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«LA RISAIA BIO POTREBBE RIDURSI ANCORA DI PIÙ»

da | 2 Ago 2023 | NEWS

falso bio

Se fosse un anno come gli altri, i dati sulle superfici investite nel riso biologico, derivanti dalle denunce dei risicoltori raccolte dagli Ente Risi, sorprenderebbero. Perchè il calo è evidente. Duemila ettari in meno. La risaia bio italiana è sempre più ristretta. Abbiamo chiesto al segretario generale di Federbio, Paolo Carnemolla, cosa ne pensa. Federbio è una delle associazioni più importanti nel mondo biologico e biodinamico.

UN’ALTRA AGRICOLTURA OLTRE LA PRODUZIONE BIO

I dati Ente Risi indicano un calo “fisiologico” o c’è di più?

C’è sicuramente di più, considerato che nell’anno precedente la crescita fu del 3%. Ora, è certificato un calo di quasi il 25%. Certo, ci sono significative differenze fra i gruppi varietali (le cv Baldo e Carnaroli sono cresciute). Direi che questo calo eccezionale quantifica in larga misura l’impatto diretto e indiretto delle indagini avviate dalla Procura di Pavia sul comparto riso biologico. A questo si aggiunge una particolare tipologia di aziende risicole. Vale a dire quelle a cui è consentito di praticare sia la coltivazione convenzionale, sia la biologica in base a una lettura di comodo della normativa vigente.

Purtroppo, questi dati non ci consentono di capire quale potrà essere il contributo delle superfici attualmente in conversione nel recupero di questo calo improvviso e drammatico. Tuttavia, è evidente che se, finalmente, questa realtà delle aziende miste “a prescindere” verrà a cessare, il calo sarà ancora più drastico entro il raccolto 2024. Sarà grande la gioia degli importatori e di qualche Paese Terzo. La “madre” di questa catastrofe annunciata risiede nella mancanza di una volontà politica a tutti i livelli. Volontà che dovrebbe trasformare la conversione al biologico dei territori vocati in Piemonte e Lombardia in distretti bio. Si tratterebbe di distretti non solo produttivi, ma anche di economia circolare e a vocazione paesaggistica e turistica. 

Federbio ha chiesto di raccogliere i dati in modo diverso. Cosa c’è che non va?

Fin dall’inizio, non per volontà dell’Ente Risi ma del Dipartimento ICQRF del ministero, non si è voluto che questa banca dati entrasse a pieno titolo in una gestione a sistema dei dati di settore in grado di verificare in maniera oggettiva ed efficace quelle che sono le criticità che FederBio ha sempre denunciato. Per esempio, le rese produttive palesemente irreali e superfici dichiarate quindi incongrue rispetto alla situazione di mercato reale.

Si è deciso di limitarsi a trasmettere ai singoli organismi di certificazione i dati riferibili agli operatori da questi controllati, lasciando quindi a questi la responsabilità di un controllo incrociato in ogni caso parziale. Da quanto è emerso anche dalle indagini della Procura di Pavia non si può nemmeno escludere che, per colpa o per dolo, alcuni organismi di certificazione questi incroci non li abbiano mai utilizzati.

Non posso ovviamente escludere che Ente Risi abbia fatto segnalazioni alle Autorità competenti rispetto a evidenze difficilmente eludibili anche solo leggendo i dati aggregati che venivano pubblicati sul loro sito, a volte con notevole ritardo. Nello stesso modo, non posso escludere che proprio la lettura di questi dati abbia finalmente mosso la Magistratura. (La seconda parte dell’intervista affronterà il tema degli scandali del bio e sarà pubblicata domani)

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