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«SENZA QUEI PRODOTTI NON COLTIVEREMO PIU’ RISO»

da | 14 Apr 2015 | NEWS

CHIòAutorizzazioni eccezionali, o in deroga. Dopo la notizia dei quattro via libera del Ministero della salute vogliamo tastare il polso alla risaia per capire quanto sia effettivamente importante questo passaggio. Oggi ne parliamo con un risicoltore di san Pietro Mosezzo (Novara), Nino Chiò (nelle foto), di lunga esperienza e molto attento alle innovazioni in agricoltura.

Triciclazolo, quinclorac, propanile e pretilaclor: quali di questi prodotti ha usato nella sua carriera di risicoltore?

Li ho usati tutti, questi agrofarmaci sono colonne portanti – moderne canefore delle risaie- e bisognerebbe aggiungerne altri in uso nel resto del mondo.

Può raccontarci la Sua esperienza con questi quattro principi attivi?

Il Propanile ha rivoluzionato il modo di gestire la risaia. Per la prima volta le risaia si asciuga, all’epoca un’eresia. Il propanile , chi l’ha usato lo ricorda, per la fatica , per i moscerini attratti dai solventi, per la sua efficienza e miscibilità, per il meteo, e infine per i suoi tecnici che ricordo con affetto.  Oggi il propanile è concesso in uso d’emergenza con dosaggi ridotti che sono tarati come “attivatore”. Il Triciclazolo ha dato nuova vita a risi che avevano le ore contate. A questo proposito i risi italiani non lasciano dubbi sulla necessità di avere un fungicida. Nel nostro clima, caldo umido, siamo dunque di fronte a un anticrittogamico essenziale, da affiancare a buone pratiche agricole mirate a non stimolare il patogeno. Fondamentali, in base alla mia esperienza, i monitoraggi sul territorio, come il “Progetto Brusone” di cui avete parlato diffusamente la scorsa estate e che con i suoi incontri tecnici-formativi e la capillare rete informativa SMS è un fiore all’occhiello di comprovata efficienza.

Veniamo al Quinclorac.

E’ una sostanza specifica per contrastare i “giavoni bianchi”, anche se non ho ancora visto l’etichetta immagino che sia autorizzato in emergenza a dosaggio ridotto e questo implica un uso su infestanti giovani o in miscela per creare sinergia.

Invece, cosa ci dice del Pretilaclor?

Con l’estensione in pre semina, sicuramente, amplia il suo ventaglio d’impiego.

Quali problemi porrebbe l’assenza dal mercato di questi prodotti?

Come sappiamo, uno degli obbiettivi della pac è la sostenibilità. Questo termine è comodamente confuso con “togliere” e “vietare” . Una stortura all’italiana. Sappiamo che alla Pac si sovrappone da quest’anno il Pan, che sarà uno strumento potentissimo, vedremo se sarà formativo o coercitivo.  Non evito la risposta, semplicemente voglio ricordare il contesto in cui ci troviamo, un contesto in cui i divieti si moltiplicano e ciò avviene a prescindere dalle  conseguenze reali di quei divieti. Gli stessi prodotti in deroga di cui stiamo parlando presentano dei divieti d’uso, come nelle zone Agenda 2000, e comunque l’acquisto di tali prodotti presuppone l’uso entro il periodo in deroga, oltre tale periodo l’uso e il magazzinaggio non sono consentiti. Ciò detto, mi pare evidente che se si escludono dal mercato principi attivi come quelli di cui parliamo, o arrivano nuove molecole alternative o si abbandona la coltivazione del riso. E’ charo?

E’ chiaro. Ma in termini di costi aziendali, il prezzo del prodotto da utilizzare e il ricavo del risone “salvato” dall’azione del principio attivo rendono l’operazione remunerativa?

Non conosco ancora le quotazioni di questi prodotti, certamente il termine stesso “emergenza”, ossia uso eccezionale, eccita il listino… Battute a parte ogni imprenditore valuterà la convenienza. Oltre certi limiti “l’accanimento terapeutico” non vale il riso che mieterai.

Cosa farebbe Lei qualora questi prodotti non fossero più disponibili?

Potrei emigrare verso Paesi meno restrittivi dove produrre riso senza limitazioni e venderlo in Italia con il vantaggio che hanno oggi i colleghi cambogiani. Parrà una battuta e invece nelle riunioni tecniche organizzate dall’Ente Risi gli scenari prospettati, dalle resistenze alla mancanza di principi attivi, non lasciano grandi spazi di manovra. Quel che si dovrebbe comprendere, a tutti i livelli, è che non è possibile produrre senza strumenti adeguati. (11.04.15)

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