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VOUCHER DA SALVARE?

da | 29 Dic 2016 | Non solo riso

INPS

Confagricoltura si schiera contro il referendum proposto dalla Cgil, che punta a smantellare il Jobs Act. Tra le conseguenze di un esito positivo della consultazione, che il governo fa di tutto per evitare, c’è anche l’abolizione dei voucher: «Invece, non serve demonizzare i voucher per promuovere l’occupazione, soprattutto dei giovani: occorre agire con buonsenso. Sono uno strumento nato per inquadrare i rapporti occasionali di lavoro, mettendoli in chiaro, e far emergere  il lavoro nero. Il problema è quello di disciplinare gli abusi e ciò dipende  principalmente dal quadro normativo che si costruisce per il suo utilizzo. Attenzione però a non creare mostri normativi» avverte Mario Guidi, presidente di Confagricoltura. «L’occupazione dipendente del settore agricolo – osserva il presidente di Confagricoltura – costituisce  una quota rilevante nel mercato del lavoro e il trend  è in crescita. Gli occupati sono più di un milione, oltre metà ha meno di 45 anni e viene impiegato per più di 100 giornate l’anno. Nonostante ciò l’agricoltura impiega meno del 2% dei voucher che, esclusivamente nel nostro settore, sono gravati da limitazioni che ne garantiscono l’uso corretto. Possono essere, infatti, utilizzati solo per pensionati, giovani studenti e in attività stagionali, come raccolte e vendemmia». L’organizzazione si è dotata di un codice etico ma una delle maggiori criticità è trovare manodopera: «Occorre favorire il buon lavoro. Stiamo andando verso un’agricoltura più professionale, moderna e strutturata, in grado di assicurare occupazione più stabile e di qualità. Bisogna favorire e sostenere questo percorso – conclude il presidente di Confagricoltura – perché sono le imprese più strutturate quelle in grado di assicurare un’occupazione più stabile e sicura». Il governo sta pensando di abbassare i tetti e aumentare controlli e sanzioni: sostanzialmente, Palazzo Chigi è pronto a una stretta sui voucher, dopo un monitoraggio sulla tracciabilità dei ticket e la decisione della Consulta che l’11 gennaio si pronuncerà sull’ammissibilità dei quesiti referendari. E’ possibile che la Corta autorizzi proprio la richiesta di abolire i voucher: a quel punto una modifica diverrebbe obbligata, onde evitare il voto. Anche la Coldiretti è preoccupata per queste evoluzioni: «non solo l’agricoltura si trova a dover pagare pegno per colpe che non le appartengono, ma soprattutto si intravede il pesante rischio di un arretramento nell’utilizzo del voucher ascrivibile sia all’appesantimento dell’onere burocratico (per 15 giorni di vendemmia dovranno essere effettuate almeno 5 comunicazioni anziché 1, sia per l’ulteriore limitazione imposta dei 2.020 euro come per la generalità degli imprenditori, che però non scontano le pesanti limitazioni previste solo per il settore agricolo ovvero l’utilizzo esclusivo di pensionati e studenti e per le sole attività stagionali». Più sfumata la posizione della Cia, secondo cui «il voucher  è la risposta e mai lo abbiamo pensato ma resta la necessità di trovare soluzione ai veri problemi dell’agricoltura. Su questi, e non sul nulla, ci vogliamo confrontare». Secondo quest’organizzazione, il voucher resta infatti uno «strumento assolutamente residuale rispetto alle ordinarie attività lavorative e che riguarda tipologie di lavoro non professionali, di scarso interesse per gli imprenditori agricoli».

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