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IL RISO SOSTENIBILE FA PASSI DA GIGANTE IN ANDALUSIA

Andalusia
In Andalusia la superficie risicola si riduce, ma diminuisce l’impatto ambientale, cresce la sostenibilità della coltura (Leggi l’articolo). L’assessore regionale all’Agricoltura, Carmen Crespo, ha partecipato alla cerimonia di chiusura della conferenza in cui si è presentato il certificato dell’impronta di carbonio della coltivazione del riso in Andalusia. (LE NOVITÀ) Soddisfatta la Crespo che il settore si è impegnato da molto tempo, per la sostenibilità. E ha aggiunto:  «E dobbiamo renderlo visibile perché oggi ci sono molte persone che ancora non sanno che il 95% di questa coltura è in Produzione Integrata ed è quindi sostenibile, una caratteristica di grande interesse soprattutto in un periodo di siccità così dura come quello che stiamo attraversando»

IL COMMENTO DEL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA

Per quanto riguarda le prossime stagioni, il Ministro dell’Agricoltura ha sottolineato che una  «zona particolarmente colpita dai cambiamenti climatici come l’Andalusia deve prepararsi al futuro per sfruttare le possibilità aggiuntive che si possono trovare». Ha sottolineato inoltre che é necessario implementare tutte le tecnologie a disposizione. L’obiettivo è affrontare una siccità che è destinata a rimanere, ribadendo la sua offerta di collaborare con le altre istituzioni per rispondere alle esigenze della popolazione andalusa.

 

I NUMERI RISICOLI DELL’ANDALUSIA

Siviglia rappresenta il 93% della produzione di riso dell’Andalusia e quest’anno le paludi Marismas del Guadalquivir hanno più di 1.900 ettari coltivati. Seguono aree più piccole nelle province di Cadice (La Janda, con 667 ettari), Huelva (67 ettari) e Cordoba (26 ettari). A questo proposito, l’assessore regionale ha sottolineato che, in anni privi di eventi climatici, «la superficie seminata a riso nella Comunità autonoma andalusa rappresenta circa il 33% del totale in Spagna».

In stagioni prive di circostanze eccezionali come l’attuale siccità, la resa media del raccolto in Andalusia si aggira solitamente intorno ai 9.000 chili di riso per ettaro. Talvolta, può superare le 330.000 tonnellate, un volume che rappresenta il 50% del riso in Spagna e il 15% in Europa.Infine, come ha sottolineato Carmen Crespo, spicca anche l’importanza dell’industria risicola andalusa, che in una stagione normale offre circa 4.300 posti di lavoro e realizza un fatturato di circa 600 milioni di euro.

QUANTIFICARE LA SOSTENIBILITA’

Lo studio realizzato per calcolare questo indice ambientale, che ha ottenuto il sostegno del Ministero regionale dell’Agricoltura, indica che un chilogrammo di riso bianco commercializzato e coltivato in Andalusia in regime di Produzione Integrata ha un’impronta di carbonio di 0,76 chili di CO2 equivalente.

A questo proposito, Carmen Crespo ha spiegato che si tratta di un volume basso se si considera la quantità di anidride carbonica che si potrebbe ottenere con altri metodi di produzione, anche se, come si legge nel rapporto, “c’è ancora la possibilità di ridurre ulteriormente l’impronta di carbonio”. A titolo di esempio, ha commentato che la riduzione del numero di giorni di inondazione della coltura potrebbe consentire una riduzione di questo indice fino all’11%.

LA BIODIVERSITA’ ELEMENTO IMPORTANTE

Oltre al ministro regionale, hanno partecipato alla conferenza anche il direttore generale della Federazione dei risicoltori di Siviglia, Eduardo Vera, e il viceministro dell’Agricoltura, Vicente Pérez. Nel suo intervento, Crespo ha sottolineato come il legame tra la coltivazione del riso e la sostenibilità risieda anche nel fatto che questi campi, la maggior parte dei quali si trova nella zona di Doñana, svolgono un ruolo importante nella conservazione della biodiversità perché fungono da rifugio per l’avifauna della zona.

FARE DI NECESSITA’ VIRTU’

Secondo Crespo, il settore risicolo andaluso fa passi da gigante nella sostenibilità e ora, in un momento difficile di siccità, occorre lavorare per sensibilizzare la società, è necessario camminare insieme in momenti difficili come quello attuale, perché è proprio in queste crisi che vanno cercate le opportunità.

L’assessore regionale ha precisato che le coltivazioni di riso in Andalusia occupano, in stagioni normali, circa 38.000 ettari, ma la siccità che sta colpendo la penisola iberica ha fatto sì che la superficie seminata quest’anno si sia ridotta a 1.950 ettari. Questa superficie, come di consueto, si trova praticamente tutta (oltre il 90%) su terreni che fanno parte della demarcazione idrografica del Guadalquivir gestita dal governo centrale.

LA SICCITA’ E’ ORMAI UNA VARIABILE COSTANTE

La carenza di risorse idriche colpisce in modo particolare i produttori di riso andalusi. A questi ultimi la Confederazione idrografica del Guadalquivir ha concesso un’allocazione idrica di 1.183 m³/ettaro. Si tratta di un decimo del fabbisogno idrico abituale del settore. Nel caso della regione La Janda di Cadice, l’acqua disponibile per l’irrigazione del riso è circa il 15% del fabbisogno abituale.

AIUTI FLESSIBILI RISPETTANDO LE CRITICITA’ CLIMATICHE

Durante il suo intervento, Carmen Crespo ha sottolineato che, vista la complessa situazione del settore, gli aiuti agroambientali a disposizione dei risicoltori andalusi sono resi il più flessibili possibile. Tra le altre eccezioni approvate, va segnalato che non saranno applicate sanzioni ai produttori con una superficie impegnata superiore a 30 ettari che, a causa della siccità, non sono in grado di rispettare l’obbligo di allagare a mosaico almeno un terzo della superficie a cui si applica la sovvenzione fino al 15 dicembre.

Inoltre, come ha spiegato l’assessore regionale, la Comunità autonoma andalusa non penalizzerà gli agricoltori che non livellano con il laser l’intera superficie impegnata, purché eseguano questa pratica almeno nella zona seminata a riso.

Infine, le richieste avanzate dall’Andalusia hanno permesso di ottenere, da un lato, un nuovo aiuto agroambientale per i produttori di riso più adatto alle attuali esigenze della coltura e, dall’altro, l’istituzione di un regime ecologico specifico nella nuova Politica Agricola Comune (PAC) per il settore del riso, che tiene conto del suo importante contributo alla conservazione della biodiversità.

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