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«HOGAN HA DECISO: NESSUNA CLAUSOLA»

da | 22 Mag 2017 | NEWS

Il mercato del risone è in caduta libera da mesi e molte imprese agricole rischiano la bancarotta ma la Commissione europea non intende concedere la clausola di salvaguardia. La proposta è ormai sul tappeto e una decisione sarà presa nell’ambito di due appuntamenti: la missione tecnica della Commissione che si terrà domani al Ministero dello sviluppo economico e il vertice dei ministri agricoli del 29 maggio, sempre a Roma. Lo rivela l’assessore all’agricoltura della Regione Lombardia: «Sul tema del riso Regione Lombardia si è mossa ormai da diverse settimane, ma la risposta che oggi ho ricevuto dal commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan, mi preoccupa. Ho la netta sensazione che Bruxelles stia sottovalutando il problema, esattamente come fece due anni fa con la crisi del latte, complici le scarse pressioni del ministero italiano delle Politiche agricole che, ancora una volta, brilla per inefficienza» ha dichiarato poco fa Gianni Fava, commentando la lettera del commissario Hogan in risposta alla missiva che lo stesso Fava aveva inviato ad inizio aprile, nella quale chiedeva di «contingentare gli stock di riso da importare dai Paesi meno avanzati (Pma), ponendo quindi un limite oltre al quale dovranno doverosamente scattare i dazi doganali».

L’uscita di Fava gela la filiera, che si è preparata nei giorni scorsi e domani intende reiterare, dati alla mano, la richiesta del G7 europeo del riso: il 20 febbraio gli Stati generali riuniti a Milano sotto la regia dell’Ente Risi avevano invocato la clausola di salvaguardia e/o la revisione del regolamento 978/2012 che tuttora esclude, in caso di crisi di settore, la possibilità di reintrodurre i dazi ai Pma (leggi l’articolo). A distanza di mesi, il quadro non è cambiato e al Mise, inevitabilmente, si combatterà una guerra di cifre e di stime; non solo sull’import, ma anche sugli stock, che sarebbero meno corposi di quelli annunciati nei mesi scorsi, nel senso che non ci sarebbero 16 bensì 15 milioni di quintali di rimanenze di riso base lavorato europeo (tesi dell’industria).

Il ministro Martina confermerà le richieste della filiera, come si è impegnato a fare il 13 aprile a Roma, in occasione della presentazione del decreto sull’etichettatura d’origine, provvedimento che nel frattempo ha notificato a Bruxelles. Purtroppo, questo fronte compatto si contrapporrà a una Commissione decisa a non mediare: «Quando il commissario Hogan mi scrive che “il totale delle importazioni di riso tra settembre 2016 e marzo 2017 provenienti da paesi che beneficiano della regime Eba nell’Ue è inferiore del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente” e che “la resilienza del settore ridicolo europeo di fronte all’aumento delle importazioni è stata notevole” – dice l’assessore lombardo – credo che manchi la percezione di una vera e propria condizione di difficoltà dei risicoltori». Dopo l’incontro di domani, il 29 maggio è calendarizzato un vertice dei ministri agricoli a Roma, dove, ha scritto lo stesso Hogan «la questione della crisi del riso sarà affrontata tra esperti con gli Stati membri».

Domani si terrà la missione congiunta di DG Trade-DG Agri che dovrà preparare il terreno al confronto finale, il cui esito, tuttavia, secondo Fava è segnato, nel senso che Bruxelles sui Pma non intende mollare. L’assessore lombardo già all’inizio di marzo, in un incontro con i risicoltori a Mortara (Pavia), aveva anticipato che la soluzione non sarebbe stata connessa alla clausola di salvaguardia, difficilmente applicabile: ora, a quanto riferisce l’assessore, lo ha confermato Hogan, sostenendo che «al momento non sussistono le condizioni per l’attivazione della clausola di salvaguardia», ma di essere «perfettamente a conoscenza delle importazioni di riso indica provenienti da paesi del regime Eba (Everithing but arms, ndr), in particolare dalla Cambogia. La commissione – si è difeso Hogan – è impegnata in un dialogo con questo paese al fine di incoraggiarlo a individuare i mercati supplementari per l’esportazione del riso».

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