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RISI DA INTERNO DI BUONE SPERANZE

da | 16 Feb 2023 | NEWS

risi da interno

Pochi scambi sul mercato e listini quasi totalmente privi di variazioni (leggi l’analisi). Il momento per i risicoltori è caratterizzato dalle preoccupazioni per la prossima campagna, in primis quelle per la situazione irrigua, come emerge dalle parole dell’intervistato di oggi.

«LA CARENZA IDRICA RISCHIA DI DIVENTARE STRUTTURALE»

«I prezzi sono l’unica nota positiva in un momento davvero complesso per la risicoltura italiana- afferma Claudio Melano, agricoltore novarese -. La carenza d’acqua registrata nella scorsa campagna sembra pronta a riproporsi nella prossima e c’è il rischio che diventi la consuetudine. Appare ormai chiaro che il clima sia cambiato quando i telegiornali parlano del Piemonte come una delle regioni più siccitose in Italia. Io ritengo che ciò sia dovuto ad un cambiamento nell’influenza delle perturbazioni.

Prima eravamo spesso colpiti dall’Anticiclone delle Azzore, una perturbazione atlantica che impattava nel nord-ovest. Oggi ciò accade di rado, contrastato dall’Anticiclone Africano, che causa l’aumento di precipitazioni nel sud e centro Italia viste negli ultimi mesi, e dai venti dei Balcani. Dunque c’è il rischio che la carenza idrica diventi una caratteristica strutturale dei nostri territori. Questo porterà inevitabilmente, nonostante l’industria chieda il contrario, ad un calo nella superficie a riso. Tale dato è già stato registrato dal sondaggio Ente Risi, ma la variazione negativa rischia di essere maggiore del previsto».

«I TONDI DIFFICILMENTE SI APPREZZERANNO, ANCHE SE CENTAURO E SELENIO…»

«Il ribasso nelle voci a listino visto nelle ultime sedute ritengo sia principalmente frutto del comportamento dell’industria – continua il risicoltore -. Essa, alla luce del calo produttivo interno occorso la scorsa estate, si è tutelata acquistando molto sia in borsa merci, sia sui mercati esteri. Una volta che le scorte sono giunte a destinazione si è trovata coperta per qualche mese ed ha potuto calare la domanda. Questo, inoltre, è avvenuto in concomitanza con un verosimile calo ai consumi nei risi da interno, causato dai prezzi elevati, e la pubblicazione dei dati sulle disponibilità.

Tali numeri hanno influenzato soprattutto il mercato dei tondi, che infatti mi aspetto possano essere i risi meno apprezzati da qui a fine mercato. Verso il nuovo raccolto, tuttavia, potrebbero esserci margini di crescita per Centauro e Selenio. Ciò soprattutto se dovessero realizzarsi difficoltà produttive simili o maggiori della scorsa estate. Tali varietà si distinguono per qualità dai tondi generici e non sono facilmente sostituibili con il prodotto estero. Il sondaggio semine, inoltre, ha evidenziato un probabile importante calo nelle superfici investite per queste due cultivar».

«BUONE PROSPETTIVE PER MERCATO INTERNO E LUNGHI B»

«Vedo possibilità di crescita nelle valutazione dei risi da interno, alla luce delle disponibilità ridotte. A decidere la loro realizzazione sarà l’andamento dei consumi al dettaglio. Credo che i risicoltori debbano aspettare almeno la fine di aprile per tornare alla vendita in modo importante, attendendo che la domanda torni a richiedere merce. Quando lo farà, tuttavia, bisognerà assecondarla un minimo, non aspettare che si rifornisca all’estero per poi rincorrerla quando non è più interessata all’acquisto.

Trovo di difficile lettura il mercato dei lunghi A generici, intrecciato con  diversi andamenti che appaiono incerti. Tre questi, per il mercato del parboiled, vi sono i lunghi B, che mi aspetto possano mantenere la loro quotazione, magari tornando a 50 €/q lordi. Per questi risi sicuramente l’influenza del prodotto estero è importante ma il prezzo non può allontanarsi più di tanto dagli altri se non si vuole perdere il comparto.»

«AUSPICO MAGGIORE RECIPROCITÀ»

«Riguardo al riso importato –  conclude Melano -, mi aspetto che ci sia più reciprocità con il nostro prodotto, da sempre caratterizzato da una maggiore qualità. In Europa siamo costretti a produrre con limitazioni e oneri che rendono impossibile la competizione con le produzioni estere. Queste, inoltre, quando vengono acquistate devono essere pagate in anticipo e non è possibile controllarle come viene fatto per il nostro risone. Tale disparità, forse spinta dal cambiamento climatico, ha portato la superficie a riso nel nostro continente ad un calo del 25% in pochi anni (circa 120.000 ha). Ritengo che questo sia un dato su cui riflettere». Autore: Ezio Bosso.

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