L’intensificazione sostenibile del riso a residuo zero è finalizzata a raggiungere elevati livelli produttivi nel rispetto dell’ambiente, garantendo l’assenza di residui di prodotti fitosanitari,
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ISTRUZIONI PER IL RESIDUO ZERO

da | 16 Ott 2023 | Tecnica

residuo zero

L’intensificazione sostenibile del riso a residuo zero è finalizzata a raggiungere elevati livelli produttivi nel rispetto dell’ambiente, garantendo l’assenza di residui di prodotti fitosanitari, convenzionalmente riferita alla soglia di 0,01 mg/kg (stabilita anche per la produzione biologica). E’ possibile raggiungere questi obiettivi mediante una ragionata combinazione di strumenti.

Inoltre, servono scelte operative adeguate alle specifiche condizioni pedoclimatiche. E’ importante il ruolo – spiega Aldo Ferrero (DISAFA, Torino) – delle colture intercalari da sovescio (es. veccia). A questa si aggiungono: la sommersione invernale, le tecniche di lavorazione del terreno e di gestione dell’acqua, la scelta varietale e la difesa della coltura dalle avversità.

LE COLTURE DA SOVESCIO

Le colture da sovescio hanno, ad esempio, un ruolo significativo nel miglioramento della fertilità del suolo, della biodiversità e del contenimento dello sviluppo delle malerbe, consentendo di limitare l’apporto di prodotti chimici.

La sommersione invernale consente di frenare lo sviluppo delle infestazioni di malerbe (riso crodo compreso) innalzando il livello delle falde in una stagione in cui l’acqua è, in genere, più disponibili. Poi, si deve favorire lo sviluppo della fauna acquatica. Quando non è prevista la semina di una coltura da sovescio, la lavorazione del terreno, potrebbe venire effettuata con un’aratura autunnale. In questo ultimo caso si favorisce la degradazione dei residui colturali incorporati nel terreno e contenendo le emissioni di gas serra durante la successiva coltivazione del riso.

Effetti analoghi potrebbero anche essere ottenuti ricorrendo a due o più interventi più superficiali di erpicatura effettuati in autunno e in primavera con attrezzature combinate. Gli interventi di minima lavorazione sono idonei per la preparazione del terreno in previsione dell’applicazione della falsa semina. Infatti, la minima lavorazione tende a favorire una maggiore e più uniforme emergenza delle malerbe, facilitandone il controllo successivo.

LA SCELTA VARIETALE

Decisamente importante è il ruolo della scelta varietale. Con le varietà ibride, utilizzate in combinazione nitamente con adeguate pratiche agronomiche è, ad esempio,  possibile innalzare i livelli produttivi del 20-40% rispetto a quelli delle varietà tradizionali.

La scelta di varietà a ciclo breve con un buon potenziale produttivo permette di ricorrere alla falsa semina, facilitando il controllo delle piante infestanti di difficile lotta (es. riso crodo, malerbe resistenti ai diserbanti). Con l’applicazione di questa tecnica possono venire in aiuto anche gli interventi di strigliatura o sarchiatura» commenta l’esperto.

Per la gestione delle malerbe è comunemente, possibile utilizzare i diversi erbicidi impiegabili fino allo stadio di inizio levata della coltura, senza, incorrere nella presenza di residui.

ATTENZIONE AI TRATTAMENTI SUGLI ARGINI

Sono da sconsigliare gli interventi sugli argini di risaia con prodotti ad azione totale (es. glifosate), così come quelli tardivi sulla coltura con barra lambente (filo). Per lo stesso scopo è possibile ricorrere a varietà ottenute mediante interventi di mutazione indotta in grado di tollerare specifici erbicidi ad ampio spettro d’azione. Tra questi c’è imazamox (varietà Clearfield e Fullpage) ciclossidim (varietà Provisia).

VARIABILE BRUSONE RESIDUO ZERO

La maggior parte delle varietà di riso coltivate e, in particolare, quelle destinate al mercato nazionale presentano una scarsa tolleranza al brusone (Pyricularia oryzae). Si tratta di una avversità fungina in grado di compromettere la produzione del riso. Per queste varietà si rende comunemente necessario ricorrere all’applicazione di fungicidi. Qui c’è un elevato rischio di presenza nella granella di riso di residui.

Per la produzione a residuo zero è pertanto indispensabile utilizzare varietà in grado di tollerare naturalmente l’avversità. Così facendo si evita l’impiego dei fungicidi, con conseguente elevato rischio di presenza di residui nella granella». Ecco, allora, varietà con più geni (3 e 4) di resistenza naturale alla Piricularia. Sono esempi: Wang, LASJKK20, ecc. Che si semini in sommersione o in asciutta, però, «si richiede un’attenta scelta dell’epoca e della densità di semina. Bisogna evitare di effettuare semine troppo fitte o ritardate. Si tratta di condizioni favorevoli allo sviluppo del brusone» è il consiglio di Ferrero.

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