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IL RITORNO DEI TONDI

da | 8 Apr 2022 | NEWS

tondi

Nuovi apprezzamenti alla borsa merci di Mortara. Torna a crescere il gruppo dei tondi, con la voce Selenio che segna +60 €/t (min 825 €/t max 860 €/t) e Sole +30 €/t (min 660 €/t max 680 €/t). Continuano gli apprezzamenti anche nel mercato interno, con la crescita di S. Andrea (+50 €/t, min 550 €/t max 575 €/t) e del gruppo Carnaroli (classico: +45 €/t, min 835 €/t max 860 €/t; similari: +50 €/t, min 780 €/t max 820 €/t).

Si tratta di apprezzamenti legati a pochissime vendite e che potrebbero non rappresentare le quotazioni realmente contrattualizzate, probabilmente maggiori. Tutte le altre quotazioni sono presentate come nominali, come presso le sedi di Novara, Milano e Vercelli, a causa di una totale assenza di commercio in questi segmenti.

I RISICOLTORI NON CEDONO

La situazione è la medesima di quella descritta ad inizio settimana. La domanda continua ad insistere, alza i prezzi a listino. Voci affermano che la domanda sia disposta a spendere anche di più all’atto pratico, ma l’offerta non cede e trattiene la merce rimanente. I risicoltori, maggiormente concentrati su altri fronti, resistono alla vendita puntando su ulteriori apprezzamenti e ad oggi sembrano avere ragione. Per molti comparti, oltre alle variazioni a listino, si rincorrono voci di ulteriore crescita dei prezzi, prossime se non già attuali. L’industria sta cercando in ogni modo di arginare questa impennata ma spesso è costretta ad assecondare le richieste dei produttori per poter acquistare del risone, essendo pressoché impossibile reperirlo all’estero e la disponibilità interna davvero ridotta.

Nel gruppo Carnaroli, ad esempio, la varietà tradizionale appare ormai introvabile. Nonostante un’ottima crescita di 50 €/t a listino, i similari sembrano ancor più apprezzati tanto da essere prossimo l’aggancio tra le due voci. Pare, anzi,  che alcune partite di varietà similari siano già state vendute a 90 €/q lordi, raggiunti a bollettino proprio in questa seduta dal Carnaroli classico.

LA PAROLA AI MEDIATORI: NON CI SONO SCAMBI

«Non ci sono scambi- afferma Giovanni Migliavacca, mediatore milanese. Le voci in crescita si riferiscono ad un adeguamento di prezzo che non ha trovato riscontri pratici nelle contrattazioni odierne. Si tratta di cifre che si erano fatte in alcune vendite sporadiche già da fine di settimana scorsa. Valori che si è deciso di rendere ufficiali con la quotazione a listino.  Va considerato, infatti, che nelle pochissime trattative concluse ultimamente si registrano prezzi sempre un po’ maggiori rispetto a quelli a bollettino, poiché altrimenti risulta impossibile convincere i risicoltori, che si stanno dimostrando sempre più refrattari alla vendita. Questa situazione è valida in tutti i comparti, in quanto tutti i risi sono richiesti dall’industria e registrano continui apprezzamenti».

GREPPI: «RISICOLTORI PREOCCUPATI»

L’atteggiamento dei risicoltori rimane attendista sia per la ricerca di prezzi ancora maggiori sia in seguito all’insorgenza di alcune gravi criticità. Queste stanno monopolizzando l’attenzione dei risicoltori, essendo causa di incertezza e ingenti rischi economici.

Dopo aver affrontato questi temi con il presidente Confagricoltura Novara e VCO, Giovanni Chiò, nello scorso articolo, ci rivolgiamo a Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia e risicoltore, per conoscere meglio la situazione nel suo areale di competenza. «C’è grande preoccupazione tra i risicoltori: se non dovessero esserci precipitazioni significative nei prossimi giorni, le semine potrebbero essere a rischio e ci potrebbero essere serie ripercussioni. Se la situazione metereologica non dovesse subire variazioni di rilievo, è possibile che la siccità che sta colpendo le campagne pavesi e lomelline inciderà pesantemente sulla prossima stagione».

«L’altro aspetto che preoccupa seriamente i risicoltori – continua Greppi – sono gli elevatissimi costi di produzione, che al momento costringono le aziende agricole a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi, che superano di gran lunga quanto pagato agli agricoltori e allevatori per i loro prodotti. In tutte le aziende agricole, infatti, si registrano aumenti dai concimi ai fitofarmaci, fino all’energia e al gasolio. Una situazione che mette a rischio la tenuta economica delle imprese e impatta negativamente anche sulla loro capacità di investire per programmare il futuro. E’ forse anche per questo motivo che sui mercati del riso stiamo assistendo a vendite molto ridotte: gli agricoltori, probabilmente, preferiscono aspettare a vendere, forse sperando che i prezzi riconosciuti aumentino in proporzione all’aumento dei costi di produzione». Autore Ezio Bosso.

 

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