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LA CRISI IDRICA VISTA DALLA LOMELLINA

da | 1 Ott 2022 | NEWS

macchine agricole

Continuiamo il nostro tour del raccolto con la Lomellina. Il secondo intervistato è Flavio Barozzi, agronomo e imprenditore agricolo di un’azienda di 50 ettari situata a Confienza, in Lomellina. I 50 ettari sono ripartiti principalmente tra mais e riso.

«Per quanto riguarda gli appezzamenti a riso, questi sono suddivisi tra 3 varietà: il PVL136, il CL Sole e la varietà da tondo Yume. Nella mia azienda- spiega – la raccolta quest’anno non è ancora iniziata, ritarderemo infatti di 10 giorni.

SICCITA’ ED EFFETTI SULLA FISIOLOGIA VEGETALE

La mancanza di acqua rispetto al normale ha fatto si che il ciclo si prolungasse, determinando un ritardo dei miei raccolti». Sorge spontanea la domanda riguardante la riduzione idrica, alla quale Barozzi risponde testualmente: «nella parte principale del corpo aziendale non vi sono stati problemi fino ala prima metà di luglio. Dal 12 luglio però, Sesia ha chiuso totalmente i deviatori idrici- mandando così in tilt il sistema – e riaprendoli solo tra il 18 e il 20 luglio. La riduzione è stata drastica del 90%. I terreni in questa zona, che coprono una superficie di 40 ha, sono paludosi. Si sono adoperate 3 bagnature riuscendo ad evitare le perdite totali, andando così incontro solo a cali in resa».

RISPOSTE DIVERSE IN BASE ALLE VARIETÀ

Per quanto riguarda la restante parte aziendale, Barozzi indica come la situazione sia invece tragica «nella restante parte aziendale destinata a riso, oltre l’80% del seminato è andato perso, nonostante ciò non ho effettuato assicurazioni contro la siccità, ma ho deciso di mantenere unicamente come unica avversità la protezione da grandine, gestendola però su rese ridotte rispetto al normale degli anni passati».

Il discorso continua, e l’imprenditore evidenzia anche come ci sia stata una diversa risposta alla siccità tra le sue varietà messe in campo «senza dubbio ho notato una maggiore resilienza allo stress idrico nei campi seminati a PVL136, rispetto agli altri destinati alle restanti due varietà. In tutte però- aggiunge -ho notato un contenimento del brusone che ha avuto poca diffusione ed è rimasto nella norma, allo stesso tempo il ritardo di ciclo dovuto alla mancanza di acqua, ha fatto si che i miei risi entrassero in modo posticipato nella fase di fioritura e allegagione, permettendo così agli stessi di evitare i forti caldi di fine luglio» per questo motivo infatti, sottolinea come non ci siano state problematiche inerenti alla sterilità della pannocchia dovuta al caldo.

ASCIUTTA INEVITABILE

La carenza idrica impatta diversamente nei terreni del Barozzi. Questo per motivazioni strettamente pedologiche e varietali. Sta di fatto che in tutte le risaie si è scelta una semina in asciutta, «principalmente nel corpo cardine di 40 ha della cascina, la semina è tradizionalmente effettuata in sommersione e l’acqua è mantenuta per tutto il periodo dedito. Questa è in aggiunta alle sommersioni invernali».

Quest’anno però, per la mancanza di acqua ad aprile, ho dovuto provvedere ad una semina in asciutta». Continua poi sottolineando come la concimazione sia stata falsata. «Senza dubbio anche le concimazioni sono state sballate. Nella mia realtà, tendo ad optare per un sovescio di veccia che quest’anno è riuscito a supportare bene la coltura principale- quale è il riso -minimizzando l’intervento con concimazioni minerali».

Conclude affermando che «nonostante l’annata negativa, non ho intenzione di ridurre appositamente la superficie a riso, se non per motivi agronomici legati alla valba effettuata principalmente nel corpo di 40 ha. Qui ogni due anni si ha una conversione tra riso e altra coltura definita “non irrigua”, quale mais o soia». Cambio che però, come si può dedurre, non è dovuto alla crisi idrica. Autore: Emanuele Virota

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