Terminata l’eccezionale stagione irrigatoria estiva 2022. Si tratta della stagione più siccitosa da quando si organizzano i dati idraulici in modo scientifico. Necessario analizzare un evento senza precedenti che però rientra in una traiettoria meteoclimatica per nulla irripetibile.
LA STAGIONE IN SINTESI
Una stagione estiva preceduta da 6 mesi di assoluta assenza di precipitazioni. E per tutti i mesi di giugno, luglio e agosto questa assenza di precipitazioni è proseguita, con effetti enfatizzati da temperature quanto mai anomale nell’eccezionalità delle massime. A questi si è aggiunta una ventosità costante e mai riscontrata prima e, come non bastasse, una imponente riduzione dell’umidità nell’aria che determinava, ad esempio, la totale assenza di rugiada al mattino, enfatizzando così ancor di più gli effetti di siccità e calura. Ma l’anomalia termica si è manifestata già nei premi mesi dell’anno.
MACCUGNAGA
Particolarmente significativo è quanto è accaduto in comune di Maccugnaga presso il rifugio Zamboni sito a 2000 mslm. Si tratta di una delle stazioni di misura del manto nevoso che hanno accompagnato le periodiche analisi sull’evoluzione della siccità. Riportiamo l’andamento della temperatura media confrontata con il decennio precedente nel periodo tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2022.
Emerge una temperatura media del quadrimestre più freddo che, in meno di 10 anni, è aumentata di quasi 1 grado. Particolarmente anomalo è stato il caldo di gennaio e febbraio, mesi nel 2022 molto sopra media. Il mese di gennaio è stato più caldo della media decennale di quasi 2 gradi. Ancora peggio a febbraio con una temperatura media superiore all’andamento decennale di quasi 3 gradi.
Le alte temperature hanno determinato così lo scioglimento totale dell’accumulo nevoso e un importante riscaldamento del suolo.
ACCUMULO NEVOSO
Analizzando quindi l’andamento dell’accumulo nevoso, unendo sia i dati del Rifugio Zamboni che di Passo del Moro, si riscontra come l’altezza del manto, sempre nel 2022 sotto la media del quindicennio precedente, si è ridotto in modo drastico. Il fenomeno è in assoluta controtendenza con l’andamento previsto statisticamente, già nel mese di gennaio.
L’andamento dell’accumulo nevoso ha indicato una nuova dinamica. Le scarse precipitazioni abbinate ad un aumento imponente della temperatura, soprattutto nei mesi storicamente più freddi, provocano riscaldamento tendenziale poi confermato anche nei mesi estivi.
Introducendo un aggettivo nuovo per i contesti alpini, si può affermare che nel 2022 l’andamento dello scioglimento nivale ha avuto un comportamento fino ad ora osservato solo nei contesti appenninici. Questa dinamica è direttamente collegata al violento innalzamento delle temperature invernali riscontrato in questo complicato anno. Il fenomeno non può lasciarci indifferenti nella pianificazione delle riserve e nella previsione del loro comportamento nei mesi primaverili ed estivi.
La compromissione del manto determina, come riscontrato nel 2022, la mancanza del contributo nivale nei mesi di massima idroesigenza.
Se si compromette il manto nevoso diventa fondamentale esasperare positivamente l’utilizzo di tutte le altre capacità di accumulo e gestione della risorsa quali serbatoi, invasi lacuali e falda.
ANDAMENTO DELLA FALDA
In particolare la falda, anche per mezzo della sommersione invernale diffusa, può assumere il fondamentale ruolo di serbatoio volano a servizio dell’intero bacino padano. Diventa urgente programmare, compatibilmente con la disponibilità di risorsa e le attività manutentive sulla rete, una attività straordinaria di sommersione quanto più traslata verso i mesi primaverili. L’obiettivo è avere impatto positivo immediato sulla prossima stagione irrigatoria estiva 2023.
La consueta analisi dell’andamento della falda evidenzia, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come l’effetto di ricarica e successiva restituzione delle portate visionabile in falda sia assolutamente ascrivibile all’attività antropica. La falda si comporti al pari di un invaso regolato.
L’attività di scarico della falda è iniziata, come atteso, in corrispondenza con l’interruzione della seppur scarsa attività irrigua. Lo scarico della falda, che purtroppo avviene con un rateo quanto mai accentuato probabilmente in conseguenza della anomalia siccitosa, determina una restituzione nel Po. Fiume che rappresenta un collettore naturale, di tante e tali portate tali da contribuire in modo determinante al respingimento delle acque salate (cuneo salino) che, anche in assenza di precipitazioni significative, è tornato in condizioni ordinarie.
Purtroppo la rapida discesa della falda lascia prevedere, in assenza di eventi straordinari quali una diffusa sommersione invernale, come il minimo che si può prevedere sia un nuovo record negativo.
L’andamento di discesa della falda costituisce quindi un segnale di allarme che deve portare a programmare da subito una attività correttiva di sommersione invernale già nei prossimi mesi così da limitare gli effetti di un fenomeno che si sta già manifestando in modo evidente.
Riportiamo il noto grafico sull’andamento della falda.
NOVITA’
In queste due settimane non sono mancate poi notizie determinanti rispetto all’evento siccitoso. La prima è la sperimentazione avanzata di varietà di riso in grado di meglio sopportare fenomeni siccitosi, ed è una buona prima notizia. La seconda notizia è la pubblicazione da parte di Regione Lombardia della Delibera che perimetra i territori colpiti dalla siccità e soprattutto fornisce una prima quantificazione dei danni.
Purtroppo la provincia di Pavia risulta il territorio più colpito a livello regionale confermando come la siccità abbia avuto epicentro proprio nel nostro territorio. Sono oltre 170 i milioni di danni stimati su un totale di poco superiore ai 400 milioni, dati meglio illustrati in altro intervento in questa newsletter.
Tale dato porta a riflettere soprattutto se paragonato, tra gli areali risicoli, ai danni marginali del vercellese e a quelli presenti, ma in modo meno imponente, nel novarese. Nel corso di un recente incontro presso l’Ente Risi sono stati evidenziati dei dati sull’irrigazione che suffragano, una volta ancora, la necessità di una profonda revisione dei criteri di riparto tra consorzi e nei consorzi e l’introduzione di nuove modalità operative in ambito irriguo. Autore: Alberto Lasagna, Confagricoltura Pavia.