La pandemia, gli aiuti, la Pac: il neosottosegretario alle politiche agricole Gian Marco Centinaio parla ai risicoltori attraverso Risoitaliano con questa intervista esclusiva.
Ritorna al ministero con un nuovo ruolo. Con quali progetti?
Tutti noi abbiamo un grosso debito con la filiera agricola che ha dato molto nel periodo più difficile dell’emergenza pandemica. Il mio proposito è saldare quel debito. L’agricoltura e l’agroalimentare costituiscono nel loro insieme il 16 per cento del Pil nazionale e sono i garanti dell’approvvigionamento alimentare come i tempi più bui del Covid hanno dimostrato. Credo che sia dunque nostro dovere garantire che il settore possa continuare a vivere e crescere attraverso politiche adeguate. Il mio obiettivo primario è quello di rendere davvero ‘Primario’ il settore, non solo per definizione, ma anche nei fatti. Fondamentale diventa lavorare al dialogo e trovare un percorso condiviso che possa rendere l’agricoltura in generale più competitiva ed efficiente. Certamente più green, ma anche tutelata da demagogie e politiche che rischiano di essere lesive per uno dei comparti di assoluta eccellenza in Italia. La strada da seguire è quella di coniugare le diverse sostenibilità del settore: ambientale, sociale, economica. Senza scordare la sicurezza alimentare degli approvvigionamenti.
Lei ha incrementato l’aiuto diretto alla risicoltura. Che bilancio può fare di quella misura?
All’epoca in cui diedi vita a quella misura il settore risicolo attraversava un difficile momento congiunturale, dovendo anche fronteggiare flussi d’importazione che arrivavano nel mercato europeo a condizioni commerciali favorevoli. Tutta la filiera era preoccupata del disequilibrio, perché la crisi avrebbe potuto destabilizzare l’intero sistema produttivo. Il 9 agosto del 2018 firmai un decreto ministeriale col quale è stato aumentato di 12 milioni di euro per anno il plafond finanziario da erogare a favore dei risicoltori nell’ambito del regime del sostegno accoppiato. Contemporaneamente agimmo a livello comunitario per introdurre ulteriori misure, soprattutto di carattere commerciale, per mettere al sicuro un settore importante per l’Italia come la risicoltura. Credo che dopo tre anni di applicazione di questo provvedimento i risultati per i risicoltori siano favorevoli. Come tutte le misure naturalmente possono essere calibrate e migliorate a posteriori, facendo tesoro dell’esperienza fatta. La mia attività politica è sempre aperta al confronto e a prendere in considerazione le proposte basate su dati oggettivi e la cui finalità è migliorare le prestazioni della nostra agricoltura.
Quali aspetti della riforma della Pac possono preoccupare maggiormente il settore risicolo e cosa può fare il governo?
Come tutte le precedenti riforme della PAC anche questa presenta delle opportunità e delle minacce. Bisogna lavorare insieme con intelligenza e con spirito costruttivo per trovare le migliori soluzioni atte a salvaguardare l’integrità del sistema agricolo nazionale, compreso il segmento della risicoltura che tanta importanza riveste in alcuni specifici ambiti territoriali del nostro paese e non solo. Dall’analisi delle proposte di riforma della Pac in discussione a Bruxelles nell’ambito del negoziato tra le istituzioni comunitarie di sicuro è emerso finora un elemento importante: è necessario considerare contemporaneamente gli elementi del pacchetto di riforma. Nello specifico, riguardo alla risicoltura, bisogna lavorare contestualmente sulle scelte razionali in materia di pagamento di base, di regime ecologico, di sostegno accoppiato, di misure agroambientali del secondo pilastro e di incentivi agli investimenti delle imprese. Operando in un’ottica integrata sarà possibile mettere a disposizione delle imprese un insieme di strumenti di politica agraria tali da affrontare le sfide del futuro. Per quanto riguarda gli aspetti critici della riforma della Politica agricola comune relativi al settore risicolo, credo che le regole in discussione sui pagamenti disaccoppiati rischino di penalizzare i produttori. Tuttavia, si può lavorare sugli altri elementi per trovare delle compensazioni e delle soluzioni alternative e favorevoli al sistema produttivo.
La strategia europea di Farm to Fork rappresenta un’opportunità o soltanto un rischio per le grandi colture?
A mio parere potrebbe comportare un rischio più che un’opportunità. In particolare per i seminativi. Basta scorrere la lista degli obiettivi e delle azioni del Farm to Fork per rendersi conto come la direzione sembra essere quella di condizionare e limitare l’attività delle imprese, comportando anche un incremento dei costi. Così ad esempio, per quanto riguarda l’utilizzo dei prodotti fitosanitari si parla della loro riduzione del 50% entro il 2030, senza però indicare quali soluzioni alternative mettere a disposizione degli agricoltori. I tecnici ci dicono che le registrazioni di nuovi principi attivi diventano sempre più complicate e, nello stesso tempo, la diffusione delle nuove specie invasive aumenta. La Commissione europea sta procedendo a tappe forzate all’attuazione delle varie linee di azione della strategia. Preservare l’ambiente e il clima è giusto, ma si deve tenere conto anche dell’esigenza di salvaguardare lo strategico settore alimentare. Lavorando per mettere a disposizione delle imprese gli strumenti necessari e le migliori tecnologie per la produzione sostenibile.
Non mancano comunque aspetti positivi da considerare con attenzione. Penso alla sensibilità espressa verso le nuove tecnologie di miglioramento genetico disponibili, alla proposta di richiedere l’indicazione obbligatoria dell’origine per certi prodotti, alle iniziative legislative per rafforzare l’aggregazione degli agricoltori e migliorare la loro posizione nella filiera e allo sforzo dell’Unione europea per rafforzare la cooperazione con i paesi terzi e ottenere da parte loro impegni ambiziosi nel campo della sostenibilità. Prevedendo così anche un controllo rafforzato alle frontiere per evitare di importare prodotti che non siano in grado di raggiungere gli standard validi a livello comunitario. Autore: Paolo Viana