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«NON VENDETE RISONE»

da | 29 Giu 2023 | NEWS

risone
«Risicoltori, non vendete il risone in questo momento: meglio lasciare il prodotto nei magazzini che svenderlo per fare spazio».

L’APPELLO DI CONFAGRICOLTURA

E’ l’appello di Confagricoltura Vercelli-Biella, Confagricoltura Novara-Vco, Alessandria e Cia per le province di Novara, Vercelli, Biella e Alessandria, che si uniscono per lanciare un allarme sui prezzi del risone. Prezzi che in questi giorni hanno raggiunto valori al di sotto dei costi di produzione: le recenti quotazioni si attestano a circa la metà delle quotazioni di gennaio, e vedono i lunghi B a 43 €/quintale lordi, il Carnaroli a 83 €/q lordi; i suoi similari, Roma, Arborio e similari tra 72 €/q e 75 €/q lordi; i tondi tra i 35 e i 40 €/q lordi.

PREZZI RISONE INSOSTENIBILI

«E’ necessario dare un segnale forte al mercato: a questi prezzi non è possibile produrre risone, terminiamo una campagna di commercializzazione in netta perdita col rischio che l’avvio della prossima non potrà che essere economicamente negativo», evidenziano il presidente dell’Unione Agricoltori di Vercelli-Biella Benedetto Coppo, il presidente di Novara-Vco Giovanni Chiò, oltre a Roberto Greppi e Manrico Brustia, rispettivamente vice presidente e referente riso di Cia delle quattro province risicole.

TRA I RISONI I TONDI PIU’ PENALIZZATI

Confagricoltura e Cia consigliano quindi alle aziende agricole, associate e non, di ridurre e cessare l’offerta, in quanto, in un contesto internazionale di aumento dei prezzi delle diverse commodities, appare realistica la possibilità di una inversione delle quotazioni. A provocare il dimezzamento delle quotazioni da gennaio ad oggi ci sono diversi fattori. Tra questi c’è la riduzione della domanda da parte dell’industria, coincisa con l’aumento dell’offerta registrata dalle aziende agricole per liberare silos e magazzini dal risone in vista del prossimo raccolto. Così si sono verificate eccedenze di risone nelle aziende agricole.
«Il settore più penalizzato è quello dei tondi – ha commentato Coppo -; l’unico modo di reagire al mercato è ridurre l’offerta. Un prezzo di 35 euro al quintale è al di sotto dei costi di produzione, mentre il punto di pareggio per un’azienda agricola, ci dicono gli studi, è di 50 euro al quintale. Questo è l’elemento da cui partire per formulare il prezzo di mercato».

35 EURO NON BASTANO PER INVESTIMENTI E SPESE CORRENTI

Chiò ha sottolineato che nuovamente le aziende risicole hanno a che fare con un’altra emergenza. «Il risone a 35 euro al quintale – ha evidenziato – non sostiene adeguatamente i costi di produzione di un’azienda. Infatti, le spese per i fertilizzanti, gasolio e concimi, sono aumentate di molto. Senza contare che le imprese, in questi anni, hanno fatto grandi investimenti. L’industria recepisca il valore reale del nostro prodotto».

PREZZI PIU’ ALTI NELLA GDO RIDUCONO I CONSUMI

Secondo l’analisi di Brustia, c’è una riduzione dei consumi anche per effetto dei prezzi più alti del riso nella grande distribuzione. Ciò è dovuto a loro volta all’aumento dei costi di produzione. «Il nostro consiglio – ha evidenziato – è quindi di rallentare l’offerta. Capiamo l’esigenza di svuotare i silos, ma senza rallentare o fermare le vendite rischiamo di iniziare la prossima campagna con prezzi più bassi. Non facciamoci del male da soli, possiamo dettare noi la linea di mercato. Stoccate il prodotto, perché nei prossimi mesi, riprendendo i consumi di riso in autunno, come auspicabile, ci possono essere prezzi più ragionevoli». «

SUPERFICI A RISO: – 10000 HA

L’appello arriva anche alla luce dei dati provvisori di semina 2023, che vedono una riduzione delle superfici a riso di circa 8.000/10.000 ettari, con uno spostamento a sfavore dei tondi.
Stando ai dati forniti dalle due associazioni, ad oggi nei magazzini ci sono 222.000 tonnellate di risone (parte delle quali sono già state vendute ma ancora stoccate): nel 2022 erano 141.000, nel 2021 erano 185.000 e negli anni ’19-’20 erano 150.000 circa. «La Coldiretti? – hanno concluso i referenti – Noi li abbiamo invitati. Abbiamo modalità di comunicazione diverse, è un peccato perché l’unione fa la forza». Autore: Roberto Maggio.
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