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NEMATODE IN LIEVE AUMENTO

da | 16 Feb 2023 | NEWS

nematode galligeno

Torniamo al convegno del Crea del 14 febbraio per raccontare la 112esima edizione del concorso dei moltiplicatori e soprattutto fare il punto sulle novità tecniche.

Vi proponiamo il momento della premiazione attraverso un video, che potete visionare al termine di questo articolo. L’iniziativa è anticipata da un intervento in collegamento video del direttore del Crea Difesa e Certificazione, Pio Federico Roversi. Qui è emersa l’importanza di tutelare il nostro patrimonio agricolo, composto anche dalla ricchezza del germolasma.

«APHELENCHOIDES BESSEYI SU PRE-BASI E PROVVISORI»

Stefano Sacchi di Regione Lombardia ha proposto, come ormai consueto, i dati relativi alle analisi per la presenza di Aphelenchoides besseyi nelle partite di risone. «L’ organismo nocivo non rientra in quelli da quarantena. Tuttavia, la certificazione della semente deve prevedere l’assenza del nematode, per evitarne la diffusione. Le partite analizzate sono positive al 27,7%, in leggero aumento ma in linea con il passato. Molti ritrovamenti già in partite di pre-base e, addirittura, provvisorie, dal 25 al 26% positive alle analisi. Ciò sorprende in quanto ci si aspetterebbe che in tali momenti della riproduzione non vi sia il rischio di incorrere nelle infezioni, più probabili per prime e seconde riproduzioni.

Una nota positiva è il grado di infestazione registrato, che è principalmente basso e molto basso nelle partite analizzate. Questo è un elemento positivo in quanto è più semplice eliminare la presenza del nematode nel risone con un’infestazione contenuta rispetto al contrario.»

«LA GENETICA MODERNA PER VARIETÀ TOLLERANTI» 

Luigi Cattivelli, direttore del Centro di Ricerca di Genomica e Bioinformatica del Crea, ha quindi parlato degli studi in ambito genetico portati avanti sul riso. «Ognuno dei 35.000 geni del riso ha una funzione. Capire chi fa cosa può permetterci di rendere le piante più performanti» Cattivelli  spiega poi la differenza tra breeding tradizionale e miglioramento genetico. «Individuando il gene che conferisce ad una varietà, ad esempio, di essere maggiormente resistente al brusone, abbiamo scoperto che in alcune cultivar i geni coinvolti sono due o più. Questo permette alla piante di avere una resistenza durevole e ad ampio spettro. Abbiamo quindi capito che per trasmettere la “resistenza” è necessario accumulare almeno 2 geni di resistenza in un genoma.

UN VIALONE RESISTENTE

Si è ottenuto un Vialone Nano resistente al brusone, collaborando con altri enti di ricerca e grazie al supporto di Bertone Sementi. Abbiamo messo 4 geni di resistenza, ciascuno di diversa provenienza varietale. Bisogna considerare che nel riso esistono più di un centinaio di geni diversi di questo tipo. Ci sono voluti 4 anni per avere un Vialone Nano vero e proprio (almeno il 95% di DNA identico alla varietà madre ) che avesse però assimilato i 4 geni di resistenza.

Un procedimento simile, in questo caso supportato dalla Società Italiana Sementi, l’abbiamo svolto per lo sviluppo di un Vialone Nano resistente alla salinità. Abbiamo ottenuto varietà che tollerano la salinità e, in un caso, anche il brusone, in quanto la pianta con cui è stato incrociato il celebre riso medio ha trasmesso anche un gene di resistenza a questa malattia».

ALLA RICERCA DELLA CONCIA BIO

Patrizia Titone si occupa di prove di concia con prodotti adatti al bio. «La germinabilità di una partita di risone da certificare è minimo dell’85% – ha spiegato la ricercatrice -.Uno dei motivi per cui i semi non germinano è la necrosi causata dall’infezione di agenti patogeni esterni, ovvero alcuni funghi. Per risolverla si fa ricorso alla concia. L’agrofarmaco giusto è il Celest, un prodotto fungicida la cui autorizzazione è ridiscussa ogni anno. Per non farci cogliere impreparati e per permettere la prevenzioni delle infezioni anche in agricoltura biologica, abbiamo provato degli oli essenziali.

In particolare abbiamo usato Eugenolo, Timolo e Geraniolo, a diverse concentrazioni ed in miscela tra loro. Le conclusioni suggeriscono che l’Eugenolo da risultati interessanti, sia in termini di germinabilità, sia per la lotta alla fusariosi. Si tratta di un prodotto commerciale già registrato su altre colture e con diversi impieghi. Sarà necessario confermare i dati, testando tale olio essenziale su un maggior numero di campioni. Il prossimo anno faremo valutazioni su larga scala.»

LE NOVITÀ RIGUARDANTI IL NEMATODE GALLIGENO

Dopo la dottoressa Titone, Stefano Sacchi è tornato sul pulpito per proporre la situazione riguardante Meloidogyne graminicola, il famigerato nematode galligeno che costringe i risicoltori a smettere di produrre nelle camere in cui viene ritrovato. L’esperto ha dapprima introdotto il mondo dei nematodi, parlando della loro numerosità e varietà e del loro impatto indiretto e diretto sulla produzione di alimenti vegetali, tra cui il riso. Scendendo poi nel dettaglio dell’organismo in questione ha affermato: «Questo nematode galligeno endoparassita e sedentario sappiamo essere capace di creare cali produttivi anche importanti. È dal 2016 che affrontiamo questo problema, che purtroppo è in aumento.

L’attacco diretto provoca, come sappiamo la creazione di galle radicali, in cui l’adulto femmina depone le uova. Gli organismi in gestazione e adulti si nutrono prendendo sostanze nutritive dalle radici delle piante. In questo modo portano la pianta in alcuni casi alla morte nelle prime fasi di sviluppo e, in seguito, a crescita stentata e mancata produzione di seme.»

IL CONTROLLO DI MELOIDOGYNE GRAMINICOLA IN LOMBARDIA 

Questo nematode, fortunatamente, non si trasmette autonomamente ma è trasportato attraverso lo spostamento di terreno infetto in zone che non lo sono. Per questo è in atto in Lombardia un sistema di controllo e gestione delle camere infettate, come ci spiega l’ispettore Eugenio Scalzotto, del Servizio Fitosanitario Regionale. Egli presenta il regolamento di esecuzione (UE) 2022/1372 del 05 agosto 2022 in cui vengono proposte le «Misure temporanee per prevenire l’ingresso, lo spostamento, la diffusione, la moltiplicazione e il rilascio nell’Unione di Meloidogyne graminicola – afferma il tecnico -. In questo documento viene definito cosa sia una zona infestata, la risaia in cui viene ritrovato il nematode, e una zona cuscinetto, un’area larga 100m attorno all’infestazione.

In Lombardia, essendo impossibile procedere con l’eradicazione del nematode, stiamo lavorando sul contenimento. Facciamo ciò attuando le seguenti misure:

  1. Allagamento continuo per almeno sei mesi dopo l’ultimo raccolto
  2. Coltura trappola e sua distruzione entro cinque settimane dall’impianto
  3. Avvicendamento delle colture con piante non ospiti e con piante ospiti
  4. Eliminazione delle piante ospiti spontanee
  5. Pulizia dei mezzi agricoli

Queste misure hanno permesso di ottenere risultati, riducendo gli indici di infezione. I risicoltori che sono stati colpiti da tale problematica hanno ricevuto comunicazione ufficiale entro novembre scorso e devono scegliere quale misura attuare per contenere la diffusione entro marzo.»

Scalzotto ha quindi proposto i numeri in crescita delle infezioni e ricordato che una barriera fisica (strada o torrente ad esempio) permette di evitare ad un terreno di rientrare nella fascia cuscinetto. Segue domani con la cronaca degli altri interventi. Autore: Ezio Bosso

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