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«AL LAVORO PER SUPERARE I PROBLEMI DEL TRAPIANTO»

da | 26 Giu 2018 | NEWS

La Regione Lombardia è al lavoro per superare le criticità del progetto sperimentale di trapianto meccanico del riso. E’ la risposta che l’assessore all’agricoltura Fabio Rolfi fornisce a Risoitaliano, dopo che avevamo sollevato alcuni dubbi sul costoso progetto di ricerca che punta all’introduzione del trapianto meccanico in risicoltura, come soluzione per la coltivazione biologica. L’assessore ricorda che il progetto «ha come partner sei aziende agricole e una industria agroalimentare, sotto la supervisione scientifica del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino. L’obiettivo – ci scrive – è introdurre e diffondere anche in Italia, in particolare tra le aziende biologiche, la tecnica del trapianto meccanico su terreno saturo in uso in altri Paesi, adattandola alla specifica realtà della risicoltura lombarda e integrandola con ulteriori innovazioni. Il trapianto meccanico combina infatti una maggiore rapidità di sviluppo delle piantine trapiantate rispetto alle infestanti e la possibilità di utilizzare una sarchiatrice meccanica atta ad operare su terreno saturo. Ciò consentirebbe di aumentare le superfici coltivabili a riso biologico e di incrementare la diversificazione colturale dell’azienda agricola grazie alla possibilità di un più facile inserimento di colture intercalari. Anche le aziende convenzionali potranno disporre di una tecnica colturale che permetterebbe di ridurre in modo significativo il numero di interventi di diserbo, con evidenti benefici in termini di sostenibilità ambientale».

Il costo totale del progetto è pari a € 318.996,88 e l’importo del contributo è di € 186.621,89 precisa il Pirellone.  «L’attuazione del progetto – risponde Rolfi ai dubbi sollevati – è stata avviata nell’aprile 2016 ed è tuttora in corso la valutazione delle esperienze effettuate nel periodo e la sperimentazione in campo. Abbiamo già ottenuto alcuni risultati intermedi: la tecnica vivaistica adottata per la produzione di piantine zollate in rotoli ha risposto pienamente alle esigenze di tutte le fasi; sono state messe a punto le trapiantatrici, seppur con tempi lunghi; sono state individuate alcune varietà che più di altre si prestano alla tecnica del trapianto meccanico; sono state individuate le densità di trapianto».

«Come già evidenziato su Risoitaliano – conferma Rolfi -, sono emerse anche alcune criticità: la sarchiatrice pilota adottata nel corso del primo anno di sperimentazione ha mostrato limiti tecnici in terreno saturo e pertanto si è ricorsi al rifacimento di una nuova sarchiatrice. Ci sono state difficoltà nell’approvvigionamento di sementi di elevate e uniformi germinabilità ed energia germinativa da destinare alla produzione di semenzali in zolle presso il vivaio. Abbiamo riscontrato indisponibilità sul mercato di varietà e ibridi che si prestano bene alla tecnica sperimentata al primo anno. Si sono verificate problematiche di natura logistica per una corretta programmazione e tempismo degli interventi. Quindi lo sviluppo della sperimentazione adotterà un approccio integrato che prevede la stesura di un disciplinare di coltivazione TMR e un miglioramento degli aspetti logistici:

• scelta e preparazione del terreno

• grado di bagnatura e tempestività del trapianto

• individuazione dei momenti più opportuni per gli interventi di sarchiatura

• coordinamento delle fasi di raccolta con la riseria

Alla luce delle esperienze fatte, il capofila ha infatti presentato una variante al progetto iniziale, che affronterà puntualmente le criticità incontrate relative soprattutto alla sarchiatura in differenti condizioni agronomiche».

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