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LA GRANDE BUGIA DELLA RINATURALIZZAZIONE

da | 3 Mar 2024 | Non solo riso

rinaturalizzazione

Mentre gli agricoltori di tutta Europa si ribellavano alla burocrazia di Bruxelles, che impone moltissimi limiti al loro lavoro, e la Commissione Ue (nella foto, la presidente) fingeva di venire loro incontro con delle misere prebende a scadenza, a Strasburgo il Parlamento ha votato a maggioranza la futura “rinaturalizzazione” dell’agricoltura. Quindi ha rafforzato l’ideologia del “From Farm to Fork”.

La strategia “Farm to fork” è basata sui seguenti proclami: «l’attuale produzione del cibo causa ancora inquinamento di terreno, aria ed acqua, contribuisce alla perdita di biodiversità ed al cambiamento climatico, consuma quantità eccessive di risorse. Poi, consente un grande spreco di cibo. Inoltre produce un cibo di bassa qualità, che favorisce la diffusione del cancro». Il rimedio proposto è: «gli Ecosistemi provvederanno servizi essenziali quali cibo, aria fresca ed aria pulita, e riparo. Essi mitigano i disastri naturali, parassiti e malattie ed aiutano a regolare il clima». 

GLI ECOSCHEMI DEL FALLIMENTO

Da quando Adamo ed Eva sono stati cacciati dal Paradiso Terrestre, l’umanità è stata condannata a procacciarsi il cibo con il sudore della fronte, e gli agricoltori lo sanno meglio di tutti. Finora, gli “ecoschemi” proposti riguardano tanti divieti e nessuna tecnologia per migliorare la produzione.

Bocciati gli OGM, che non possono essere coltivati in Europa, ma importati e consumati a migliaia di tonnellate, ed imbavagliate le TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), che sono state da poco permesse, ma con dei limiti troppo stringenti, non si vedono altre vie d’uscita. I fitofarmaci di sintesi negli ultimi vent’anni sono stati dimezzati, mentre nello stesso periodo quelli autorizzati per il biologico (che sono prodotti dalle stesse multinazionali con lavorazioni chimiche) sono raddoppiati, con scarsi risultati. Se la produzione per ettaro nelle nostre risaie da vent’anni è ferma a 6,5 tonnellate per ettaro, in Egitto, Australia e Stati Uniti è salita a 10, ovviamente con l’uso di tecnologie più avanzate, a noi precluse.

VERSO LA FAME RINATURALIZZAZIONE

Se torniamo indietro con la storia, vediamo che nel passato remoto, prima dell’agricoltura, i nostri antenati si nutrivano con quanto prodotto direttamente dalla Natura. Costoro raccoglievano le erbe e cacciavano i selvatici. Il loro numero sulla terra non superò mai i sei milioni: per nutrirsi in quel modo, ognuno doveva esplorare almeno 150 ettari di terreno. Invece, oggi ci accontentiamo di 0,3 ettari ciascuno. Con l’attivazione dell’agricoltura il numero delle bocche crebbe lentamente: solo a fine 1700 raggiunse il miliardo. Da una ricerca di Giovanni Targioni Tozzetti risulta che a Firenze negli anni dal 1165 al 1749 (584 anni) si verificarono 124 carestie, circa una ogni 4 anni. (Accademia dei Georgofili).

Nel 1950 la popolazione raggiunse i tre miliardi, dei quali 2 ben nutriti, ed uno sottonutrito. Grazie alla “rivoluzione verde” di Norman Borlaug e molti altri ricercatori nei settori della genetica, meccanizzazione e chimica oggi riusciamo a nutrire bene 7 miliardi di persone, ed un miliardo in modo scarso. In Italia, in 10 anni (1950-1960) le carestie furono dimenticate, e si pensò solo più alla dieta.

UNA FOLLE IDEOLOGIA

A quale livello vogliono portarci i commissari della UE? A 10.000 anni fa, od al 1950? Quanti dovranno morire di fame? Inoltre il cambiamento climatico viene addebitato in gran parte all’agricoltura ed all’allevamento. Si misura solo l’emissione di CO2, “dimenticando” che una coltivazione intensiva di graminacee (grano, riso, mais) cattura tramite la fotosintesi clorofilliana da 5 a 6 volte la quantità di CO2 emessa per la produzione.

La parte edibile è consumata dagli uomini, con relativa emissione di CO2.   Tuttavia, l’altra metà, steli e radici, diventa sostanza organica, bloccando la CO2.   L’agricoltura è indicata come inquinante, mentre la globalizzazione, che vede trasportate merci in giro per il mondo da grandi navi che consumano tonnellate di petrolio, è benvenuta. Sarà perché su quel commercio si ricavano lauti profitti?

La folle ideologia che propone la Natura come una madre benefica con l’umanità è indice di ignoranza o, peggio, costruita per ingannare il popolo, allo scopo di accumulare ricchezze da parte di chi tiene le redini della finanza. Il risultato sarà di far sperimentare le carestie alle nuove generazioni, che non le avevano conosciute. Giuseppe Sarasso, agronomo

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