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SCOPERTA UNA NUOVA MALERBA

da | 14 Ago 2020 | NEWS

È tempo di sintesi, chimica e informativa: facciamo il punto sul diserbo in risaia, con una panoramica sulle problematiche malerbologiche e fungine della campagna in corso. I tecnici che abbiamo intervistato ci offrono parecchie conferme: la pericolosità del brusone, che dopo un inizio in sordina sta diffondendosi pesantemente in risaia, e una recrudescenza del fusarium. Ma tra tutte le informazioni raccolte spunta soprattutto una novità, che segnaliamo subito perché è la più importante: ci sono nuove malerbe in risaia. In Lomellina e nel Vercellese sono state segnalate dagli agricoltori alcune macchie di una nuova ciperacea che è in fase di classificazione da parte dell’Ente Risi, ma che siamo in grado di mostrarvi. (L’articolo segue dopo le foto della nuova ciperacea)

I principi attivi disponibili

Flavio Barozzi, risicoltore lomellino ed agronomo, presidente della Società Agraria di Lombardia, ricorda innanzitutto che «per gli eventuali trattamenti fitosanitari sono autorizzate alcune sostanze attive di sintesi oltre ad un formulato commerciale a base di zolfo con autorizzazione di emergenza ammesso anche in agricoltura “biologica”. Mentre le sostanze di sintesi hanno in genere un azione più o meno sistemica (ovvero vengono assorbite dalla pianta e traslocate all’interno della stessa), lo zolfo è un prodotto “di copertura” che può essere rapidamente dilavato da una pioggia successiva al trattamento.  La maggior parte delle sostanze attive disponibili appartiene alla famiglia chimica delle strobilurine (anche se a gruppi diversi: l’azoxystrobin appartiene al gruppo dei metossiacrilati, il trifloxystrobin a quello degli ossimminoacetati, il pyraclostrobin a quello dei metossicarbammati) che presentano secondo il FRAC (Fungicide Resistance Action Comittee) un rischio di insorgenza di resistenze piuttosto marcato.  Appare importante quindi alternare nei trattamenti sostanze attive diverse e con diverso meccanismo di azione. Attualmente sono ammessi per l’impiego due triazoli (il difenoconazolo disponibile in miscela con azoxystrobin in un formulato commerciale, ed il flutriafol, peraltro di non facile reperimento sul mercato) ed un imidazolo (prochloraz), tutti inibitori della biosintesi dell’ergosterolo».

Ente Risi: diserbi inefficaci

Ma com’è andata la campagna diserbo? «Quest’anno i diserbi non hanno sortito l’effetto desiderato – sottolinea Franco Sciorati dell’assistenza tecnica risicola Ente Risi provincie di Pv, Mi-Lo – Lo sviluppo delle infestanti piú diffuse, tra le quali giavoni, bidens e digitaria, è stato agevolato dall’andamento climatico.  Il numero di popolazioni di infestanti resistenti ad uno o più erbicidi ASL inibitori è in costante aumento e costituisce uno dei principali problemi malerbologici nel riso. Continua anche la propagazione del nematode galligeno Meloidogyne graminicola: ricordiamo il primo ritrovamento è avvenuto nel mese di giugno 2016 nei comuni di Buronzo (VC), Mottalciata e Gifflenga (BI). Dopo esattamente due anni (giugno 2018) è stato segnalato un’altra area focolaio in Lombardia nei comuni di Garlasco e Dorno (PV) ed in altri comuni della Lomellina, alle porte di Alagna (PV). Ora è anche nel pavese. Sono poche centinaia di ettari ma rimane doveroso segnalarne la presenza e continuare con le misure di contenimento».

Incubo Echinochloa

«Le varie specie di Echinochloa sono ormai moltissime e rappresentano le principali infestanti qui nel novarese – afferma Fabio Lanfranchini, dello studio Pulsar di Borgolavezzaro (No) – Molto presente anche il quadrettone, non ci sono veri e propri principi attivi che lo controllano. Una novità che ho riscontrato due volte in risaia quest’anno in areali differenti è l’Eleocharis obtusa, ciperacea rizomatosa e perenne ( leggi l’articolo https://www.risoitaliano.eu/nuove-infestanti-crescono/). Questa infestante sembra avere uno sviluppo molto rapido ed è capace di occupare molto spazio se lo trova libero attorno. Rimaniamo in attesa di una strategia di lotta con solfoniluree e ormonici».

Ma c’è sempre il crodo

Per Dante Boieri, tecnico e commerciante e delle provincie di No e Vc il crodo è sempre il tallone d’Achille: «Ad oggi, nelle aziende che seguo, sicuramente i controlli dei giavoni sono stati più che buoni; il riso crodo, fuori dalla sfera clearfield è in espansione, tra le motivazioni: mancano vecchi e nuovi principi attivi, tempestività nei trattamenti, assenza del secondo passaggio; inoltre, ciparacee e le poligonacee stanno diventando un problema sempre più di rilievo».

Approccio integrato contro il brusone

Capitolo Brusone: possiamo stare tranquilli? «La protezione della coltura del riso in questa fase è sostanzialmente focalizzata sulla prevenzione delle malattie fungine ed in particolare delle infezioni da Pyricularia oryzae – spiega Barozzi –L’approccio alla problematica deve essere per forza di tipo “integrato” in quanto la protezione della coltura inizia da corrette pratiche agronomiche (concimazioni equilibrate, individuazione di varietà più o meno resistenti al patogeno, opportune densità di semina, limitazione degli stress idrici e idonea gestione dell’acqua irrigua, ecc.), rispetto alle quali gli agrofarmaci disponibili esplicano una azione complementare e non sostitutiva. E’ importante individuare il corretto “timing” in cui eventualmente intervenire, specie in considerazione del fatto che le sostanze attive oggi disponibili presentano una persistenza di azione piuttosto contenuta nel tempo. Da alcuni anni sono disponibili dati di monitoraggio e previsione del rischio di infezione elaborati sia da Regione Piemonte (con un sistema basato su stazioni di rilevamento e bollettini periodici) che da Regione Lombardia (con un sistema di bollettini di allerta giornalieri basati sull’elaborazione di modelli colturali ed epidemiologici): https://www.ersaf.lombardia.it/it/servizio-fitosanitario/protezione-delle-piante/bollettini. I dati elaborati dai due sistemi stanno restituendo indicazioni di rischio generalmente medio, con qualche segnalazione di rischio elevato in alcune aree del Vercellese, che potrebbero estendersi in funzione degli stress termici che si temono in seguito alla fase meteorologica perturbata del 3-4 agosto. Può essere utile anche l’osservazione “on farm” di alcune “piante spia” come certe infestanti o lo stesso riso crodo, che essendo “selvatico” presenta una resistenza alle malattie molto inferiore a quella delle varietà selezionate dall’uomo». Autore: Martina Fasani

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