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DOW: NON TOGLIETE IL LMR AL TRICICLAZOLO

da | 20 Ott 2016 | NEWS

dow-logo2Dow AgroSciences prende ufficialmente posizione sulla bocciatura del triciclazolo in Europa, anticipata da Risoitaliano.eu. Il produttore (SCARICA IL DOCUMENTO) sottolinea che la Commissione «ha trascurato il ruolo del triciclazolo come unica sostanza attiva in grado di controllare efficacemente il brusone del riso» e dissente «fortemente» in quanto la decisione «trascura le esigenze dei risicoltori europei ed ignora l’evidenza scientifica degli ultimi studi tossicologici da noi condotti, e che confermano l’assenza di potenziale genotossico e cancerogeno da parte della sostanza attiva». Inoltre, Dow chiede che il Livello Massimo di Residuo non sia revisionato: «l’attuale LMR di triciclazolo per il riso, basato sul parere dell’EFSA del 2013, dovrebbe poter rimanere in vigore. Sottoporlo a revisione (ossia portarlo a 0.01 milligrammi a chilo, il che significherebbe azzerarlo e quindi impedire l’autorizzazione in deroga del prodotto, in quanto per mantenerla è necessario che resti un LMR; ndr) avrebbe un notevole impatto negativo sulla coltivazione europea e sul commercio internazionale del riso. Si sottolinea inoltre come il riso trattato con triciclazolo non comporti rischi per il consumatore, così come attestato dalla valutazione effettuata da altre autorità regolatorie, tra cui in primis l’EPA statunitense, che hanno recentemente portato a termine la fissazione del LMR, nonché confermato da nuovi dati scientifici da noi prodotti». L’obiettivo è dichiarato: «continuare a rilasciare le Autorizzazioni Straordinarie: alla luce dell’indispensabilità del triciclazolo per i risicoltori europei, della mancanza di valide alternative e del livello di sicurezza della sostanza attiva confermato dai dati scientifici già disponibili, gli Stati Membri dovrebbero essere autorizzati a rilasciare ai sensi dell’art. 53 del Reg. (CE) N°1107/2009 le Autorizzazioni Straordinarie necessarie a salvaguardare il riso dal brusone». A supporto di questa richiesta si citano test, disponibili da luglio, che dimostrerebbero una «assenza di potenziale genotossico e cancerogeno da parte della sostanza attiva».

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