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GENOMA EDITING

TEA

Attraverso un documento ufficiale (disponibile in lingua inglese nella sezione “Agricoltura è cultura” della
Società Agraria di Lombardia al link http://www.agrarialombardia.it/wpcontent/uploads/2022/02/Raccomandazione-della-Unione-Europea-delle-Accademie-Agrarie-per-la-revisione-delle-norme-sul-genome-editing.pdf)  l’Unione Europea delle Accademie di Agricoltura (UEAA) formula alcune raccomandazioni. Raccomandazioni rivolte al legislatore comunitario, per la revisione della normativa concernente la ricerca sul “genome editing”.

NO ALLE IDEOLOGIE

Il documento dell’UEAA (cui aderiscono, per tramite dell’Accademia dei Georgofili e dell’UNASA, tutte le
istituzione accademiche che si occupano di ricerca e cultura agraria in Italia) invita il legislatore europeo ad affrontare le tematiche legate alla ricerca nel settore delle “nuove biotecnologie” (NBT) con un approccio scientifico e razionale, superando preclusioni e pregiudizi fondati su impostazioni ideologiche ed apodittiche.

In specie le Accademie europee di Scienze Agrarie chiedono il superamento della Direttiva 2001/18 di cui evidenziano l’incongruenza. L’UEAA tra l’altro ricorda al decisore politico europeo che le studiose che hanno messo a punto le metodologie CRISPR-Cas9 hanno ricevuto il Premio Nobel per la Chimica 2020, e suggerisce quindi un approccio proattivo e costruttivo rispetto ad una tematica in cui altri Paesi stanno facendo passi da gigante mentre la “vecchia” Europa è bloccata da una legislazione che le Accademie ritengono obsoleta ed in prospettiva pericolosa. Da qui appunto la proposta di un approccio che punti all’obiettivo della “one health”, ovvero a contribuire alla ricerca della salute globale di piante, animali ed esseri umani.

GENOME EDITING: LE NUOVE BIOTECNOLOGIE NBT

In quest’ottica le NBT presentano potenzialità di estremo interesse, che in numerosi casi sarebbero già
traducibili in pratica di campo se la normativa fosse più aperta all’innovazione. La possibilità di intervenire in maniera precisa e mirata su uno specifico tratto del genoma di piante ed animali consentirebbe infatti di ottenere enormi progressi tanto nel campo della resistenza alle avversità –siano esse biotiche (ovvero determinate da patogeni e parassiti) che abiotiche (ovvero determinate da stress ambientali e climatici), sia in quello dell’efficientamento dei processi biochimici e metabolici degli organismi utili (ad esempio attraverso l’induzione dell’azotofissazione da parte delle graminacee –come frumento, riso e mais- e non solo ad opera delle leguminose). Tale processo di efficientamento costituisce la strada obbligata per una autentica “sostenibilità” di una produzione agricola che dovrà far fronte a richieste quanti-qualitativamente crescenti senza aumentare l’uso di input non riproducibili quali suolo, aria ed acqua.

UN AMBIENTALISMO RAZIONALE

Appare paradossale l’ottusa avversione di un certo “ambientalismo ideologico” rispetto alle
potenzialità offerte dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica. Le Accademie di Scienze Agrarie, che invece auspicano un razionale ambientalismo scientifico (ovvero l’unico autentico ambientalismo praticabile), sottolineano come un attento uso delle nuove tecnologie in ambito genetico potrebbe consentire una diversa impostazione sia della nutrizione delle piante, sia della protezione fitosanitaria delle colture. Le nuove tecnologie consentono un minore ricorso ai fitofarmaci (di cui si gioverebbero soprattutto quei settori –come la viticoltura e l’ortofrutticoltura “biologica”- oggi alle prese con il problema del rame, il cui accumulo nei suoli in seguito al suo massiccio utilizzo, rappresenta un problema potenzialmente dirompente) ed un miglioramento della qualità dei prodotti (basti pensare al gravissimo problema delle micotossine che tanti travagli sta creando sia al nostro mais, sia al frumento).

Potrebbe essere interessante verificare quale “presa” avranno le raccomandazioni delle istituzioni accademiche agrarie europee sui decisori politici, e magari raffrontare tale “presa” con quella dei vari movimenti “no-vax” -oltre che ovviamente “no-OGM”- che non hanno solide basi scientifiche, ma certo godono di maggiore “audience” mediatica. Autore Flavio Barozzi

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