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L’UNIONE DENUCLEARIZZATA

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«Una decisione di buon senso quella della giunta comunale di Trino Vercellese di revocare la delibera del 12 gennaio scorso con cui autocandidava il Trinese ad una rivalutazione sull’idoneità ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi». Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella, Benedetto Coppo, fattosi portavoce degli imprenditori agricoli vercellesi con le Istituzioni del territorio, per questa vicenda. (Ma c’è una novità)

CONFRAGRICOLTURA ALLA GUIDA DELLA CORDATA DENUCLEARIZZATA

Confagricoltura Vercelli Biella, supportata dalla Federazione regionale piemontese, è infatti la prima organizzazione agricola ad aver manifestato con fermezza la propria contrarietà all’ipotesi dell’insediamento dell’impianto di stoccaggio delle scorie nucleari per diversi motivi. Tra questi, in primo luogo per l’incompatibilità del territorio, caratterizzato da un livello piezometrico con variazioni stagionali importanti dovute alla sommersione delle risaie. Poi, perché l’ipotesi di insediare il deposito nella zona di Leri Cavour, oltre ad avere un forte impatto simbolico, danneggerebbe il cuore della risicoltura italiana ed europea, interessando aree in cui operano aziende agricole specializzate su produzioni di alta qualità. Inoltre, l’insediamento di una struttura del genere in un Comune originariamente non inserito tra le 51 zone individuate come idonee per la realizzazione del Deposito e del relativo Parco tecnologico, avrebbe contrastato con le attività di promozione del territorio che diversi attori istituzionali stanno attuando ormai da tempo.

 

LA LETTERA DENUCLEARIZZATA  A CIRIO

Sull’argomento, già nel febbraio scorso, Confagricoltura Piemonte aveva scritto al presidente della Regione, Alberto Cirio e agli assessori Marnati per l’ambiente, e Protopapa per l’agricoltura, evidenziando molteplici criticità riguardo alla realizzazione di siti per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi nell’alessandrino e sottolineando come tali impianti costituiscano una notevole fonte di rischio per la salute e per l’ambiente, oltre che un elemento negativo per la valorizzazione del territorio inteso come l’insieme di paesaggio, tradizioni, cultura, produzioni agricole e agroindustriali di eccellenza.

Sul tema interviene anche l’Unione di Alessandria: «Dal 1995, e ininterrottamente fino ad oggi, i Piani e i Programmi agro-climatico-ambientali proposti da Regione Piemonte hanno riscosso l’adesione di moltissime imprese agricole. Negli ultimi anni poi sono stati anche introdotti il Sistema di qualità nazionale produzione integrata (SQNPI) e la certificazione del metodo biologico, che stanno costantemente acquisendo nuove adesioni – precisa Paola Maria Sacco, presidente di Confagricoltura Alessandria – Questi traguardi sono stati raggiunti, in buona parte, grazie a impegnativi investimenti realizzati dalle aziende agricole». Con tutta evidenza la costruzione di un sito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi vanificherebbe completamente gli sforzi messi in atto fino a questo momento dal tessuto imprenditoriale e dalle istituzioni pubbliche (Regione, Provincia e Comuni) per riqualificare gli insediamenti in ambito rurale, rilanciare i legami di comunità e valorizzare allo stesso tempo il territorio.
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