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«SIAMO DIVISI»

da | 8 Mag 2023 | NEWS

Perinotti

Prezzi in calo e scambi minimi caratterizzano il mercato del risone nelle ultime sedute (leggi). La scarsità della domanda è scaturita anche da un aumento nelle importazioni di riso indica, +33% rispetto ad un anno fa.

«LAVORIAMO PER INTRODURRE UNA CLAUSOLA»

Al fine di arginare questa crescita i rappresentanti dei risicoltori stanno lavorando a Bruxelles per ripristinare misure di salvaguardia automatiche per frenare le importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar. In un recente comunicato stampa Confagricoltura sottolinea quanto sia importante agire ora, essendosi riaperti il 27 aprile i negoziati per la definizione dei regimi di agevolazioni tariffarie per i Paesi Terzi. Nel testo proposto dal sindacato a parlare è Giovanni Perinotti, risicoltore di Lignana (VC) e presidente della FNP riso del sindacato. Abbiamo deciso di confrontarci con lui per approfondire questo e gli altri temi d’attualità in risicoltura.

«Stiamo cercando di introdurre una clausola automatica o semi-automatica per tutte le produzioni tradizionali del nostro Paese, che si attivi quando si manifestino determinate condizioni. Nel caso del riso queste sono già in atto, visto l’effetto che si ha sul prezzo a causa degli afflussi di merce estera a dazio 0 per tondi e, soprattutto, lunghi B».

«DOBBIAMO TROVARE UN EQUILIBRIO CHE CONSENTA LA STABILITÀ»

«In seguito agli apprezzamenti occorsi in questa campagna di commercializzazione abbiamo visto crollare i trasferimenti e crescere le importazioni. L’industria ha battuto nuovi canali commerciali, sui quali sta lavorando anche a livello politico per ridurre i costi doganali. Questo è molto pericoloso per il nostro settore. Abbiamo ottenuto buoni profitti in questa annata. Tuttavia, per le premesse del prossimo futuro i prezzi potrebbero calare, come stanno già iniziando a fare, mentre i costi sappiamo che difficilmente rientreranno».

«Sarebbe necessario trovare un equilibrio con l’industria, magari a livelli di prezzo inferiori agli attuali ma che permettano di avere meno volatilità. In questo modo sarebbe anche più semplice programmare le scelte aziendali, avendo maggiore stabilità e consapevolezza economica. Capisco che risulti difficile convincere i risicoltori ad andare incontro all’industria, accettando un prezzo di vendita più basso, soprattutto poco tempo dopo aver visto i valori massimi di questa campagna. D’altro canto quando la situazione era inversa le riserie non hanno mai mostrato volontà di collaborazione nei nostri confronti. Certo pensando alle quotazioni molto deficitari viste anche solo negli ultimi 5 anni appare chiaro come trovare un equilibrio intermedio stabile possa essere un vantaggio per tutti noi risicoltori nel lungo periodo».

«SIAMO UNA CATEGORIA FRAMMENTATA»

«La nostra categoria purtroppo però è caratterizzata da sempre da molto individualismo – continua Perinotti -. Lo si nota anche sul tema della gestione irrigua dove gli scontri sono a tutti i livelli finanche tra agricoltori limitrofi. Riguardo alle scelte di Est Sesia, ritengo assurdo pensare di servire prima le code ma il fatto che sia stato possibile portare avanti tale impostazione è dovuto al grande potere politico che i rappresentanti di quei territori hanno ottenuto negli ultimi anni».

«I consorzi irrigui infatti sono nati per essere in mano agli agricoltori ma con il tempo le cose sono cambiate. Negli ultimi 40 anni Vercelli e Novara hanno perso circa 2.500 ha di risaia mentre Pavia ne ha acquisiti circa 40.000 ha, grazie alle concessioni irrigue anche a terreni scarsamente vocati. Io ritengo, tuttavia, che se l’acqua scarseggia gli areali che hanno conosciuto la risicoltura negli ultimi decenni, solo spinti da motivazioni economiche e non per vocazione territoriale, dovrebbero accettare di coltivare altro. Oggi le recenti precipitazioni permettono di avere una calma apparente. A giugno, quando la richiesta sarà massima, vedremo quale sarà la reale disponibilità e come si svilupperà la gestione».

«SE NON SI COOPERA CI SARANNO SEMPRE MENO AZIENDE»

«Una maggiore cooperazione permetterebbe di spendere meno anche per l’amministrazione burocratica e per la copertura dai rischi atmosferici, attraverso l’utilizzo delle organizzazioni di categoria. Certo ciò sarebbe più semplice se i sindacati fossero maggiormente allineati, rendendo più immediata la rappresentazione dei nostri interessi nelle sedi opportune ed ottenendo così l’apprezzamento che meriterebbero. In ogni caso noi agricoltori osteggiamo queste dinamiche pensando alla piccola ricchezza individuale invece che costruire qualcosa di solido e gestito da noi senza il bisogno di far uscire milioni dal settore agricolo per rimpinguare le casse di attività del terziario».

«Basti pensare anche all’astio verso Ente Risi, organizzazione che rende la risicoltura italiana una produzione privilegiata rispetto alle altre. Nell’ultimo anno ad esempio si è polemizzato sui dati sul raccolto senza pensare che questi sono frutto delle comunicazione fatte dagli stessi agricoltori, imprecise per diversi motivi. Si tratta dunque di stime che si verificano ogni anno solo una volta venduto il prodotto. Dovremmo riflettere e capire che senza un cambio di passo l’unico destino è vedere il numero di aziende risicole calare continuamente, fino a quando le problematiche attuali causate dalla frammentazione non si risolveranno in autonomia». Autore: Ezio Bosso.

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