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MAGAZZINI PIENI DI SPERANZA

da | 14 Mag 2023 | NEWS

Risicoltori
Quotazioni in calo nelle sedute di borsa della settimana appena conclusasi (leggi l’ultima analisi). A trainare tale tendenza è il crollo della domanda, che offre al ribasso ai pochi risicoltori che si affacciano alla vendita.

«SONO POCO INTERESSATO AL MERCATO»

La maggioranza, infatti, ha ormai terminato o quasi il prodotto vendibile, come testimonia Luigi Ferraris, risicoltore di Mortara (PV).

«In magazzino ho meno di un carico pieno di S. Andrea, con una resa tutt’altro che ottimale. Ciò in seguito allo stress idrico subito la scorsa estate. In generale le rese medie dei mie risi quest’anno sono state attorno al 43-44%, un valore decisamente negativo che influisce anche sul prezzo, fortunatamente non acuito nel mio caso dalla presenza di metalli pesanti. Alla luce della scarsa giacenza attuale, dunque, sono poco interessato all’andamento ribassista del mercato in questo momento. Ritengo, tuttavia, fisiologico che le riserie abbiano lavorato maggiormente nelle importazioni e meno nel mercato interno e nell’esportazione del nostro riso, considerando i prezzi registrati a listino. Purtroppo per il consumatore il riso importato non è paragonabile al nostro, anche solo per il trattamento che riceve fino all’arrivo al porto. I lunghi A da risotto, tuttavia, non penso che verranno intaccati in modo importante da questi cali, vista la scarsa disponibilità e l’assenza di sostituti esteri».

«HO PERSO METÀ RACCOLTO»

«Pur considerando la buona remunerazione non posso considerarmi soddisfatto dell’annata. Le risaie della mia azienda hanno subito fortemente la siccità, che ha causato una perdita di raccolto del 50% rispetto alle scorse annate. In azienda produciamo principalmente risi classici da interno, soprattutto Carnaroli, che vendiamo anche direttamente. Coltiviamo anche altre varietà, destinate alla vendita all’ingrosso ed anche alla moltiplicazione di semente. Riguardo alla vendita diretta, nonostante io abbia dovuto aumentare i prezzi prima a gennaio e poi nuovamente a maggio per poter ottenere un margine , ad oggi ho già venduto quanto in tutta l’annata passata. Per farlo ho dovuto comprare della merce in borsa, avendo prodotto meno. Qui ho riscontrato grandi difficoltà, essendo raro trovare le varietà classiche in purezza ed elevato il prezzo di acquisto. Questi risi sono quelli più mancanti, poiché molto prodotti proprio qui nella provincia di Pavia dove la siccità ha colpito di più. La clientela che conosce i risi classici in purezza però li ricerca, essendo chiara la differenza con gli omonimi proposti dalla GDO, e noi abbiamo voluto soddisfarla.

«RIDURRÒ LA SUPERFICIE A RISO»

La produzione di semente, nonostante io abbia attuato tutte le pratiche necessarie, mi è stata bocciata sempre a causa dello stress idrico, che ha reso il chicco da me prodotto non conforme. Quindi tutto ciò che non ho venduto lavorato l’ho ceduto alle riserie, riuscendo fortunatamente ad intercettare i periodi di buona domanda ed avendo così una buona remunerazione. Il danno economico in ogni caso non è stato riparato, essendo troppo il prodotto mancante. Conscio di questo già in autunno avevo destinato parte della superficie a grano, in modo da avere qualcosa da vendere a giugno per sopperire alla mancanza di riso. Su questa superficie in seguito metterò soia, avendo così ridotto l’investimento a riso. Fino all’anno scorso coltivavo riso su 90 ha, quest’hanno ho ridotto a 65 ha, evitando le camere dove era più complesso irrigare».

«NECESSARIO REGOLAMENTARE LA GESTIONE IRRIGUA»

«Ad oggi sono fiducioso per la prossima campagna, viste le maggiori riserve idriche e i tentativi di Est Sesia, che serve direttamente tutte le mie camere aziendali, volti ad una suddivisione più equa. Il regolamento approvato a maggioranza è sicuramente perfettibile ma non può che essere accolto con positività. Tale testo vuole essere un primo tentativo e deve essere visto come un’azione positiva dagli agricoltori che hanno le aziende nell’area sud del consorzio».

«Nella passata campagna abbiamo confermato come la nostra categoria sia fortemente individualista. Era quindi necessario che si provasse a regolamentare la gestione dalla risorsa. Sicuramente Est Sesia stessa ha le sue colpe, a partire dall’aver concesso di trasformare in risaia anche terreni poco vocati negli ultimi decenni, alla legittima ricerca del miglioramento economico dell’ente. Nella passata stagione, inoltre, non è stato rispettato l’Art 60 dello statuto, non distribuendo l’acqua equamente. Ciò deve essere fatto per tutte le coltivazioni, compresi mais, soia, frumento e pioppi».

«Tornando al riso la sua coltivazione è spinta dai maggiori guadagni ed oggi nessuno delle parti in causa sceglie di abbandonarla a cuor leggero. Chi lo fa è chi come me ha già provato in modo importante sulla sua pelle cosa vuol dire non produrre, cosa che non auguro ma che sensibilizzerebbe nel modo giusto molti miei colleghi, considerando i costi elevati di produzione attuali. Per la mia azienda l’annata agraria 2022 non ha portato utili. Siamo dovuti ricorrere a fondi destinati ad investimenti aziendali che non potremo più fare nel breve periodo Quest’anno traballiamo il prossimo se si ripete chiudiamo». Autore: Ezio Bosso.

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