Oggi l’Ente Risi organizza una conferenza scientifica a Castello d’Agogna (scarica la Locandina) per discutere la ricerca di mercato sull’evoluzione delle abitudini e degli stili alimentari dei consumatori dell’Osservatorio nazionale dedicato al Consumo di Riso in Italia, ricerca voluta e sostenuta da Ente Nazionale Risi, Ente Fiera Isola della Scala e Consorzio di Tutela della I.G.P. Riso Nano Vialone Veronese. In occasione di questo appuntamento, alcuni risicoltori ci hanno inviato delle segnalazioni via whatsapp (è possibile registrarsi alla linea whatsapp di Risoitaliano compilando il form sulla nostra home page) sulle politiche commerciali dell’industria risiera, che a loro avviso non aiutano a valorizzare il riso italiano. Lungo B
«Da settimane – scrive uno di loro – sulle grandi reti televisivi nazionali passano spot delle principali aziende risiere senza che sia mai menzionata la varietà di riso che si trova in quei pacchetti, specificando solo il basso indice glicemico del riso. Per contro, un’azienda vercellese pubblicizza sui giornali locali un riso per sushi, costituito da Selenio, scordandosi di rimarcare che si tratta della varietà di riso italiana con il più basso indice glicemico in commercio, come sottolinea in una ricerca l’Ente Risi. Una disattenzione che accomuna molti brand, che pubblicizzano il loro riso tacendo le varietà e sorvolando sull’indice glicemico, un’informazione importantissima per l’ampio mercato dei diabetici. Insomma, tanta imprecisione e una comunicazione dettata solo da strategie di corto respiro, dall’analisi di cosa vuole il mercato in quel dato momento, strategie elaborate – è evidente – senza alcune competenza in campo risicolo».
LA PENITENZA
«Aggirarsi in un supermercato per il risicoltore è una penitenza. I nomi delle varietà sono spariti. Sopravvivono Carnaroli, Arborio e Roma, ma per lo più il riso viene presentato al consumatore italiano così: facile, cremoso, pronto, chicchi grossi, ecc. Bellissime foto, certo, ma per trovare di cosa sono fatti quei piatti bisogna leggere le scritte più piccole. Ad eccezione dei casi ricordati, mai – ripeto – mai la varietà viene riportata sul fronte della scatola. Ovviamente in piccolo si scrive anche se il riso sia o meno parboiled e in piccolissimo quando la scatola contiene miscele di similari. Facciamo un esempio? Un celebre riso “oro” contiene Ribe, Lungo B e Baldo. Il Lungo B per fare i risotti? Proprio così. Sorvoliamo sul fatto che i suddetti risi non hanno le stesse quotazioni, ma come si pretende di comunicare il riso se lo si violenta?» è il commento di un altro risicoltore.
UN ATTO OSTILE LUNGO B
Un altro risicoltore parla di operazioni addirittura «ostili alla filiera: è in vendita una linea di risotti, firmata da uno dei tre maggiori brand nazionali, che si presenta come “ideale per ricette classiche” ma la scatola contiene lungo A proveniente da Myanmar. Non c’era nessun lungo A da risotto sul mercato?» si chiede. L’auspicio degli agricoltori è che l’inchiesta dell’Ente Risi sia di spunto all’industria risiera per trovare nuove politiche commerciali che valorizzino il riso italiano. (Di seguito le immagini inviateci dai lettori che comprovano le loro preoccupazioni) Lungo B
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