Continuano i cali nei listini proposti dalle borse merci in seguito alle sedute di lunedì e martedì. Le variazioni negative sono molteplici in tutti i documenti emessi. La maggior parte sono allineamenti alle quotazioni precedenti (leggi l’ultima analisi) ma non mancano le novità.
CALA IL MERCATO INTERNO A NOVARA E MILANO
Le più sorprendenti vengono proposte già lunedì a Novara, poi confermate a Milano martedì pomeriggio. Qui i cali non sono solo quelli visti o annunciati nelle precedenti sedute, si notano diversi segni negativi anche tra i risi da interno. Tra questi spicca la conferma di Roma a 85/87€/q lordi e il passo indietro di S. Andrea, sceso a 87€/q lordi. Quest’ultimo, insieme ad Arborio, era l’unico gruppo rimasto invariato da quando sono iniziati i ribassi. Record negativo per la quotazione di Loto, valutato 75€/q lordi contro gli 80 di Vercelli. Duro colpo su Milano anche per il comparto dei medi, qui quotati 70€/q lordi contro i 75 delle borse piemontesi.
A VERCELLI LISTINO IN LINEA CON LE ATTESE
La seduta di Vercelli martedì mattina emette un documento in cui le valutazioni sono quelle attese. Il mercato interno rimane stabile in questo bollettino, così come la voce Loto. Confermato, come in tutte le altre sedi, il calo dei lunghi A generici. Tale voce a 70€/q lordi vede finalmente scomparire la dicitura nominale, segno che la domanda torna ad interessarsi all’acquisto a questo prezzo. Molti deprezzamenti peri risi tondi, tuttavia già annunciati dagli operatori la scorsa settimana ed in parte visti a Mortara e Milano, dove in questa seduta rimangono invariati. In particolare, Sole e Omega vengono quotati 65€/q lordi e Terra 60€/q lordi, cifre che paiono gli attuali valori di riferimento per le riserie. Si inizia infine a vociferare di scambi a 45-48€/q lordi per i lunghi B, forse il prossimo comparto ad abbandonare la stabilità.
LE ANALISI RISCHIANO DI PENALIZZARE I PENALIZZATI
In sala di contrattazione la domanda ancora latita. Nel mentre, i discorsi tra gli operatori si riferiscono sempre più insistentemente alla crescita nelle richieste delle riserie di analisi sul risone. Queste si riferiscono sia a residui di fitofarmaci sia alla presenza di metalli pesanti. Pur considerando l’importanza di questi controlli, atti a prevenire il rischio di patologie nei consumatori, tali incombenze sembrano turbare alcuni risicoltori, come dimostrano le parole di Stefano Castelli nella nostra recente intervista. Gli elementi proposti dal produttore a sostegno della critica verso queste richieste trovano facilmente conferme.
I terreni e le acque del sud-est asiatico, da cui importiamo riso già lavorato senza analizzare il risone secondo i limiti europei, sono notoriamente molto inquinate dall’arsenico e frutto di coltivazioni in cui si utilizzano fitofarmaci da tempo vietati nelle nostre risaie. Inoltre, come sostenuto dal risicoltore pavese, i valori massimi di accumulo di cadmio nel risone sono stati ridotti da 0,2 a 0,15 mg/kg a fine 2021 (leggi). Dal momento che è scientificamente certo che, in contesti siccitosi come quello della scorsa estate, l’accumulo di metalli pesanti in tutti i tessuti della pianta aumenta, la preoccupazione di chi l’ha sofferta è comprensibile. La crescita di questa richiesta dell’industria, in sostanza, rischia di creare una nuova difficoltà sia al riso italiano nella concorrenza con il prodotto estero sia ai risicoltori che hanno subito la siccità rispetto agli altri. Autore: Ezio Bosso.
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