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LE CONTROMISURE AL CADMIO

da | 25 Ago 2023 | Tecnica

Cadmio

Torniamo a occuparci dell’emergenza cadmio: uno studio internazionale del 2020 ci può dare un’idea della dimensione del problema nella supply-chain globale.

RISO AFRICANO HA POCO CADMIO

Un gruppo di ricercatori ha analizzato 2.270 campioni acquistati da distributori in 32 paesi attraverso 6 continenti. A livello globale, i ricercatori hanno osservato che il riso proveniente dall’Africa orientale presentava la minore presenza di cadmio.

Qui la mediana in Malawi e Tanzania è di 4,9 μg/kg, un ordine di grandezza inferiore rispetto al paese che presentava la maggiore concentrazione, ovvero la Cina con una mediana di 69.3 μg/ kg. Il continente americano presentava valori limitati, a differenza del sub-continente indiano, in particolare per il Bangladesh – aspetto rischioso considerato il peso del riso nell’alimentazione della popolazione locale -.

Rispetto ai valori soglia a livello Europeo (all’epoca 200 μg/kg), il 5% della supply-chain globale superava questa soglia; considerando, poi, la soglia per il baby food, il 25% non risultava adeguato. 

IL CADMIO UN TEMA ATTUALE

La notizia confortante è che la comunità scientifica studia ancora i meccanismi che portano all’accumulo del cadmio in granella. Lo stesso dicasi per le possibili modalità di azione da mettere in atto per limitarne la concentrazione ed evitare rischi per la salute dei consumatori. Numerosi sono gli studi provenienti dall’Asia, considerata l’importanza fondamentale che il riso ha nell’alimentazione umana in questo continente.

FISIOLOGIA E CHIMICA DEL SUOLO DETERMINANO L’UPTAKE

Tra i fattori influenzanti i livelli di concentrazione nella pianta di riso, oltre al potenziale redox del suolo (strettamente connesso al tema della gestione dell’acqua, tra sommersione ed asciutta), vi sono quelli che determinano l’uptake e il trasporto dell’elemento nella pianta. Questi sono riconducibili al contenuto di sostanza organica del suolo, all’abbondanza relativa di sostanze nutritive e all’interazione tra i loro effetti, oltre che alla cultivar specifica.

BUONE PRATICHE AGRONOMICHE

Se guardiamo, invece, alle pratiche agronomiche possibili per risolvere il problema, ne sono studiate numerose. Infatti, sono note in letteratura quelle in grado di agire sull’immobilizzazione del cadmio nel suolo (tra cui ammendamento, gestione del pH, fertilizzazione, gestione dell’acqua, lavorazioni del suolo).

A queste si aggiungono le pratiche per la riduzione del Cadmio nel suolo (con il cosiddetto fitorisanamento, anche attraverso microrganismi) e sulla riduzione dell’uptake da parte della pianta (anche qui attraverso l’azione di microrganismi, la selezione e il breeding di nuove cultivar, le tecnologie OGM o l’induzione di mutazioni favorevoli). 

MIGLIORAMENTO GENETICO

La biologia molecolare e la genetica offrono prospettive promettenti sul tema: nel 2022 ricercatori giapponesi dell’Università di Okayama hanno scoperto che la duplicazione di un gene transporter del cadmio presente nella varietà Pokkali è responsabile dell’accumulo dell’elemento nella pianta e nella granella. Hanno, quindi, introdotto questo tratto nel genoma di una cultivar differente di riso e hanno notato un ridotto accumulo con nessun effetto sulla resa e sulla qualità, fornendo così un utile target per la selezione di varietà a basso accumulo.

Le tecniche di CRISPR/ CAS9 potrebbero portare a soluzioni ammissibili anche in Europa. Ciò è vero ala luce degli ultimi progressi sul tema TEA a livello regolamentare. Ricercatori cinesi di Guangzhou hanno studiato il gene OsLCD. Quest’ultimo è implicato nell’accumulo di cadmio nel riso, creando dei mutanti in cultivar indica e japonica. Inoltre, in ambienti contaminati da cadmio, hanno osservato una riduzione nell’accumulo rispetto ai wild type. Si apre così la strada alla produzione di germoplasma potenzialmente commerciabile in un futuro non troppo lontano.

ASPETTI MICROBIOLOGICI

Anche i microrganismi, come citato in precedenza, possono aiutare. Ad esempio, già nel 2008 ricercatori tailandesi avevano studiato l’azione di batteri selezionati in aree contaminate da cadmio, scoprendo che piante di riso cresciute in presenza di C.taiwanensis (a determinate concentrazioni ed in un determinato periodo di tempo dopo la germinazione) presentavano una concentrazione dell’elemento inferiore del 61%.

SERVONO BUONE PRATICHE ” SCIENTIFICAMENTE VERIFICATE”

Certamente, per poter applicare soluzioni efficaci oggi, è necessario che gli agricoltori possano fare riferimento a pratiche non futuribili ma direttamente applicabili. Gli effetti devono essere verificati da prove in campo, oltre che in laboratorio. 

L’APPLICAZIONE DI CALCE

E’ dimostrato che l’applicazione di calce al suolo ha un effetto sulla riduzione della concentrazione di cadmio in granella. La letteratura internazionale, ad esempio proveniente dalla Cina dove ci sono seri problemi di contaminazione – in particolare nel sud del paese – , ha confermato sperimentalmente l’effetto positivo di riduzione dei livelli. La riduzione avverrebbe tanto nella rizosfera quanto nella granella di riso. (L’analisi sul problema del cadmio proseguirà domani) Autore. Azzurra Giorgio

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