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AGRINSIEME IN PRESSING SU MARTINA

da | 14 Mag 2014 | NEWS

Agrinsieme va in pressing su Martina. Con una escalation di comunicati che partono dal Piemonte e dalla Lombardia, il coordinamento che unisce Confagricoltura e Cia chiede il consolidamento dell’aiuto accoppiato del riso, proprio nel momento in cui il Mipaaf rischia, con le sue scelte sulla redistribuzione del budget Pac, di dimenticare la risicoltura nazionale. “Agrinsieme Piemonte Nord Orientale – dichiara infatti Paola Battioli  (foto piccola) – esprime una forte preoccupazione sulle possibili ricadute, a seguito di decisioni affrettate, per il comparto risicolo, settore di fondamentale importanza per l’agricoltura delle province di Novara, Vercelli e Biella con oltre 100.000 ettari coltivati. Il superamento del riferimento all’aiuto storico aziendale e il processo di convergenza porteranno ad una riduzione consistente dei valori dei premi per le aziende risicole che potrebbe essere parzialmente compensata solo con il riconoscimento di un aiuto accoppiato. Purtroppo gli esiti degli ultimi incontri tra il Mipaaf e le Regioni non sembrano promettere i risultati attesi dalla filiera risicola”. La risicoltura ha goduto nell’ultimo periodo di programmazione di un aiuto specifico di circa 100 milioni annui, riconosciuti al settore in virtù di una serie di elementi peculiari quali la valenza ambientale della risaia, la sua importanza vitale per il regime delle acque dell’intera pianura padana grazie anche all’imponente rete irrigua, costi di produzione molto più elevati rispetto agli altri cereali. Negli ultimi anni inoltre un mercato sempre più difficile, con l’esplosione dell’importazione di riso a dazio zero dai paesi PMA per cui l’Italia ha chiesto all’Unione Europea l’applicazione della clausola di salvaguardia, sta compromettendo la sostenibilità dei bilanci aziendali, osservano gli agricoltori. “In questo contesto una riduzione marcata degli aiuti comunitari metterebbe a rischio la sopravvivenza di molte aziende, a causa dei costi di produzione non comparabili con quelli delle aziende dei paesi asiatici che operano in condizioni completamente diverse rispetto a quelle italiane – spiega Battioli -. Senza un adeguato sostegno la risicoltura italiana rischia di essere fortemente ridimensionata, mettendo a rischio l’agricoltura di un intero territorio, che soprattutto nell’area storica di produzione non potrebbe essere riconvertito ad altre colture, e l’insieme della filiera con gravi ripercussioni sul tessuto economico ed occupazionale del territorio. Agrinsieme PNO – conferma la presidente di Confagricoltura Novara-Vco -ritiene pertanto indispensabile il riconoscimento di un adeguato aiuto accoppiato che consenta di preservare la risicoltura, settore strategico per l’intero quadrante del Piemonte orientale”. Intanto in Lombardia il Coordinamento Agrinsieme chiede l’utilizzo del massimo budget previsto dalle norme comunitarie, ovvero il 15 % del plafond nazionale comprensivo del 2 % vincolato per le colture proteiche, “nella convinzione che i circa 570 milioni di euro che sarebbero così disponibili permetterebbero di sostenere in maniera efficace alcuni comparti strategici per la nostra agricoltura e di correggere le storture del nuovo meccanismo di Pagamenti Diretti. Le ipotesi di un utilizzo di risorse limitato al 8 % o al 10 % del plafond nazionale appaiono poco convincenti, in primo luogo, per l’effetto pratico che ne deriverebbe: le risorse che verrebbero così risparmiate, verrebbero infatti riversate nel regime di Pagamenti Disaccoppiati con scarsissimo beneficio per gli agricoltori ed una dispersione di risorse certamente non auspicabile, a fronte della loro complessiva riduzione e della necessità di razionalizzarne al massimo l’impiego” dichiara il coordinamento.
Agrinsieme Lombardia esprime inoltre la propria preoccupazione derivante dal fatto che – come dimostrato da tutte le simulazioni effettuate dallo stesso MIPAAF, in questa ipotesi – la Lombardia sarebbe fortemente penalizzata, con una perdita stimata in quasi 54 milioni di euro rispetto alla situazione attuale nel caso venga utilizzato solo l’8 % del plafond nazionale. “Una considerazione che non vuole essere una semplice rivendicazione campanilistica, ma che si basa su una motivazione logica: la Lombardia è la prima regione agricola italiana per produzione ed è quindi insensato credere che possa essere efficace, nell’interesse generale, una riforma della PAC che colpisca così duramente il nostro territorio” commentano gli agricoltori. In particolare, risulta indispensabile l’utilizzo del massimo budget disponibile per garantire un supporto efficace a comparti produttivi di fondamentale importanza per il made in Italy agroalimentare, quali la zootecnia da carne e da latte ed il riso, che in Lombardia trovano un’espressione di assoluta eccellenza, è il commento finale.

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