Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che, per l’esercizio del diritto di prelazione agraria a favore del coltivatore diretto, previsto in caso di nuovo affitto dalla legge n. 203/1982 (art. 4 bis), è necessaria la coesistenza congiunta delle tre condizioni previste dalla norma e cioè: 1) che il concedente abbia ricevuto offerte di affitto da parte di terzi, 2) che non abbia comunicato all’affittuario, almeno 90 giorni prima della scadenza del contratto, le offerte ricevute, 3) che abbia concesso il fondo in affitto a terzi entro i sei mesi dalla scadenza del contratto. La mancanza di prova, a carico del conduttore uscente, di una sola delle anzidette condizioni esclude che vi sia lesione del diritto di prelazione.
In altri termini, l’affittuario non potrà esercitare il diritto di prelazione se non riesce a provare che il nuovo contratto di affitto concluso nei sei mesi successivi sia frutto di una trattativa svoltasi tra il concedente e il nuovo affittuario entro il termine di 90 giorni antecedenti la scadenza del contratto, allo stesso non comunicata dal conduttore. In pratica, il proprietario concedente può liberamente concedere in affitto il terreno ad un soggetto terzo di sua esclusiva scelta semplicemente non comunicando alcunché al conduttore uscente il quale, considerata la forma verbale delle offerte, difficilmente sarà in grado di provare l’avvenuta violazione dell’obbligo della comunicazione e, quindi, far valere il suo diritto di prelazione. La rischiosità di questa sentenza sta nel fatto che le possibilità di esercizio della prelazione, di fatto, sarebbero ridotte a pochissimi casi residuali. A meno che nei contratti di affitto siano esplicitate condizioni diverse di esercizio del diritto, in deroga a tale art. 4 bis. (Fonte: Confagricoltura Milano)
