Chiudiamo la cronaca del convegno di mercoledì mattina per i 50 anni di Condifesa Vercelli-Biella scoprendo la storia dei consorzi di difesa. Lo facciamo attraverso le parole dei sui più alti rappresentanti presenti all’incontro.
ALBANO AGABITI DI ASNACODI
Albano Agabiti, presidente di Asnacodi (Associazione Nazionale Condifesa), ha raccontato: «50 anni di lavoro al fianco degli agricoltori di questo territorio, uno di quelli dove l’assicurazione è maggiormente diffusa, traguardo davvero importante per uno tra i primi Condifesa fondati in Italia. La legge che ha consentito lo sviluppo del sistema dei Condifesa risale al 1971, frutto di una richiesta di Coldiretti al Governo».
«Le assicurazioni esistevano da tempo ma non erano supportate e regolamentate dallo Stato fino ad allora. La nascita di questi apparati consente di sviluppare un sistema unico al mondo a supporto dell’agricoltura. Questo ha permesso di fornire agli agricoltori strumenti di gestione del rischio a prezzi accessibili, supportando il settore nello sviluppo occorso negli ultimi decenni. La realtà di Vercelli-Biella è una delle prime 10/15 ad essere nate, appunto 50 anni fa nel 1973. Le successive tappe storiche che ci portano alla struttura odierna sono il 2004, quando si passò dalla sola grandine alle polizze pluririschio e multirischio e aumentò il contributo statale, e il 2010».
L’ANNO DELLA SVOLTA
«In quell’anno ci siamo resi conto che i fondi stanziati dallo Stato non erano sufficienti e che non si poteva rimanere in balia delle decisioni del ministero. Per risolvere queste criticità, siamo riusciti in seguito a rendere il modello italiano un modello europeo. Si è inserito il contributo alle assicurazioni nel Psr della programmazione Pac 2014-2020, poi prorogata fino al 2022».
«In questi anni, grazie alla maggiore stabilità dei contributi Ue, siamo riusciti a migliorare ed ampliare questo sistema. Si giunge quindi ad oggi, quando nella nuova programmazione 2024-2027 vediamo una continuità assoluta con la precedente e la nascita di un ulteriore strumento a supporto di tali politiche, il fondo AgriCat. Questo successo è frutto dell’impegno nostro di concerto con il Ministero e porta ad avere un ulteriore strumento, dedicato agli eventi catastrofali, che permetta agli agricoltori di avere un supporto quando essi si manifestano».
«Chiaramente nel corso di questi anni sono stati anche molti i momenti difficili. In alcune occasioni, ad esempio, è stato complesso trovare i fondi necessari a soddisfare gli impegni nei confronti degli agricoltori ma alla fine, seppur con qualche necessità di tempo maggiore del previsto, abbiamo sempre raggiunto tale obbiettivo».
ARRIVIAMO AL PRESENTE
«Arriviamo dunque al presente, con una proposta sempre incentrata sulle assicurazioni agevolata, per le quali questo nuovo fondo vuole essere un ulteriore supporto, non uno strumento risolutivo del danno. Lo vuole essere sia per la diffusione degli strumenti della gestione del rischio sia per permettere al premio assicurativo di mantenersi su prezzi accessibili per gli agricoltori».
«L’aumento dell’incidenza di eventi avversi, infatti, rischiava di rendere impossibile per le assicurazioni mantenere invariati e premi. La scelta di affidare parte del rischio a questo fondo permette di gravare meno sul bilancio delle assicurazioni. L’obbiettivo di ampliare il numero di aziende assicurate, inoltre, è fondamentale per far sì che lo strumento assicurativo permetta di fronteggiare i cambiamenti climatici in atto».
«AgriCat deve essere un passepartout per accedere alle aziende e renderle consapevoli della necessità di avere uno strumento utile a fronteggiare gli eventi climatici avversi nel contesto ambientale ed economico attuale. La gestione, tuttavia, deve essere in primis attiva. I sostegni passivi successivi devono essere utili solo nel momento in cui tutte le azioni di difesa attiva non hanno potuto evitare il danno. La priorità deve essere data agli investimenti che guidano le aziende ad una gestione attiva, ad esempio quelli infrastrutturali citati nella mattinata».
LE CONCLUSIONI DI PIETROPOLI
La conclusione dell’incontro è consegnata alla padrona di casa, Paola Pietropoli, direttrice di Condifesa Vercelli-Biella. La Direttrice afferma «la campagna che ci attende sarà impegnativa, come dimostrato dalle relazioni della mattinata. Noi siamo pronti ad affrontarla, come fatto nella scorsa e nelle precedenti. Ringrazio tutto il team di lavoro all’interno del consorzio di difesa, senza il quale sarebbe impossibile svolgere l’importante mole di lavoro che affrontiamo giorno per giorno. Ringrazio le autorità presenti e i relatori intervenuti, che hanno permesso di festeggiare questi 50 anni proiettandoci già al futuro che ci aspetta».
«Il territorio vercellese, poco conosciuto ai più, viene spesso associato a nebbia, zanzare e, fortunatamente, al riso. La nostra produzione è da tempo riconosciuta come unica al mondo. Thomas Jefferson visitò i nostri territori a fine ‘700, rivolgendo la sua attenzione proprio alla produzione risicola che lo sorprese per la maggior qualità rispetto a quella statunitense. Egli, venne per capire quale fosse il segreto del nostro riso, che riconobbe nelle caratteristiche variateli. Per questo, nonostante il divieto dei Savoia, decise di “rubare” della semente per coltivarla in Virginia. Provò a farlo ma non ottenne gli stessi risultati che aveva visto in Italia. Ciò avvenne perché il nostro territorio e i nostri agricoltori sono un tassello fondamentale per lo sviluppo della qualità che contraddistingue il riso italiano. Il nostro impegno sarà sempre massimo, verso la risicoltura come verso tutte le produzioni del territorio, al fine di tutelare al meglio il reddito dei nostri agricoltori». Autore: Ezio Bosso