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NON STIAMO PREPARANDOCI ALLA SICCITA’

da | 9 Gen 2023 | NEWS

sommersione
La siccità che ha tormentato la risicoltura italiana nel 2022 è stata la seconda per dannosità rispetto a quella del 1922, ed ha riportato alla ribalta il problema dell’acqua. Come si presenta la campagna risicola 2023? Cosa fare?
 

LA NUOVA MIORINA

 Un provvedimento è già in essere, e riguarda la sostituzione delle paratoie, ormai usurate, alla Miorina, lo sbarramento che regola lo scarico del lago Maggiore. A settembre sono iniziati i lavori, e sono conclusi il dicembre scorso. Per operare, non si è potuto trattenere le acque, per cui ad oggi il livello del lago è di 15 cm al di sotto dello zero idrometrico. Si attende il collaudo delle nuove paratoie per iniziare a regolare lo scarico in modo da accumulare le scorte di acqua per la prossima stagione.
Servirà alzare il livello di 115 cm (o 165, se gli svizzeri la acconsentissero) per accumulare nei 212,5 km quadri di superficie 2 miliardi e 400 mila (o 3 miliardi e 500 mila) metri cubi di acqua. Questa è l’acqua necessaria per iniziare l’irrigazione con le dotazioni adeguate ad alimentare il canale Regina Elena, il Villoresi ed altri. Ma la strenua lentezza dei lavori ha lasciato sfuggire tutte le acque delle piogge autunnali. Speriamo che i collaudi non richiedano troppo tempo. L’inverno e la primavera speriamo siano molto piovosi, per il recupero delle scorte.
 

INVASI, MA DOVE?

Tutti parlano di costruire invasi, attività necessaria e meritoria. Dal parlarne al costruirli passeranno molti anni e molte spese. Bisognerebbe almeno iniziare ad individuare le valli idonee e partire con le progettazioni. Attualmente, la zona risicola già presenta un invaso sotterraneo, senza sbarramenti e rischi di cedimenti.
L’invaso è composto dalla sommersione delle risaie e dal rimpinguamento delle falde superficiali, oltre che all’inizio della sommersione, durante i primi 40 giorni, si innalzano in tutto il territorio dalla profondità media di -3,5 a quella di -0,5 ÷ 0 metri rispetto al piano di campagna, accumulando 1,736 miliardi di mc.
Questo si ottiene solo sommergendo le risaie nel periodo di aprile e maggio, quando la disponibilità dell’acqua è elevata, grazie allo scioglimento delle nevi della bassa montagna ed alla piovosità media della primavera normalmente molto elevata. L’accumulo viene restituito al Po da metà agosto, per altrettanti 40 giorni, quando generalmente i fiumi sono in magra e la parte orientale della Pianura Padana ha ancora grandi esigenze irrigue.
 

LA SOMMERSIONE

La sommersione delle risaie a partire da fine marzo riuscirebbe ad utilizzare questo invaso, già presente e senza costi. Il metodo di sommersione perfezionatosi in sei secoli ha sviluppato la tecnica di riutilizzo dell’acqua, che viene fatta scorrere lentamente sui campi. Esperienze annuali eseguite su di una camera estesa su un ettaro, forniscono i seguenti risultati: ingresso mc 33.500; percolazioni in falda mc 4.200; scarico recuperato (in loco denominato colature) mc 24.500 (73% dell’ingresso); evapotraspirazione mc 4.800. Le percolazioni in falda, oltre a fare accumulo per i mesi di agosto e settembre, risorgono nei fontanili e vengono in parte riutilizzate, mentre le colature vengono addotte ai campi sottostanti e riutilizzate più volte. In totale i consorzi irrigui Est e Ovest Sesia derivano dai corsi d’acqua 230 mc/s e ne somministrano ai territori 600 mc/s.
 

TURNI ALTERNATI (E BOCCIATI)

Alcune sperimentazioni sono state eseguite nei tempi per ottimizzare l’utilizzo dell’acqua di irrigazione: subirrigazione e sommersione turnata. La subirrigazione, sperimentata nel 2017 e 2018 in Lombardia, ha dimostrato che si può ridurre l’ingresso stagionale dell’acqua a 5.000 mc per ettaro, ma azzera colature e rimpinguamento delle falde. Inoltre, costa in investimenti ed energia di pompaggio tanto da raddoppiare i costi di produzione del risone.
Nel 2003, 2004 e 2005 l’Istituto di Idraulica Agraria dell’Università di Torino sperimentò una tecnica di sommersione a turni alternati, confrontando due camere contigue. Una irrigata in sommersione continua come testimone, e l’altra in sommersione alternata. In questa, fu chiuso lo scarico; in presemina venne allagata al livello di 12 cm, poi fu chiuso anche l’ingresso. Ogni volta che la camera si asciugava, ed il potenziale di matrice nella zona radicale raggiungeva il valore di -35÷-45 KiloPascal (limite di sofferenza del riso), fu ripristinato il livello di sommersione a 12 cm. L’operazione fu ripetuta in media ogni 8÷10 giorni per tutta la stagione irrigua.
Risultati: risparmio di immissione del 60%, riduzione della produzione di risone dell’8% (ai tempi gli erbicidi a disposizione erano molto efficaci). Ma non si produsse nessuna colatura, e si ebbe una riduzione significativa della percolazione in falda.

SOMMERSIONE A TURNI: IL COMMENTO DI ALLAVENA

Il commento dello sperimentatore, ing. Lorenzo Allavena, fu che, se la tecnica fosse stata applicata su vasta scala, sarebbe stato necessario a livello aziendale ridurre le dimensioni delle camere, scavare nuove canalizzazioni, ampliare quelle esistenti, ed incrementare il personale. Invece, a livello comprensoriale la necessità consisteva nel modificare radicalmente la rete per adattarla alla distribuzione in assenza di colature. Un lavoro gigantesco, ed anche un passo indietro per lo sfruttamento economico della meccanizzazione.  La lunghezza di 90 metri delle camere, un tempo utili per i cavalli che potevano rifiatare durante le svolte, è cresciuta a 300 metri e oltre. Questo perché le macchine non hanno necessità di rifiatare, ma sprecano tempo e gasolio durante le svolte.
Le camere di grandi dimensioni, oltre a ridurre il fabbisogno energetico e di lavoro, permettono di ridurre lo sviluppo dei canali d’irrigazione, quindi i costi della loro manutenzione e l’occupazione di superfici improduttive. Si aumentano però i tempi per sommergere ogni singola camera. Ma i cicli di ripristino della sommersione sono ravvicinati, quindi dovrebbero essere eseguiti in breve tempo: questo richiederebbe portate importanti, che i canali attuali non sopportano. Quando, come succede spesso, un temporale porta al riempimento di tutte le camere di un comprensorio irriguo, queste raggiungono contemporaneamente la necessità di rabbocco, e mancherebbero le portate necessarie. Spesso, le sperimentazioni che risultano efficaci sul piccolo non funzionano nelle dimensioni reali. Siamo in attesa di nuove tecnologie. A breve termine la soluzione di iniziare la sommersione della maggior parte dei territori quando c’è acqua disponibile pare essere ancora l’unica efficace. Autore: Giuseppe Sarasso, agronomo
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