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VI SPIEGHIAMO LA NON SEMPLIFICAZIONE DELLA PAC

da | 7 Mag 2024 | Non solo riso

PAC
Mercoledì 24 aprile il Parlamento Europeo ha approvato la revisione del regolamento sui piani strategici della Pac e del regolamento con 425 voti a favore, 130 contrari e 33 astensioni. I deputati hanno adottato il disegno di legge con le modifiche tecniche proposte dal Consiglio e approvate dalla Commissione Agricoltura del Parlamento il 15 aprile 2024. Il 15 marzo 2024, la Commissione aveva presentato un regolamento per modificare due regolamenti relativi alla politica agricola comune: il regolamento sui piani strategici e il regolamento orizzontale.

PAC: RAGIONI E PROTESTE DEGLI AGRICOLTORI

La proposta fa parte della risposta della Commissione alle diffuse proteste degli agricoltori che si oppongono agli oneri amministrativi e ai requisiti ambientali della Pac. La proposta mira a ridurre diversi requisiti ambientali che gli agricoltori devono rispettare per ricevere i pagamenti diretti. Una semplificazione che secondo il presidente della Società agraria di Lombardia non semplifica affatto la vita degli agricoltori: «Queste sedicenti “semplificazioni” non semplificano nulla – ci dichiara -. Se proprio vogliamo “semplificare” dovremmo osservare che il titolo medio PAC per le aziende italiane è di circa 165 euro per ettaro. Applicato ad una superficie media nazionale di 11 ettari, significa 1800 euro  circa di contributo PAC all’anno. A forza di “semplificazioni” (ultima della serie il quaderno di campagna telematico obbligatorio), il costo della pratica e degli adempimenti accessori è pari o superiore alla “sovvenzione”.
Non va meglio nei settori in cui è previsto un contributo “accoppiato” alla coltura praticata (come nel caso del riso) in cui il costo del seme certificato obbligatorio è casualmente lievitato fino a eguagliare (e in qualche caso a superare) il valore del “premio”. La realtà è che questa PAC serve a sostentare un sistema burocratico-amministrativo enorme che vive sulle spalle degli agricoltori cui solo apparentemente sono destinate le “sovvenzioni”. Non andrebbe gattopardescamente “semplificata” ma radicalmente rivista».

LA RISPOSTA UE

Ma vediamo come Bruxelles presenta invece questa operazione. Tra le novità più importanti, le “condizionalità” ambientali riviste possono essere utilizzate per richiedere il sostegno dell’Ue già nel 2024; prevista la possibilità di maggiori esenzioni da alcune norme Pac in caso di condizioni meteorologiche estreme; infine le aziende agricole di dimensioni minori saranno esentate dai controlli e dalle sanzioni per il mancato rispetto di alcune norme.

Il regolamento deve ora essere approvato dal Consiglio. La Presidenza belga del Consiglio ha informato il Parlamento che se gli eurodeputati approveranno la proposta nella forma concordata dalla Commissione speciale agricoltura del Consiglio, il Consiglio adotterà lo stesso testo.

Dopo l’approvazione del Consiglio, la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE ed entrerà immediatamente in vigore. Gli agricoltori potranno già applicare le “condizionalità” ambientali riviste per le loro richieste di sostegno finanziario dell’Ue nel 2024.

ADESSO PIU’ FLESSIBILITA’

La revisione della Pac modifica le regole per le tre condizionalità ambientali che gli agricoltori devono rispettare per ricevere i finanziamenti. Inoltre, prevede una maggiore flessibilità per i singoli stati  nel concedere esenzioni dalle norme della Pac in caso di condizioni avverse. Le piccole aziende agricole al di sotto dei 10 ettari saranno esentate dai controlli e dalle sanzioni.

Tra le principali novità, l’esclusione, per quest’anno, dell’obbligo di destinare il 4% delle superfici aziendali ad elementi non produttivi.  La percentuale poteva essere ottenuta sia destinando una parte della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) aziendale all’incolto (ritiro dalla produzione dal primo gennaio al 30 giugno), sia conteggiando, in sede di presentazione di domanda unica, elementi caratteristici del paesaggio. Sono esempi: fossati, boschetti, muretti a secco e così via.

La Commissione Europea ha infatti stabilito che le aziende agricole possono derogare a tale obbligo per tutto il 2024 (Regolamento 2024/587 del 12 febbraio 2024). Questo a patto che le superfici che avrebbero dovuto essere destinate al riposo siano coltivate con specie azotofissatrici (come la soia o il favino) o con cover crop (meglio definite colture secondarie), da coltivare senza l’impiego di prodotti fitosanitari al fine di mantenere gli obiettivi ambientali della Pac.

I FATTORI DI PONDERAZIONE

Da non sottovalutare che ogni elemento non produttivo ha un suo fattore di ponderazione, che serve a valorizzare il contributo ambientale del fattore stesso, con coefficienti diversi a seconda dei casi. E così un fossato ha un fattore di ponderazione pari a due, mentre un muretto pari a uno. Perciò, un fossato lungo mille metri e largo 5, che varrebbe 5mila metri quadri ai fini del calcolo del 4%, viene raddoppiato a 10mila a causa del valore ambientale che riveste.

Va ricordato inoltre che quest’anno sarà il vero banco di prova della nuova Pac, poiché molti obblighi hanno valenza biennale e dunque il 2023 è considerato come l’anno base (baseline).

Per spiegare le novità possiamo fare ricorso a due esempi: la Bcaa 7 e l’Ecoschema 4.

BCAA 7 ED ECOSCHEMA 4

La Bcaa 7 introduce l’obbligo di rotazione delle colture nei seminativi. Si vieta, in pratica, di seminare per due anni consecutivi sullo stesso appezzamento la stessa coltura. Questa è la norma della condizionalità che genera il maggiore impatto per alcuni areali produttivi più importanti. Per il 2023 il legislatore ha introdotto una deroga, denominata deroga Ucraina. Quindi il 2024 è il primo anno in cui vige l’obbligo di rotazione. Con una decisione dello scorso gennaio si è deciso di consentire l’uso delle cover crop (come senape, rafano o favino, definite più correttamente colture secondarie) per assolvere all’obbligo di rotazione. Chi dunque fa mais, può ripetere ancora mais l’anno successivo solo nel caso in cui in inverno i campi siano coperti per almeno novanta giorni da una coltura secondaria.

L’Ecoschema 4 riguarda ancora una volta la rotazione colturale. Tuttavia, l’econoschema non è sottoposto alla deroga Ucraina. Inoltre, introduce obblighi più stringenti. Quindi chi nel 2023 ha inserito nella domanda unica l’Ecoschema 4 (e non ha seminato una coltura secondaria questo inverno) nel 2024 dovrà cambiare coltura. Altrimenti scatta la sanzione.

LE SANZIONI

Vanno ricordate anche le sanzioni. Chi non rispetta una Bcaa o un Cgo, il primo anno riceve una decurtazione del 15% di tutti gli aiuti Pac percepiti (sia Primo che Secondo Pilastro). Il secondo anno, se si persevera nell’errore, si viene sanzionati con il 45%. Il terzo anno con il 90%. Ma se si commettono due infrazioni, già dal primo anno si perde il 30%, poi il 90% e infine il 100%.

Per gli Ecoschemi la sanzione per ogni violazione accertata è determinata nella misura del 30%, del 50% e del 100% in base alla gravità, all’entità, alla durata e alla ripetizione. Per l’anno 2023, è sospesa l’applicazione delle sanzioni. Questo a patto che la condizione che l’infrazione sia di grado basso e che il beneficiario inadempiente presenti domanda nel 2024 per il medesimo regime.

Se i beneficiari per i quali la sanzione è sospesa nel 2023 compiono ulteriori violazioni nel 2024, la sanzione sospesa per il 2023 verrà applicata unitamente a quella per il 2024.

I Regimi per il Clima e l’Ambiente si sono rivelati essere più complessi da gestire di quanto emerso al momento della presentazione. Qui c’è il rischio, nel caso di mancato rispetto degli impegni, di essere sottoposti a sanzioni.

ECOSCHEMA 2, ECOSCHEMA 3

Cambiamenti anche sul fronte dei pagamenti: l’Ecoschema 2 ha visto versamenti nel 2023 più alti di quelli previsti (133 euro a fronte di 120), come anche l’Ecoschema 3 (238 euro contro 220) e l’Ecoschema 5 (nei seminativi 659 euro contro i 500 previsti), quest’ultimo con controlli sempre più stringenti perché considerato quello più soggetto a frodi. L’Ecoschema 4 ha visto al  contrario dimezzare i pagamenti (49 euro invece di 110), visto le tante aziende che hanno aderito. Si tratta però di un Ecoschema che sta sollevando molti malumori in quanto non tutti hanno percepito la portata di tale impegno, che di fatto impegna l’azienda per due anni.

Va ricordato che gli obblighi assunti valgono anche per i terreni in affitto, e vanno rispettati secondo la cadenza già avviata dal primo anno di applicazione: quindi chi prende in gestione un terreno, anche se già di sua proprietà, dovrà tenere conto di quanto fatto l’anno precedente sullo stesso appezzamento.
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