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SI MISURA L’ACQUA DELL’ASCIUTTA

da | 30 Giu 2021 | NEWS

Foto aerea seminatrice asciutta_ Giotto droni

Il Centro Ricerche dell’Ente Nazionale risi ha presentato lunedì 28 giugno un nuovo progetto di irrigazione turnata del riso, denominato con l’acronimo RISOWAGEST. L’attuale richiesta di somministrazione contemporanea dell’acqua necessaria alla sommersione delle risaie seminate in asciutta, che in Lomellina coprono la maggior parte del territorio, in questi giorni ha messo in crisi la rete irrigua, nonostante che tutti i prelievi dai fiumi e dal lago siano al massimo consentito. La sperimentazione biennale RISOWAGEST, iniziata quest’anno, oltre a verificare la fattibilità e misurare il previsto minor fabbisogno idrico di una irrigazione turnata, vuole esaminare le interazioni produttive ed ambientali del metodo.

3 tesi di sperimentazione per RISOWAGEST

La sperimentazione mette a confronto tre tesi principali: a) sommersione continua; b) e c) sommersione delle particelle con scarico chiuso, seguita dalla chiusura della bocca di alimentazione al raggiungimento del livello dell’acqua a 10÷15 cm. La sommersione viene ripetuta ogni volta che, per infiltrazione ed evapotraspirazione, il terreno si asciuga, fino a raggiungere un potenziale di matrice pari a -10 kPa (tesi b) o -20 kPa (tesi c) per poi risommergere la camera e riprendere il ciclo. I potenziali esposti, misurati con idonei tensiometri, corrispondono ad un terreno saturo di tutta l’acqua che può trattenere, o poco più, in modo da non portare la coltivazione a sofferenza. Ogni tesi è suddivisa in più sottotesi, con tre cultivar: Selenio, Cammeo e CL26. A loro volta, per ogni cultivar sono state variate le dosi ed i tempi di somministrazione del fertilizzante azotato. Ad occuparsi di seguire tutte le varianti ci saranno ricercatori delle Università di Torino e Milano che misureranno, in funzione delle tesi e sottotesi: le produzioni per ettaro del risone e la sua qualità, la presenza di Cadmio ed Arsenico nella granella, le emissioni in atmosfera di gas serra, in particolare metano e biossido di azoto. Sappiamo che normalmente i binomi metano-biossido di azoto e arsenico-cadmio si comportano in modo opposto: quando si riesce a ridurre l’uno, l’altro aumenta. Occorrerà trovare l’equilibrio complessivo più vantaggioso. Sono stati installati strumenti per misurare i volumi d’acqua somministrati, nonché lo scarico del testimone con sommersione continua, per valutare i fabbisogni di acqua. Si verificheranno anche le dispersioni dei residui degli erbicidi nelle acque superficiali. Un lavoro molto complesso ed impegnativo, che fornirà una preziosa serie di dati per comprendere come mitigare le carenze idriche e contemporaneamente anche le emissioni di gas serra e di inquinanti chimici. Le tecniche operative che daranno buoni risultati dovranno poi essere adattate ad eventuali altri terreni, di composizioni diverse da quello sperimentale, se troveranno accoglimento dai risicoltori.

Il passaggio dalle piccole camere sperimentali ad un vasto utilizzo porrà anche problemi alla rete irrigua, che dovrà essere manovrata in modo diverso da quello per la quale era stata costruita. Una sperimentazione sull’argomento, eseguita nel 2004-05 dall’allora Istituto di Idraulica Agraria dell’Università di Torino, a cura del Prof. Ing. Lorenzo Allavena, evidenzia alcune criticità di tipo operativo sia per gli agricoltori, sia per i Consorzi d’irrigazione, che dovrebbero essere rivisitate per comprendere se esistano possibilità attuali di superarle. La soluzione più razionale sarebbe quella di disporre di più tecniche, da variare per ogni tipo di terreno, in modo da diluire le richieste di acqua ad un livello sostenibile dalla rete irrigua. Non possiamo dimenticare le sciocche polemiche mediatiche sempre in atto sul “consumo agricolo” dell’acqua, per cui sarà impensabile ottenere un incremento delle assegnazioni delle portate; sarà purtroppo difficile mantenere quelle attuali. La Direttiva Quadro Europea sulle acque prevede che dal 1°gennaio 2022 il “deflusso minimo vitale” si trasformi in “deflusso ecologico”, che aumenterà le portate “intoccabili” dei fiumi, a ulteriore danno dell’irrigazione. Il presidente dell’ANBI (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) Francesco Vincenzi ha così commentato la nuova normativa: “l’applicazione letterale del deflusso ecologico sarebbe disastrosa per l’agricoltura italiana”

I risicoltori dovranno fare delle scelte imprenditoriali, valutando quale sia il costo più elevato da sopportare: quello di trattenere le acque primaverili, o i danni da carenze di irrigazione nel mese di Giugno. Autore: Giuseppe Sarasso

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