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CENTRATO IL FORUM

da | 8 Ott 2019 | NEWS

Ente Risi

Il terzo Forum europeo del riso, svoltosi oggi a Bruxelles, ha centrato l’obiettivo che si era prefisso l’Ente Risi: «Abbiamo ulteriormente coeso la filiera risicole d’Europa sui temi che minacciano il settore, arrivando a definire una posizione condivisa a larga maggioranza. Agli europarlamentari intervenuti abbiamo presentato le nostre istanze ed abbiamo raccolto da parte loro la volontà di impegnarsi per il settore» dichiara il presidente Paolo Carrà, che sottolinea come «anche l’intervento del rappresentante del Ministero italiano vada nella direziona auspicata in una sempre maggiore lavoro di squadra». Un giudizio confermato dal presidente della Cia Lombardia, Giovanni Daghetta: «Si è respirato un clima positivo: molti i parlamentari che sono venuti ad ascoltarci e hanno promesso il loro impegno. Siamo tutti soddisfatti». In effetti, rispetto alla seconda edizione, anche le frizioni interprofessionali paiono superate: la divergenza tra industria risiera e Coldiretti sull’etichettatura d’origine si è ridotta alquanto. Al momento, si registra soltanto un diverso modo di interpretare il “luogo” e il “Paese” di provenienza della materia prima. Ma tutti sono d’accordo sulla necessità di una tracciabilità.  «Confidiamo – ha commentato la vicepresidente di Confagricoltura Elisabetta Falchi – che le intese condivise con tutta la filiera europea costituiscano l’agenda dei lavori della politica e delle istituzioni per arrivare a un assetto più equilibrato del mercato europeo a favore dei nostri risicoltori e di tutta la filiera». Anche Coldiretti sottolinea che «contro la minaccia di un’invasione incontrollata di riso dall’estero è necessario potenziare la clausola di salvaguardia a tutti gli accordi commerciali di libero scambio siglati dalla Ue prevedendo un’attivazione automatica dei dazi in caso di aumento troppo rapido delle importazioni con danno sia alle imprese agricole che all’industria di trasformazione. Una clausola di salvaguardia – aggiunge la Coldiretti – da estendere anche al tema dell’ambiente e dei diritti umani come già avvenuto per la Cambogia e il Myanmar. Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar (ex Birmania) arrivava infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli agricoltori europei. Mentre, oltre a fare concorrenza sleale ai produttori italiani, sulla ex Birmania pesa l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di “genocidio intenzionale” peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya».

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