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IL NEMATODE AVANZA IN LOMBARDIA

da | 20 Feb 2021 | NEWS

nematode

Grande rilevanza nell’azione di Regione Lombardia sono il piano di monitoraggio e la prevenzione delle diffusione del nematode galligeno.  Nel caso in cui a seguito di analisi ufficiali è confermata la presenza di M. graminicola in Lombardia, il SFR provvede immediatamente a delimitare il territorio ed applicare le misure fitosanitarie previste dal Decreto 6 luglio 2017 Misure d’emergenza per impedire la diffusione di Meloidogyne graminicola Golden & Birchfield nel territorio della Repubblica italiana.

L’area delimitata è costituita da una zona infestata e da una zona cuscinetto come di seguito descritto:

  • zona infestata: consiste nell’appezzamento in cui la presenza di M. graminicola è stata confermata.
  • zona cuscinetto: ha un raggio di almeno 100 metri intorno alla zona infestata

Le zone infestate dal nematode

Ad oggi le zone infestate sul territorio lombardo sono limitate alla provincia di Pavia nei comuni
di Garlasco, Tromello, Alagna, Dorno, Zerbolo, Zinasco, Groppello Cairoli e Linarolo. 

L’Unità di Crisi della Regione Lombardia ha tenuto una riunione di aggiornamento sul Meloidogyne graminicola. A distanza di 3 anni dal suo primo rinvenimento, in 3 Comuni della Lomellina, ora la presenza del nematode è confermata in 10 Comuni, sempre in provincia di Pavia. Per il 2021 la Regione Lombardia prevede una modifica della strategia di lotta in questi 10 Comuni: si passa dall’eradicazione al contenimento, che contempla la possibilità di coltivare riso, con l’obbligo però di applicare almeno una delle seguenti misure: 

1) un ciclo di trap crop (coltivazione trappola) di riso prima della semina ordinaria; 

2) la sommersione continua per 6 mesi dopo l’ultimo raccolto di riso; 

3) l’avvicendamento con una coltura individuata come ospite minore (es mais). 

Inoltre, bisognerà applicare misure di gestione delle infestanti e la pulizia dei mezzi attrezzature utilizzate nei campi infestati.

Accanto alle zone infestate e cuscinetto sono state costituite aree di rispetto di cinquecento metri di raggio all’interno delle quali è vietato esercitare l’attività venatoria.

Questo perché l’attività venatoria ricade tra quelle a rischio per la diffusione passiva del nematode ed è pertanto necessario regolamentare tale attività al fine di individuare una fascia di rispetto delle aree delimitate per la presenza del nematode onde ridurre il rischio che il calpestio del terreno infestato possa contribuire alla diffusione dell’organismo nocivo in terreni indenni.

Laddove una porzione di un appezzamento rientri in tale estensione, l’intero appezzamento entrerà a far parte della zona cuscinetto. Se la presenza dell’organismo specificato è confermata al di fuori della zona infestata, i confini dell’area delimitata sono modificati di conseguenza.

Il piano di monitoraggio nei confronti di M. graminicola è realizzato su due livelli:

Detection survey, in questo caso al territorio indagato viene sovrapposta una maglia quadrata con celle di 5 km lato, per ogni maglia vengono campionate almeno 5 camere in modo casuale.

Delimiting survey, realizzato nel caso in cui viene rilevata la presenza di M. graminicola durante la detection survey. In tal caso la cella risultata positiva viene totalmente indagata con la creazione di sotto maglie con celle inizialmente di 1 km di lato.

Le indagini vengono svolte attraverso: rilievi visivi, campionamento in presenza di coltura e/o di essenze ospiti, campionamento al suolo in assenza della coltura o in fasi fenologiche precoci Tutte le attività svolte vengono georeferenziate.

I rilievi visivi sono condotti su tutte le piante ospiti:

• osservazione dei sintomi tipici sulla parte epigea della pianta (clorosi fogliare, crescita stentata);

• osservazione dell’apparato radicale al fine di verificare la presenza di galle.

Monitoraggio: campionamento in presenza di coltura e/o di essenze ospiti

M. graminicola è un Nematode fitoparassita endoparassita ipogeo. Le uniche forme libere riscontrabili nei suoli sono le larve di seconda età e i maschi. Pertanto è valido ritenere statisticamente più attendibile un’analisi condotta su campioni costituiti da radici e/o suolo immediatamente a ridosso della rizosfera.

Ecco perché, in presenza della coltura, a partire da inizio accestimento, anche in situazioni di ispezioni visive che non rilevino particolari sintomi riconducibili M. graminicola, è preferibile procedere al campionamento di tessuto vegetale. Per la raccolta di campioni rappresentativi dell’appezzamento ispezionato, quindi, si procederà come di seguito:

  • campioni elementari; si procede alla raccolta di diverse piante distribuendo i vari punti di prelievo in maniera randomizzata all’interno dell’appezzamento, avendo cura di estrarre l’apparato radicale più completo possibile. Fare un numero di sottocampioni il più elevato possibile, come minimo (per superfici inferiori a 1 ha: 15; per superfici superiori a 1 ha: 20/ha);
  • campione globale: ridurre il volume del campione eliminando la parte epigea e procedere al confezionamento delle radici e del suolo della rizosfera da inviare in laboratorio.

In caso di detection survey è possibile pensare di ridurre il numero dei campioni procedendo alla realizzazione di pool di analisi con l’assemblaggio di diversi campioni (per un massimo di 5 campioni) che saranno successivamente scorporati in caso di positività.

Monitoraggio: campionamento al suolo in assenza della coltura o in fasi fenologiche precoci

In assenza di colture e/o piante ospiti di M. graminicola oppure in fasi fenologiche precoci (emergenza) è possibile procedere al campionamento del suolo. In questo caso l’analisi nematologica di laboratorio potrà verificare la sola eventuale presenza di forme libere e ammassi di uova. Autore: Andrea Bucci

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