La campagna 2024/2025 è la prima che avviene sulla base di norme che prevedono la semina di materiale certificato: era prevedibile un coro di amarezze da parte dei colleghi risicoltori, dal momento che la semente certificata ha sicuramente un costo maggiore del seme da reimpiego.
Del resto, la questione era nota e attesa, non si può parlare di una novità assoluta. Sorprende, semmai, che proprio quest’anno non sia stata celebrata la tradizionale giornata del seme, che solitamente si teneva ai primi di febbraio, ed abbiamo dovuto leggere i dati sulle certificazioni dalla rete internet. A parte questo, mi vien da domandare al legislatore e al governo come mai non si sia trovato neanche un soldo – tra i miliardi di finanziamenti erogati con il Pnrr – per sostenere una filiera di qualità in un momento di grave difficoltà.
Questo era il momento giusto per dimostrare che si vuole sostenere la qualità del made in Italy, agendo sulla leva del costo aziendale. Guardando alla primavera e anche oltre, sarei lieto se il tema della semente fosse oggetto di un incontro dopo la metà di luglio, dove discutere dei programmi di moltiplicazione, perché il rischio è, obbligo o non obbligo, che la ricerca e la produzione di seme non sia in sintonia con le richieste del mercato. Sarebbe una bella iniziativa per la nuova presidenza dell’Ente Risi. Autore: Giuliano Compagnin seme
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