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LA RISICOLTURA SOCIALE

da | 4 Dic 2020 | Norme e tributi

Le aziende agricole sono a tutti gli effetti in prima linea per un nuovo modello di welfare, un’agricoltura sociale, come è stata definita durante l’incontro “La vera agricoltura sociale fa bene all’Italia”. Nel contatto con la natura le persone con diversi gradi di disabilità ritrovano una nuova libertà ed indipendenza. Prendono così vita percorsi lavorativi e produttivi e le persone emarginate o disoccupate, passo dopo passo, riescono a reinserirsi nella società grazie a vere e proprie terapie come l’ortoterapia o l’ippoterapia.

Giocano quindi un ruolo fondamentale le aziende agricole che spesso lavorano anche in zone periferiche, contribuendo a mantenere servizi e tessuto sociale, e che sanno offrire un grande valore di servizi sanitari ed educativi attraverso azioni di aiuto e sostegno a diverse categorie della popolazione che hanno bisogno di un aiuto concreto, ancora più in questo momento storico a causa della crisi economica e sociale provocata dall’emergenza Coronavirus.

Oltre la terra: l’agricoltura diventa sociale

Durante il dibattito “La vera agricoltura sociale fa bene all’Italia” , il direttore della Fondazione Campagna Amica Carmelo Troccoli ha messo in luce come nel nostro Paese «esistono 9 mila fattorie sociali e 40 mila persone nell’ultimo anno, attraverso l’agricoltura, hanno migliorato la qualità della propria vita e generato un valore economico di 1 miliardo di euro, di cui 600 milioni in prodotti e 400 milioni in servizi sociali svolti dalle imprese agricole».

Francesco Di Iacovo, professore di Economia e Politica Agraria dell’Università di Pisa, Stefania Fumagalli, referente Coldiretti per l’Agricoltura Sociale, e Matteo Castella, presidente di Ue.Coop Piemonte, hanno illustrato i riferimenti normativi, i nuovi modelli di sviluppo per un welfare sostenibile e le buone pratiche che, già da tempo, stanno creando aumento dei servizi nelle comunità, ma anche esempi di come la vera cooperazione possa creare importanti possibilità lavorative.

Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco –  ha osservato che: «La maggior parte delle esperienze legate all’agricoltura sociale in Italia si concentrano proprio al nord con il 52,4% delle aziende coinvolte. Bisogna tuttavia lavorare affinché questi nuovi modelli di welfare siano sempre più facilmente realizzabili, agevolando le imprese. Agricoltura sociale, infatti, vuol dire anche parlare di produzioni e di economia creando valore economico da ridistribuire in valore sociale».

Anche la risicoltura diventa sociale

Anche la risicoltura è in prima linea nella creazione di orizzonti condivisi di socialità. Due aziende risicole hanno raccontato la propria esperienza di agricoltura sociale, tra incombenze aziendali, voglia di aprirsi alla comunicazione e possibili percorsi di ripresa, dopo la crisi legata all’epidemia, come raccontiamo negli articoli su Riso Guerrini e Riserva San Massimo. Autore: Milena Zarbà

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