Ricerca Avanzata





Data inizio:

Data fine:

LA GRANDE SETE DI NATALE

da | 25 Dic 2022 | NEWS

risaia
Il regalo più bello per la gente di terra, della terra del piano, è vedere l’enorme abbraccio delle montagne intorno, coperte di neve. La fioca prima di Natale è preziosa come l’oro, l’incenso e la mirra, portati in dono a quel bambino che recava la luce nel mondo e l’annuncio dato prima agli ultimi. I pastori, altra gente di terra, sono stati i primi a saperlo. Il Gelindu, il pastore nostro, quello con l’agnello in spalla, la tradizione vuole che sia stato lui il primo a rendere omaggio a quel bambino nato in una stalla, come all’essere più umile che portava la speranza nel mondo.

LA COLPA

Anche a noi, il solo vedere le montagne innevate nel nostro spicchio di mondo regala la speranza per sorella acqua. L’importanza di una cosa la provi quando viene a mancare; quando perdi la salute, tutto passa in secondo piano, tutto il nostro essere è volto a ritrovare quel bene prezioso. Così è per l’acqua quando viene a mancare, come in questa estate rovente, quando ti saliva l’angoscia nel cuore perchè si doveva riempire la risaia e dentro al fosso quell’acqua proprio non saliva e non riusciva ad entrare nel campo.
In quei momenti, si attribuisce la colpa a qualcuno, perché qualcuno si deve pur prendere la colpa se quell’acqua è stata pagata ma nel fosso non sale e non arriva ad entrare nella terra del piano: ed è strazio, è contro natura, vedere le piantine assetate a seccare.

GLI ULTIMI NON SARANNO I PRIMI

Se dagli ultimi non arriva, la colpa è dei primi, che la prendono tutta e non la lasciano colare. Tuttavia, in questo caso anche per i primi di bocca l’acqua è scarsa e così ci vuole troppo tempo ad entrare nell’ultima piana al fondo. Il diserbo non ha effetto e ancora di più, il riso buono patisce la sete, la grande sete, nel periodo più delicato di sant’Anna, quando, nella sapienza antica dei proverbi il riso va in “canna”, in levata.
Ce lo ricorderemo sempre. Piangeva il cuore a vedere quei risi alti poco più di una spanna , quando avrebbero dovuto essere in canna. Poi, in una notte,  è arrivata anche la grandine… Non si dovrebbe dire, ma forse è stato un bene, si è messa una pezza su di un raccolto che non meritava la pena di tagliare.

IL CAMBIAMENTO

Il mondo è cambiato, il clima è cambiato, la semina è cambiata, forse anche la gente è cambiata, gli errori del passato non sono serviti, anche nel mondo si ritorna a fare la guerra, si giustificano le stesse motivazioni dandogli altri nomi ma sempre guerra è e la gente che muore, che scappa, i raccolti incendiati o a marcire sulle navi impedite a navigare e i prezzi a raddoppiare, di ogni cosa che si deve comprare. Che cosa si può fare?
Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma da quando gli umani hanno smesso di vivere esclusivamente di caccia, circa tantissimi anni fa, si sono messi a coltivarla con amore questa nostra unica Terra. Con le messi raccolte in quel tempo lontano, di poco superiori alle sementi, hanno sfamato per secoli le loro famiglie: una storia lunghissima, quella dell’agricoltura. Storia che ha permesso sempre più di portare il cibo, il pane quotidiano, sulle proprie e sulle altre tavole. Anche per questo quando un raccolto viene pagato il doppio dell’anno prima, bisogna venderlo… e a forza di tirare la corda si può rompere.

MAI SPECULARE

La speculazione portata agli estremi potrebbe far crollare il sistema. Tutti devono lavorare, ma se il prodotto finale ha dei costi eccessivi, i consumatori compreranno altri prodotti per poter arrivare alla fine del mese. Lo stesso dicasi sulle irrigazioni.
Per risolvere il problema dell’acqua che scarseggia, servono gli invasi, fatti in posizioni sicure, che potranno conservare l’acqua preziosa che adesso scende inutilmente verso il mare. In questa estate rovente abbiamo visto pompare dai pozzi e a farne altri. Le falde sempre più basse e l’acqua per gli umani a scarseggiare: non è questa la soluzione. Ma non è tutto.
Ci sono le terre vocate alla coltivazione del riso, dove sono nato e dove la terra ha conservato e reso reperti antichissimi di selci rosse scheggiate 70 mila anni fa. Dove io semino ancora il riso in acqua alla maniera antica, la coltivazione del riso è documentata fin dal 1.552, quando i Valperga di Masino concedono al nuovo affittuario di tutto il tenimento, allora di 753 ettari, Ludovico Salverius di Savona, di continuare la coltivazione del riso senza estenderla ulteriormente.
Nelle pianure alte di Baraggia e nelle terre di mezzo, dove viveva gente sapiente che guardava lontano, hanno scavato rogge e canali, di picco, di pala e carriole, con mani callose: qui ne bastava poca di sorella acqua per tenerle allagate. Eppure, sappiamo com’è andata, quest’anno. Gli esperti lo avevano detto che in estate ci sarebbe stato un problema di carenza idrica, ma come Cassandra non sono stati ascoltati ed ora senza gli invasi sarà sempre più difficile l’irrigazione. Sorella acqua non basterà per tutti e qualche cambiamento lo dovremo pur accettare. Ma bisogna cambiare insieme: la guerra tra i poveri non serve. E questo è veramente lo spirito del Natale. Autore: Pier Emilio Calliera (Pec)

Iscriviti alla nostra Newsletter

Iscriviti alla nostra Newsletter e al servizio Whatsapp!

Informativa sulla Privacy

Informativa sulla Privacy - WhatsApp

Cliccando "Accetto le condizioni" verrà conferito il consenso al trattamento dei dati di cui all’informativa privacy ex art. 13 GDPR. *

* Campo obbligatorio