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IL DETTAGLIO NON AMMETTE ECCESSI

da | 27 Gen 2023 | NEWS

vendita diretta

Periodo difficile per le quotazioni a listino, quasi tutte in calo nelle ultime sedute di valori compresi tra i 5 e i 10 €/q su base settimanale (leggi l’analisi). A spingere questo contesto una domanda che lamenta difficoltà di collocamento in tutti i comparti. In alcuni gruppi merceologici, come lunghi B e lunghi A da parboiled, questo è dovuto alle competizione con il prodotto estero. In altri, come i risi tondi, sia a tale competizione sia ad una disponibilità interna che pare meno deficitaria del previsto. Vi sono poi i risi destinati al mercato interno, prodotti e consumati prevalentemente in Italia. Per questi le difficoltà nella vendita del riso bianco scaturiscono dal dover scegliere se vendere a prezzi esorbitanti per assorbire i costi, rischiando di perdere clientela, o alzare poco la cifra, rischiando di lavorare in perdita.

Quest’ultima dinamica sta portando anche i risi da interno ad un calo a listino, nonostante le disponibilità minime e l’assenza di competizione internazionale. Per meglio comprenderla abbiamo deciso di intervistare Ernesto Osenga. Egli è titolare dell’Azienda Agricola Osenga, di Trino Vercellese, ditta che oltre a produrre risone si dedica alla lavorazione e vendita al dettaglio di riso da risotto di sua produzione.

«LA VENDITA DEL RISO LAVORATO ERA IN PERDITA»

«Ai prezzi massimi raggiunti a listino il mese scorso ritengo fosse diventato quasi impossibile per le riserie vendere il riso lavorato – afferma il produttore -. Nella vendita diretta della mia azienda il prezzo attuale al dettaglio era in perdita, se confrontato all’1,40/1,50 €/kg pagati in borsa merci fino ad un mese fa. Bisogna considerare, infatti, che, oltre all’aumento importante della materia prima, abbiamo subito una crescita simile nei costi di energia e imballaggi. Per quest’ultimi, ad esempio, l’aumento dei costi varia dal +50% al +100% in base al tipo di confezione.»

«CALO NECESSARIO»

«L’opzione di aumentare il prezzo più di quanto non abbiamo già dovuto fare non era esplorabile – continua Osenga-. Mantenendo un riso di pregio a quelle cifre non abbiamo visto cali significativi nelle vendite. Sappiamo, tuttavia, che i consumatori italiani di riso da risotto non lo considerano come la principale fonte di carboidrati nella loro dieta. Tale ruolo è ricoperto dalla pasta. Se la differenza di prezzo tra i due prodotti fosse diventata molto elevata il consumo sarebbe facilmente diminuito. Per queste ragioni, ritengo fosse necessario il calo visto per i lunghi A da interno e non escludo che qualche passo indietro possa esserci ancora.»

«LUNGHI B SEMBRANO STABILI, TONDI MENO»

«Riguardo agli altri risoni, che vendo anche io in borsa merci, ritengo che i lunghi B siano il gruppo più stabile all’apparenza. Rimangono come sempre molto legati all’arrivo di merce estera. Quando arriva un carico importante calano di qualche euro, se vi sono ritardi negli approvvigionamenti dall’estero crescono. Sono più preoccupato per i tondi, che subiscono sia la competizione del riso estero, sia una disponibilità presso gli agricoltori meno deficitaria del previsto. Per questi motivi credo possano ancora calare. Infine, riguardo alle maggiori richieste di analisi delle riserie (per metalli pesanti e per la presenza di residui di fitofarmaci), penso possano essere legati alla volontà di sottolineare la salubrità del riso italiano. Nel mio prodotto, ad esempio, eseguo da sempre un’analisi multi residuale, al fine di dimostrare tale caratteristica». Autore: Ezio Bosso

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