Dal 2003, un piccolo gruppo di esperti ha iniziato la coltivazione in Italia di una variet di riso di origine giapponese, lo Yume, portando cos avanti una complessa sperimentazione per adattarle alle caratteristiche ambientali italiane, senza in alcun modo cambiare le peculiarit che il riso deve avere per essere servito nei pi prestigiosi ristoranti giapponesi d’Europa. Un’azienda che si occupa di sementi, la Sis foraggera di Bologna, insieme a una colossale azienda giapponese, la Japanese food company, collaborano per ottenere riso in tutto e per tutto rispondente alle specifiche giapponesi. "Certo non stato facile – commenta Claudio Mattioli, amministratore delegato della Sis, a un giornale locale – i giapponesi dimostrano un rigore che pretendono anche dai loro partner. Dopo un complesso lavoro di ricerca e sperimentazione sulla variet abbiamo iniziato le prime coltivazioni in campo, stipulando contratti di coltivazione con un gruppo ristrettissimo di agricoltori locali, che si contavano sulle dita di una mano". Le aziende agricole, oggi in tutto una dozzina, si sono impegnate a rispettare un disciplinare preciso, al fine di offrire un riso in grado di competere con le analoghe produzioni che si ottengono in Giappone. Nulla lasciato al caso, a iniziare dai quantitativi di semente.