Caro Risoitaliano, il modo agricolo in queste ultime settimane sta vivendo momenti di agitazione in tutta Europa e, negli ultimi giorni, anche in Italia e nei nostri territori. Sottolineando che sono d’accordo con la mobilitazione in atto mi sento però di dover ragionare su alcuni aspetti che ritengo fondamentali.
DA DOVE NASCE LA PROTESTA TEDESCA DEGLI AGRICOLTORI
La protesta in Germania nasce da scelte radicali attuate dal governo a guida Olaf Scholz, che prevedono di togliere le agevolazioni sui carburanti agricoli ed aumentare la tassazione a carico del settore agricolo. Misure per fortuna non ancora pensate e tantomeno attuate dal governo italiano.
Lo stesso governo tedesco, come da anni tutta la Politica Agricola Comunitaria, sta cercando di portare l’agricoltura sempre di più verso idee di salvaguardia ambientale piuttosto che di tutela dei produttori agricoli. Questo lo si percepisce da quanto previsto dalle politiche “green”, che prevedono l’aumento addirittura con percentuali fissate dai governi per le superfici destinate all’agricoltura biologica. Come ben sappiamo anche l’Italia deve applicare le nuove regole previste per il percepimento dei contributi della PAC; regole che sono sicuramente da contrastare in tutti i modi.
LE RAGIONI DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI
Alla luce di queste veloci considerazioni vorrei analizzare invece le motivazioni che stanno portando centinaia di agricoltori italiani a salire sui trattori per scendere in piazza a far valere le proprie ragioni…..leggo che lo si fa per tutelare il cibo che produciamo, per evitare di perdere le nostre eccellenze, contro gli insetti e la carne sintetica. Tutto sacrosanto, ma le nostre eccellenze possiamo tutelarle da soli continuando a coltivare in maniera impeccabile, nessuno verrà mai a costringerci ad allevare insetti. Lo faremo solo se lo desidereremo, sapendo comunque che vi sono leggi che già oggi regolamentano questi aspetti. Stessa cosa per la carne sintetica già vietata a livello europeo e ulteriormente demonizzata dal governo a guida Meloni.
Ribadendo il pieno sostegno al settore che finalmente fa sentire la propria voce, mi sento però di dare la mia visione della situazione nella quale stiamo lavorando da anni non solo negli ultimi mesi. Mi chiedo perché non siano state organizzate manifestazioni quando lo scorso anno ci è stata proposta una Politica Agricola Comunitaria che dovremo applicare fino al 2027 che ci obbliga a rotazioni assurde e contestualmente diminuisce i premi percepiti!
DOV’ERANO I SINDACATI?
Altra domanda che mi sorge spontanea è dove siano state in questi anni le tre Associazioni di Categoria che si arrogano il diritto di essere le uniche a tutelare il settore agricolo. Una in particolare appare sui media quotidianamente sapendo il numero preciso di mele che ogni italiano mangia in un anno ma non si è accorta che i suoi associati vivono da anni una condizione di disagio.
Ricordo anche che tutti gli agricoltori che pagano ogni anno una tessera associativa dovrebbero aver diritto ad un’opera sindacale, una pressione politica che solo chi si chiama sindacato può svolgere, altrimenti i soldi investiti in una tessera che senso hanno? Credo che la legittima protesta debba iniziare dagli uffici dei sindacati prima che in piazza, ci siamo chiesti chi in sede comunitaria può far valere le ragioni di uno Stato unico ed inimitabile come l’Italia che produce eccellenze invidiate in tutto il mondo? Proprio le Associazioni che sono nate per questo, e che negli anni si sono trasformate in società di servizi, venendo meno alla loro missione iniziale, ma mantenendo un’onerosa tessera.
NON SI PROTESTA PER IMITAZIONE
Ora parlo direttamente agli agricoltori che protestano: io sono al vostro fianco da decenni e da decenni mi batto affinché l’agricoltura italiana e in particolare quella piemontese e lombarda siano valorizzate e premiate. Proprio per questo vi chiedo di non effettuare la protesta per spirito di emulazione con Stati che, come detto, stanno subendo trattamenti differenti rispetto a quanto previsto in Italia. Prima di bloccare le strade e mettere in difficoltà altre migliaia di lavoratori che nulla centrano con i nostri problemi facciamo pressione su chi ha il potere di far cambiare le cose e che sulla carta dovrebbe fare questo come attività primaria!
Troviamo le nostre motivazioni e state certi che ne abbiamo molteplici, a partire dalla burocrazia assurda, dalle regole scritte da chi passa la vita dietro ad una scrivania e non in mezzo ai campi, dalle regole comunitarie che vietano l’utilizzo di molte molecole e dalla mancanza di nuovi prodotti fitosanitari, dalla rincorsa ad un “biologico” imposto. Biologico che riempie solo le scrivanie di carta ma svuota gli scaffali dei supermercati! Confido che queste mie parole diano ulteriore stimolo a chi si sta applicando per organizzare la protesta. Tuttavia, auspico anche che il metodo della protesta cresca e si evolva sfociando in diverse tipologie. Scendere in strada da sicuramente molta visibilità, ma non può essere l’unico sistema da adottare.
Abbiamo altri metodi che devono obbligare chi gestisce l’agricoltura a livello politico ad ascoltare le nostre istanze. Chi scrive sarà sempre al vostro fianco, certo che uniti si raggiungano gli obiettivi. Solo così riusciremo a garantire alle nostre imprese e ai nostri figli un futuro migliore e ricco di soddisfazioni. Autore: Fabio Lanfranchini
CIAO
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