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ENTRIAMO NELLA NUOVA PAC

Bruxelles

Lo scorso 2 dicembre la Commissione UE ha definitivamente approvato il Piano Strategico Nazionale (PSN) dell’Italia per l’attuazione sul territorio nazionale della Politica Agricola Comune 2023-27. Con questo è ufficiale che la nuova PAC partirà dal 1 gennaio 2023 (ovvero dalle domande di adesione di maggio 2023).

“Riso Italiano” si è già ampiamente occupato del tema. In queste settimane si susseguono riunioni ed incontri per illustrare le novità introdotte dall’ennesima “riforma” dell’impianto di norme che intendono regimare l’attività agricola in Europa. Incontri che certo consentiranno di approfondire e chiarire i molti punti ancora oscuri di un articolato sempre più complesso e vincolante, caratterizzato da una impronta dirigista sempre più simile a quella delle cosiddette “economie pianificate”. In questa sede quindi (prescindendo da opinioni personali su cui chi scrive ha già abbondantemente “fatto outing”, esprimendo motivate perplessità e profonde critiche rispetto alla suddetta impronta dirigista anche su testate generaliste nazionali) si cercherà unicamente di fornire qualche indicazione di massima sull’impatto che la riforma verosimilmente produrrà nello specifico del settore riso.

MENO SOLDI E PIU VINCOLI

Come noto la nuova PAC -che entrerà in vigore con qualche anno di ritardo sulla tabella di marcia, visto che la precedente “riforma Ciolos” scadeva a fine 2020- prevede una riduzione di fondi ed un aumento dei vincoli e delle limitazioni all’attività produttiva. Limitazioni tanto profonde da definire una sorta di “cambio di paradigma”, per cui si potrebbe affermare che la PAC passa definitivamente da politica economica (come era nei principi su cui si è fondata dopo il Trattato di Roma la costruzione europea) a politica “ambientale”.

In sostanza si prevede un drastico taglio dei pagamenti diretti (introdotti agli inizi degli Anni ’90 dalla “riforma Mac Sharry”. Riforma che per prima ha svincolato l’agricoltura dal mercato, creando un sistema di sovvenzioni “disaccoppiato” e disincentivante rispetto alla produttività) abbinato ad un inasprimento dei vincoli denominato “condizionalità rafforzata”.

Nel dettaglio i “titoli” che nella “riforma Ciolos” definivano il “pagamento di base” saranno ricalcolati al ribasso e dovranno subire nel periodo di applicazione una rimodulazione (denominata “convergenza interna”) che porterà ad una riduzione dei “titoli” storicamente di valore più elevato (come quelli del settore risicolo) ed a un aumento di quelli di valore storico più ridotto.

ADDIO AL GREENING

Nominalmente scompare il cosiddetto “greening”, in realtà incorporato e reso più vincolante dal concetto di “condizionalità rafforzata”. Il relativo contributo dovrebbe essere accorpato (previo robusto taglio) al titolo base nel nuovo “pagamento per la sostenibilità”. Che in sostanza corrisponderà ad un pagamento disaccoppiato dall’effettivo ordinamento produttivo e formato dalla sommatoria del vecchio pagamento di base e dal vecchio greening, entrambi pesantemente ridotti di entità (il taglio iniziale sarà mediamente del 47%, arrivando a regime ad un -63%). (1 -continua…) Autore: Flavio Barozzi, dottore agronomo

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