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UNA NUOVA MOLECOLA CONTRO IL GIAVONE

da | 31 Lug 2016 | NEWS

Epiresistenze

UPL 3D CMYK 1200dpi

Rimescolare le carte del mercato, cercando di avere sempre in mano qualche asso vincente. E’ la mission di Upl, una delle società in crescita nel panorama degli agrofarmaci: «La nostra specializzazione è reinventare molecole, che sembravano aver concluso il loro ciclo vitale, individuando nuovi impieghi e nuovi targets. Questo si può fare, a patto di conoscere bene le colture, le loro problematiche e come lavorano gli agricoltori», spiega Paolo Tassani, direttore generale di Upl Italia, un manager che è da vent’anni nel settore degli agrofarmaci e che è cresciuto in Cerexagri, società francese acquisita da Upl nel Novembre del 2006. In quest’intervista, Tassani (foto piccola) accetta di parlare del mercato degli agrofarmaci per il riso.

Oggi cos’è UPL ?

Una multinazionale indiana che nel corso degli ultimi 5 anni ha avuto un tasso annuo di crescita medio superiore al 20%. Oggi, con un volume d’affari di poco inferiore ai 2 miliardi di dollari, si posiziona fra le prime 10 società del settore degli agrofarmaci. Upl, tradizionalmente vocata, per ovvie ragioni, alla coltura del riso, anche in Europa può offrire un interessante portafoglio (Londax, Pull, Stam, per ricordare i marchi più conosciuti), che gli agricoltori hanno imparato ad utilizzare al meglio.

Perché investite sui cosiddetti “generici”?

Oggi una quota superiore al 70% del mercato mondiale degli agrofarmaci è costituito da molecole “off – patent”. Possedere la conoscenza, la tecnologia e soprattutto le idee necessarie per riscriverle in una nuova chiave significa poter creare degli “evergreen sostenibili”. Strumenti perfetti per l’impiego all’interno dei moderni sistemi integrati di protezione delle colture, strumenti che spesso rappresentano i cardini per la gestione / prevenzione di quei fenomeni di resistenza che stanno espandendosi in maniera esponenziale. Questa è una tendenza mondiale ed ancor di più europea, poiché il numero dei principi attivi e quindi dei Meccanismi d’Azione disponibili è in continua riduzione.

Foto TassaniOggi, al fine di una sempre maggiore tutela dell’uomo e dell’ambiente, si richiedono all’industria formulati ad alto tasso tecnico, che garantiscano un’ottimale efficacia e selettività, ma con minore apporto di sostanze attive. Un esempio per tutti, che i lettori di Risoitaliano capiranno al volo: fino a qualche anno fa si utilizzavano comunemente 8 litri /ha di formulati a base di propanil per un controllo pressochè totale delle infestanti della risaia. Oggi, con due trattamenti da 1 litro /ha di STAM FLO, posizionati nelle giuste epoche, è possibile controllare efficacemente Cyperus difformis, Ammania ed altre infestanti, mentre con la semplice aggiunta di dosi ridotte di altri principi attivi – sempre nel rispetto delle indicazioni di etichetta e di legge – si completa ulteriormente lo spettro d’azione. Ovviamente, a queste dosi, non riscontriamo più la ben nota azione di potente contenimento dei giavoni, ma oggi la difesa ed al diserbo sono strategie integrate, che, come richiesto dal Pan, debbono utilizzare al meglio, e nei momenti ideali, tutti gli strumenti disponibili, ad esempio chimici ed agronomici, al fine di proteggere efficacemente le colture ma anche l’ambiente.

State lavorando su una nuova arma contro il giavone?

Come citato, le norme prevedono una tendenziale riduzione di dose dei principi attivi, il che rappresenta sicuramente un potenziale problema per l’agricoltore, sia in termini di garanzia d’efficacia che in termini di rischio di resistenze, in particolare per queste temibili infestanti. Tuttavia, per noi di Upl, questa è anche una sfida molto intrigante. Ci stiamo lavorando da qualche anno e contiamo di poter presto fornire ai risicoltori una risposta adeguata alle loro aspettative.

In Europa circola una lunga lista di prodotti candidati alla sostituzione. Davvero entro pochi anni i risicoltori perderanno tanti strumenti di lavoro?

Innanzi tutto voglio sgombrare il campo da speculazioni mediatiche spesso fuori luogo. Le cosiddette Candidate alla Sostituzione sono delle sostanze che, per talune loro caratteristiche intrinseche, all’atto del loro rinnovo di autorizzazione, dovranno essere valutate secondo una specifica procedura. Per sancire la sostituzione dovranno esistere delle alternative, valide sotto il profilo ambientale, tecnico (efficacia e prevenzione delle resistenze) ed anche economico, cioè l’impiego delle alternative non dovrà generare un aggravio di costi all’agricoltore.

Gettando uno sguardo al panorama della risicoltura, ritengo piuttosto improbabile un possibile impatto di questo processo. Al momento infatti ci siamo giocati quasi tutti i Meccanismi d’Azione disponibili fra i prodotti registrati, sia nel campo degli erbicidi che in quello dei fungicidi.  Tutto questo è ovviamente eredità del processo di revisione europea degli agrofarmaci che ha fortemente penalizzato le colture tipiche, quelle non presenti in maniera diffusa in tutti i paesi, con il riso fra queste.

Lavorando in Upl, la prima società del mercato indiano, è per noi facile parlare alla nostra casa madre di riso, spiegare le nostre necessità e trovare un orecchio aperto all’ascolto. Questo, ad esempio, ci ha consentito di investire risorse per “reinventare” il propanil, con un nuovo dossier in corso di valutazione, nonché di testare ogni anno, nelle risaie italiane, nuove soluzioni da portare poi in fase di sviluppo. Questo anche perché siamo consapevoli che le soluzioni oggi in mano ai risicoltori italiani ed europei sono tutt’altro che infinite…

Quindi si espanderà ancora l’elenco dei prodotti autorizzati in deroga?

E’ una prospettiva realistica, anche perché i tempi di valutazione dei dossier per l’ottenimento di nuove registrazioni sono comunque molto lunghi, nell’ordine di diversi anni. Al contrario, problemi quali le malerbe resistenti o le specie aliene, una volta manifesti, tendono ad esplodere in maniera molto rapida e pericolosa, ancor di più in un contesto di variazioni climatiche repentine ed imprevedibili quali quelle che ci troviamo a vivere in questi anni. Va rimarcato che il Ministero della Salute ha predisposto, proprio quest’anno, una procedura operativa specifica finalizzata alla valutazione dei cosiddetti “Usi di emergenza”. Un’iniziativa lodevole ma che richiede ancora una fase di messa a punto: l’autorizzazione eccezionale è un’esigenza dell’agricoltura, per cui una procedura chiara e trasparente ma anche con tempi certi e definiti, è l’unica in grado di garantire alla filiera quelle certezze minime che servono a permettere la produzione e la messa a disposizione di quanto gli agricoltori richiedono.

 

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