesi di Cassano gestisce l’azienda agricola e la fa fruttare, al punto che il riso calabrese, dal prossimo anno, sar lavorato localmente e verr commercializzato con un proprio marchio. Il programma di lavoro punta a coalizzare tutti i produttori calabresi, per creare un’autentica filiera, che renda possibile abbattere i costi ed elevare la qualit del prodotto. Senza dimenticare le nicchie di mercato: una parte sempre pi significativa del prodotto Terzeria gi biologico, ovviamente certificato. Ma il riso calabrese non ha solo un significato economico: grazie alla risicoltura, infatti, la piana di Sibari riesce a controllare le risalienze saline e a impedire la desertificazione dei terreni. Per questo si sta pensando ad espandere questa coltivazione in tutta l’area. (Nella foto, una mietitrebbia in azione nella piana di Sibari)