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L’EUROPA CI VUOLE TUTTI BIO

da | 31 Ago 2020 | NEWS

costi risicoltore

La Commissione Europea ha presentato i contenuti della “Strategia UE per la biodiversità”, parallelamente a “Farm to Fork”, la raccolta di linee guida finalizzate a rendere più sostenibile il settore agroalimentare, definendo nuovi impegni, obiettivi e linee guida di governance. Ne abbiamo ampiamente parlato di recente (https://www.risoitaliano.eu/le-ricadute-agricole-del-consiglio-europeo/) e ora ci chiediamo: cosa cambierà per gli agricoltori e per il settore risicolo?

Ricordiamo prima di tutto che le misure adottate fanno capo, in sintesi, ai seguenti ambiti di azione:

Fitofarmaci: l’obiettivo della Commissione UE è di ridurre del 50%, entro il 2030, il rischio per l’ambiente e la salute connesso ai fitofarmaci.

Fertilizzanti: si intende diminuire l’inquinamento di aria, suolo e acqua del 50% entro il 2030, riducendo di almeno il 20% l’impiego di fertilizzanti azotati e fosforici.

Agricoltura biologica: l’obiettivo prefissato è l’incremento dell’estensione delle superfici coltivate a biologico in Europa, fino al 25% della SAU totale.

Aumento delle Aree Natura 2000 (ZPS e SIC): la Commissione mira all’individuazione ed al riconoscimento di nuove aree protette, per aumentarne l’estensione.

Aumento delle aree ad alta biodiversità: andrà destinato il 10% della SAU ad aree ad alta naturalità quali siepi, filari, fasce inerbite, fossi, terreni a riposo, etc. 

Mezzo pieno o mezzo vuoto?

Ciò detto, va rilevato che la comunicazione della Commissione del 20 maggio sulla biodiversità e sulla strategia From Farm to Fork, strettamente collegata alla conclusione attesa della riforma PAC, presenta, per il settore agricolo in generale e per il riso in particolare, aspetti positivi ed aspetti negativi. Iniziamo dal bicchiere mezzo pieno: è previsto un aumento delle risorse a favore del settore, c’è una forte spinta alla ricerca in ordine a soluzioni scientifiche meno impattanti sull’ambiente, si prevede una grande attenzione ad un sistema alimentare più sostenibile e corretto per il cittadino-consumatore. La Commissione, d’altro canto, mira anche a ridurre drasticamente gli input di fertilizzanti e fitofarmaci e portare al 25% la SAU europea, richiedendo anche che sia destinato il 10% della SAU ad aree ad alta naturalità quali siepi, filari, fasce inerbite, fossi, terreni a riposo. Queste aree sono, in sostanza, quelle a Focus Ecologico (AFE o EFA) del greening, che attualmente rappresentano almeno il 5% della SAU aziendale. Ci si interroga su cosa cambierà in sostanza e su quali potranno essere le conseguenze dirette di questo provvedimento.

Futuro bio

Veniamo ora al bicchiere tutto pieno, quello del riso bio. Con circa 18.000 ettari di riso biologico certificato (dato SINAB 2018) l’Italia è leader indiscusso nella produzione di riso biologico in Ue. Attualmente, l’incidenza della superficie coltivata a riso biologico sul totale della superficie risicola nazionale è di circa l’8%, dunque per raggiungere l’obiettivo indicato dall’Ue è necessario, nel prossimo decennio, triplicare le coltivazioni biologiche attuali.  L’Ue ha già messo a disposizione anche del comparto risicolo biologico importanti risorse per la promozione sui mercati interni e dei Paesi Terzi che fino ad ora non sono state utilizzate. Nella prossima PAC ci saranno ancor più spazio e attenzione per il settore biologico, che potrebbe entrare negli “ecoschemi” per diventare un pagamento “orizzontale” per tutti gli agricoltori biologici, dando così la possibilità ai PSR regionali di mirare e qualificare ancora di più il supporto al comparto. In ogni caso è certo che maggiori risorse della PAC verranno destinate al sostegno della conversione al bio e ne potrà quindi beneficiare anche il comparto del riso. Lo stesso accadrà per le risorse Ue destinate alla ricerca e alla promozione sui mercati, già oggi ampiamente sotto utilizzate dal comparto riso biologico italiano. Autore: Martina Fasani

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