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«RISO FUORI DAL GREENING»

da | 20 Ott 2020 | NEWS

Il ministro Bellanova

«La posizione assunta ieri dalla Ministra Bellanova nel Consiglio agricolo di Lussemburgo, relativa all‘esclusione del riso e delle colture sommerse dalle regole della ecocondizionalità, è corretta e pienamente condivisibile. Chi oggi contesta questa posizione lo fa perché ha dei pregiudizi sulla questione, non considerando che già attualmente la risicoltura italiana si avvicina sempre più al tema della biodiversità attraverso le misure agroambientali dei P.S.R.  I risicoltori sono persone straordinarie che vivono quotidianamente il territorio, curandolo, regimando le acque in eccesso e, tra mille variabili e difficoltà, producono un bene preziosissimo: il cibo. La biodiversità è importante, ma necessita di un approccio meno filosofico e meno emotivo».  Questo è il commento del presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà alla presa di posizione del ministro Bellanova al consiglio agricolo. Posizione contestata da Federbio

L’intervento della Ministra Bellanova: il riso fuori dal greening

«L’Italia è pronta a fare la sua parte per un accordo ambizioso, che confermi gli obiettivi di una politica comune nel settore agricolo ma che sia anche in grado di proporre soluzioni adeguate, in materia di semplificazione, flessibilità e sussidiarietà, nell’interesse degli agricoltori, dei cittadini e delle amministrazioni» ha affermato la ministra. Aggiungendo che «molti progressi sono stati compiuti nella direzione di una maggiore semplificazione e flessibilita’, in particolare per quanto riguarda l’attuazione e la gestione del piano strategico; tuttavia, in questo ambito sarebbe necessario compiere uno sforzo aggiuntivo, in termini di sussidiarietà, in particolare per gli stati membri che, come l’Italia, sono caratterizzati da un assetto costituzionale che nel settore agricolo prevede competenze specifiche per le regioni».

L’Italia chiede maggiori garanzie, in particolare sul ruolo delle regioni come ‘autorita’ di gestione’ per le misure dello sviluppo rurale e per quanto riguarda gli eco-schemi non ritiene «opportuno fissare a priori una percentuale di risorse dei pagamenti diretti da destinare agli eco-schemi; questa scelta deve essere effettuata nell’ambito del piano strategico, a seguito di una robusta analisi dei fabbisogni. Il livello del 20% è troppo alto, né ci vede favorevoli la soluzione indicata di considerare quota parte della spesa nel secondo pilastro».

Secondo il ministro «oltre alla complessita’ del meccanismo da costruire, non ha molto senso fissare un livello ambizioso ma poi inserire meccanismi di riduzione che determinano distorsioni tra stati membri, peraltro difficilmente giustificabili agli occhi dei cittadini». Sempre con riferimento all’architettura verde, la ministra ha affermato: «valuto positivamente le modifiche apportate nel segno della flessibilità sulle buone condizioni agronomiche e ambientali. Apprezziamo l’esclusione del riso dalla costituzione delle aree ecologiche, tuttavia permangono problemi oggettivi per quanto concerne l’impegno nella condizionalita’ alla rotazione delle colture».

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