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LA BORSA RISI TIRA LE SOMME

da | 29 Giu 2022 | NEWS

Lunghi B

Il mercato torna a sorridere ai produttori nell’ultima seduta di giugno. Lunedì a Novara bollettino pressoché invariato, con un unico leggero allineamento al ribasso del gruppo Carnaroli con la sede di Vercelli.

Proprio nella città del Bicciolano, nella mattinata di martedì, tornano a vedersi diffusi ed importanti segni positivi, capaci di far crescere tutti i comparti ancora quotati di 5 €/q ad eccezione del gruppo Carnaroli. Plusvalori presenti anche nel listino emesso nel pomeriggio a Milano, dove salgono di 2,5 €/q il gruppo Arborio e di 5 €/q il gruppo S. Andrea, oltre ad un leggero aggiustamento per il gruppo Roma (+0,5 €/q). Nel capoluogo lombardo, inoltre, passano a non quotato i lunghi B, chiudendo in questa sede a 55 €/q lordi, nonostante vengano attualmente pagati 60 €/q.

LA DOMANDA TORNA A INSISTERE

Gli operatori ci comunicano un rinnovato interesse della domanda. L’offerta continua a scegliere di trattenere la pochissima merce disponibile. I prezzi a listino sono ormai pochi e ciò favorisce l’incertezza nell’individuare un prezzo reale di vendita per molti gruppi merceologici. Appare chiaro che si stia tornando sui livelli massimi visti in questa annata per quasi tutti i comparti. Fanno eccezione i risi tondi che sembrano bloccati alle loro quotazioni di chiusura (Selenio 95 €/q lordi, altri tondi 70 €/q).

Nel dettaglio sono proposti (ma difficilmente accolti dall’offerta) 70 €/q lordi per i lunghi A generici, il gruppo Roma ed il gruppo Baldo; 75 €/q lordi per i lunghi A di pregio e per S. Andrea; 60 €/q per i lunghi B; 80 €/q per il gruppo Arborio; 110 €/q per il Carnaroli e 100 €/q per i similari.

ULTIMA ANALISI, TORNIAMO A SETTEMBRE

Molte note positive, dunque, in queste 3 sedute di mercato che saranno le ultime oggetto della nostra consueta analisi per questa campagna. I listini sono ormai prossimi alla totale non quotazione con il prodotto trasferito che si attesta al 92,3% del totale, in un bollettino trasferimenti fornito da Ente Risi in cui solo i lunghi A non sono ancora al 95% (soglia di non quotazione, lunghi B 94,2%). Abbiamo deciso di tirare le somme di questa campagna di vendita, con un occhio alle attuali prospettive produttive, confrontandoci con alcuni rappresentanti dei risicoltori.

DA VERCELLI PARLA DELLAROLE

«Annata anomala quella che abbiamo vissuto in questa campagna di vendita – afferma Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli-Biella-. L’influenza della pandemia sugli scambi commerciali ed, in seguito, della guerra hanno portato il prezzo del riso su valori interessanti ma con una progressione tutt’altro che prevedibile. Le quotazioni sono state ottimali, anche in rapporto alla crescita dei costi produttivi, a partire da fine gennaio, quando però era già stato venduto ben più della metà del raccolto a valori inferiori. Mi auguro che prossimamente si possano mantenere gli attuali livelli di prezzo, in modo da sopperire agli aumenti dei costi delle materie prime ed al probabile calo produttivo che scaturirà dalla complessa situazione irrigua che stiamo vivendo».

«Il territorio vercellese, ad oggi, vede alcune zone della Baraggia e della bassa (verso il casalese) decisamente in crisi. Sappiamo che le province di Novara e Pavia sono in situazioni ancor più critiche. Alcuni terreni sono ormai incapaci di arrivare a raccolta. Siamo preoccupati da questa situazione per il rischio che le grandi riserie decidano di acquistare merce dall’estero, anche di bassa qualità. Rischio probabile viste le carenze di offerta interna che avremo nella prossima campagna. Questo potrebbe svalutare il nostro prodotto, sia agli occhi dei consumatori sia a quelli dell’industria. Altra problematica sarà reperire la semente per la prossima annata. Auspico che si possano privilegiare le zone in cui il seme è prodotto, anche per prevenire l’aumento del reimpiego aziendale».

DA NOVARA PAROLA A CHIÒ

Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara e VCO, aggiunge: «La maggior parte del prodotto, venduto prima della fine di gennaio, è stato spinto sul mercato dall’aumento dei costi produttivi. Tendenza già evidente prima dello scoppio della guerra a cui si sono affiancate quotazioni che sembravano interessanti, nonostante siano aumentate notevolmente in seguito. La nostra categoria ha poco potere contrattuale sul mercato. Siamo vittime dell’andamento dei prezzi. Inoltre, non conoscendone a fondo le dinamiche, fatichiamo a prevedere quali possano essere gli andamenti successivi, ancor di più in un’annata segnata da importanti eventi esterni come questa».

«L’attuale situazione irrigua è un fattore d’influenza dei mercati, che sta già incidendo oggi ma potrebbe farlo ancora di più prossimamente. La disponibilità idrica nel novarese e nel pavese è decisamente scarsa, qualcosa che noi a Novara abbiamo cercato di evidenziare fin da marzo, quando era ormai chiaro che le riserve nevose sarebbero state insufficienti. Il nostro areale è stato l’unico che ha ridotto notevolmente la superficie a riso, in favore di colture con meno necessità idriche, ma ciò non è bastato. Le recenti piogge stanno dando un po’ di respiro ma non saranno sufficienti a soddisfare i fabbisogni da qui a fine campagna. Ad oggi stiamo lavorando con il 90% di riduzione d’acqua, anche per permettere di salvare il salvabile in Lomellina. Le aziende stanno abbandonando parte dei loro terreni, razionalizzando le risorse idriche. Dobbiamo progettare infrastrutture che possano preservare l’acqua d’irrigazione quando la disponibilità c’è, per prevenire la situazione che stiamo vivendo.»

DA PAVIA PARLANO DAGHETTA E GREPPI

Giovanni Daghetta, presidente del Servizio Vendita Risone ed ex presidente di Cia Lombardia, aggiunge: «Questa campagna commerciale è stata fortemente influenzata dagli avvenimenti occorsi negli ultimi mesi. Al conflitto russo-ucraino ed alle difficoltà nei trasporti, inoltre, nelle ultime settimane abbiamo visto affiancarsi anche il tema siccità. Le quotazioni sono state buone, soprattutto dopo l’inizio della primavera, ma la maggior parte della merce è stata venduta precedentemente a prezzi ben inferiori. Credo che l’attuale livello dei prezzi possa assorbire i rincari che stiamo registrando sui costi produttivi. Dubito che i consumatori, che nella maggior parte dei casi non hanno visto crescere le loro entrate, possano accettare questa crescita. I prezzi sugli scaffali attualmente non hanno ancora riportato l’apprezzamento del risone a pieno. Vedremo cosa accadrà sui consumi quando ciò avverrà».

«Tornando al tema siccità, appare chiaro che la situazione si prospetta molto complessa. Le riserie stanno cercando di convincere chi disponga ancora di risone alla vendita, per poter fare scorta anche in previsione della prossima campagna. Questa necessità sta influenzando il prezzo, spingendolo nuovamente al rialzo. Il riso ad oggi non sembra una coltivazione del tutto compromessa, anche se alcune situazione puntiformi lo sono già. Qui in Lomellina, dove ha sede la mia azienda, ci sono giornate in cui siamo più positivi, come le ultime in cui l’acqua è arrivata, ed altre in cui cresce lo sconforto, vedendo la pianta in estrema sofferenza. I prossimi mesi sono notoriamente i meno piovosi, quelli in cui le precipitazioni, se sopraggiungono, lo fanno con intensità estreme, utili solo a danneggiare le coltivazioni. Le prospettive dunque sono grigie, si tratta di un contesto nuovo per tutti e capiremo solo alla fine quale sarà l’entità del danno che ne scaturirà».

«A questo punto della stagione dobbiamo già guardare in prospettiva alla prossima – aggiunge Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia -. Noi continuiamo a lavorare per siglare dei contratti di filiera che consentano almeno di coprire i costi di produzione, visto anche lo stato di emergenza per la mancanza d’acqua e tutte le incognite che l’attuale situazione di crisi porta con sé». Autore Ezio Bosso.

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