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RISO BIO ALLA PROVA SICCITÀ 

da | 2 Ott 2022 | NEWS

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Concludiamo il nostro excursus nelle risaie della Lombardia con una terza intervistata che incontriamo in Lomellina: è Cristiana Sartori, imprenditrice agricola di un’azienda puramente biologica di 30 ettari circa, situati principalmente nel corpo principale di Olevano di Lomellina. La superficie destinata a riso è di 5,5 ha, ma le basse precipitazioni e la crisi idrica hanno determinato un esito infausto nelle sue risaie.
«La mancanza di precipitazioni consistenti, dalla nevicata dello scorso dicembre, e la rimozione di acqua dalla Gogna a partire tra il 20 e 25 maggio, hanno fatto si che si registrasse nella mia realtà una perdita del 100% delle risaie. Questa situazione mi ha moralmente distrutta attorno ai mesi di giugno e luglio, quando il destino dei miei risi era già facilmente leggibile. Oggi mi sono risollevata grazie alla programmazione e alle numerose idee che voglio introdurre già nella campagna 2022-2023».

TECNICHE INNOVATIVE

Le tecniche di Cristiana sono senza dubbio innovative, e discostano dalle tradizionali lavorazioni tipiche di un’agricoltura convenzionale.
«Quest’anno ho seminato tutti i risi mediante la tecnica della pacciamatura verde con sovesci, che come si sa richiede molta acqua per la gestione delle erbe accompagnatrici oltre che per il sostentamento del riso stesso. All’inizio della tecnica, la presenza di acqua ha permesso una buona fermentazione iniziale, determinando un’ottima germinazione del riso. La rimozione di acqua ha fatto si che, alle piantine di riso già nate, mancasse il supporto idrico determinando così un sopravvento delle infestanti oltre che l’appassimento delle plantule, dovuto alle alte temperature e alla correlata alta evapotraspirazione».

NON SOLO IL RISO HA SOFFERTO

Oltre alla perdita di riso, anche gli autunno-vernini hanno riscontrato problematiche «nonostante la buona bulatura e le leguminose consociate, il secco inverno trascorso ha determinato un calo di resa dovuto al basso e ridotto un numero di spighe, semi per spiga e accestimento della pianta stessa. Ciò nonostante la consociazione con leguminose ha agevolato l’emergenza e parzialmente lo sviluppo».

Sulla domanda inerente alle intenzioni future, la signora Sartori si mostra chiara e decisa. «La superficie destinata a riso varia di anno in anno, in base a quelle che sono le rotazioni applicate nella mia azienda, è però mia intenzione mantenere per il futuro la coltura del riso all’interno di questi avvicendamenti.

Per il prossimo anno, ho in mente una particolare tecnica colturale per la gestione delle risaie che viene definita alla ‘Fukuoka’; la quale prevede una semina su sodo su quello che è un prato di trifoglio nato da campi in cui quest’anno vi era il farro consociato con lo stesso trifoglio. La presenza di leguminose, dotate di apparato radicale diverso dalle graminacee, permette di migliorare la struttura pedologica oltre che determinare un apporto di azoto nel suolo. Allo stesso tempo poi, l’applicazione di una semina su sodo permette di non rivoltare i terreni evitando di alterare e sfavorire il microbiota». Autore: Emanuele Virota

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